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domenica 4 agosto 2013

Caso Ablyazov: Alma ai 'grillini', deportazione decisa "in alto loco"

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 04/08/2013 

La sua deportazione venne firmata “ad alto livello”, il suo passaporto venne “manomesso” e lei spera di tornare a Roma e di rivedere il marito e i figli: casacchina bianca con bordini neri, slavata in volto, i movimenti un po’ indolenti, Alma Shalabayeva, la moglie dell’uomo d’affari e dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, racconta a una delegazione dell’M5S la sua versione della deportazione subita a fine maggio, insieme alla figlia Alua, dall’Italia verso il Kazakhstan. Video dell'incontro, durato oltre due ore, sono postati sul blog di Beppe Grillo e sul sito La Cosa.

La delegazione del Movimento è la prima a giungere dall’Italia in Kazakhstan, dopo lo scoppio dello scandalo della deportazione che portò sull’orlo della crisi il governo. L’arrivo ad Astana è avvenuto 48 ore dopo l’arresto, mercoledì in Francia, del marito di Alma, ricercato, per capi d’imputazione dalla frode al riciclaggio, da Kazakhstan, Russia, Ucraina e Gran Bretagna. Parigi deciderà solo in autunno se e dove estradarlo.

Dopo avere visto la Shalabayeva nella sua casa di Almaty, la delegazione dell’M5S avrà oggi alcuni “incontri istituzionali” nella capitale Astana. Il gruppo di parlamentari, Alessandro Di Battista, Emanuele Del Grosso, Manlio Di Stefano, Emanuele Scagliusi, Carlo Sibilia, lascerà il Kazakhstan martedì e vedrà i diplomatici italiani che hanno già incontrato varie volte Alma e la piccola Alua.

Alla delegazione, la Shalabayeva ha lanciato un appello: "Vorrei tornare a Roma, rivedere i miei figli –ne ha altri due, ndr- e mio marito. Gli italiani devono aiutarmi, spero davvero che lo facciano".

I parlamentari dell’M5S le hanno assicurato che faranno "il possibile": "Confidiamo nell’impegno del governo e speriamo anche in un gesto delle autorità kazake". Per la delegazione, il senso dell’incontro era di “dare alla signora Shalabayeva e al mondo intero, un'altra immagine dell'Italia, che rispetta i diritti umani e non si piega di fronte alla ragion di Stato".

I grillini hanno visto “una donna forte e determinata”. Alma ha ricordato quando il marito fu messo in carcere la prima volta dalla ‘giustizia’ kazaka: “Contro di lui, nessuna prova”. E lei ora s’aspetta per sé una condanna dai 2 ai 4 anni.

Poi, la Shalabayeva, ancora sotto shock, s’è soffermata sulle circostanze dell’espulsione dall’Italia: fu lasciata senza documenti, senza denaro e senza assistenza legale, mentre intorno a lei c'erano molte persone armate; quando il passaporto le venne restituito, constatò che era più spesso di prima, che era stato manomesso; e chiese più volte asilo politico, senza essere ascoltata.

"Ho avuto paura che mi volessero uccidere -ha riferito la Shalabayeva-. Ero convinta d’avere davanti dei mafiosi, anche quando qualcuno mi disse che erano poliziotti. Mi hanno espulsa senza avvocato, senza interprete, senza biglietto. Quando sono salita sull’aereo, mi hanno salutato in russo, ma ho capito che era un velivolo kazako”.

Lei e Alua erano sole con l’equipaggio e due funzionari kazaki. “Non so che autorità abbia firmato la deportazione: mi hanno detto che la decisione era stata presa a livello molto alto da due persone, ma non so a chi si riferissero". "Non lo sappiamo neanche noi", le ha fatto eco Di Battista. "Se non lo sapete nemmeno voi, c’è un problema" ha commentato la Shalabayeva.

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