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sabato 17 agosto 2013

Egitto: turisti sul Mar Rosso; i ministeri sorpresi, tardivo tamtam

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 17/08/2013

Forte, netto, l’allarme ai turisti scatta solo quando la repressione è divenuta carneficina e le vittime in tutto l’Egitto sono centinaia, forse migliaia. Fino alla vigilia di Ferragosto, malgrado la situazione fosse già precipitata, la Farnesina si limitava a consigliare ai turisti italiani di restare nei loro resort, quei villaggi per stranieri sul Mar Rosso fuori dal tempo e dalla realtà, e di evitare d’intraprendere escursioni all’interno del Paese. Dove, in passato, alle Piramidi come a Luxor o sul Nilo o altrove, non erano stati risparmiati attacchi cruenti ai malcapitati visitatori.

Ieri, il giro di vite: c’è stata una lunga riunione alla Farnesina con una task force dedicata, presente anche l’ambasciatore d’Italia in Egitto, Maurizio Massari, ed è emersa l’opportunità di sconsigliare “nuovi viaggi nel paese" insanguinato, dove si trovano circa 19 mila italiani. Il vice-ministro degli Esteri Marta Dassù dice: "Chi è nei resort a nostro avviso non corre pericoli, ma la situazione è sufficientemente grave e complicata per non prevedere nuovi viaggi".

L’ambasciatore Massari aggiunge: c’è “forte instabilità, estrema fluidità e pericolosità" ed è "molto difficile prevedere la durata della crisi". L'Ambasciata d'Italia “ha invitato tutti gli italiani in Egitto, residenti e non, a non muoversi e a rimanere all'interno dei villaggi almeno fin quando la situazione non consenta" di spostarsi.

Il sito della Farnesina Viaggiare sicuri aggiorna le raccomandazioni e sconsiglia i viaggi in Egitto "con destinazioni diverse dai resort situati nelle località turistiche del Mar Rosso", dove, comunque, potrebbero ugualmente "verificarsi dei disagi" (scontri e proteste sono segnalati vicino ad Hurgada, dove sono state rafforzate le misure di sicurezza). Come con un tardivo tamtam, anche i ministeri degli Esteri di Germania e Gran Bretagna e man mano molti altri mettono in allerta i propri cittadini. La Francia non ne esclude l’evacuazione. Gli Stati Uniti, i cui viaggiatori sono già oggetto d’un’allerta anti-terrorismo, invitano gli americani a lasciare l’Egitto e a non recarvisi.

I tour operator britannici contano ora circa 11.800 turisti in Egitto. Quelli tedeschi hanno cancellato tutti i pacchetti vacanza fino al 15 settembre. La Russia, che ha circa 50mila connazionali nel Paese, blocca la vendita di viaggi in quell'area. E c’è da chiedersi chi e perché continui a partire, potendo disporre di clausole di cancellazione delle prenotazioni.

Fra i Paesi europei ed occidentali, l’Italia è forse quello il cui ministro degli Esteri meglio conosce l’Egitto: Emma Bonino vi ha vissuto e possiede contatti e strumenti per anticipare l’evolvere della situazione. Ma Onu, Usa, Ue paiono avere poche frecce al loro arco: riunioni al Palazzo di Vetro del Consiglio di Sicurezza, discorso di Obama, consulto straordinario lunedì fra i leader Ue, ecco sciorinata tutta la panoplia dell’impotenza occidentale.

La reticenza, non solo italiana, a mettere in allarme i turisti ha due ragioni: la sensazione, o almeno la speranza, che i villaggi per stranieri sul Mar Rosso possano restare oasi di pace; e, forse, l’istinto di salvaguardare una delle poche risorse che l’economia egiziana ha in questo momento. Il turismo è un settore vitale per il Paese, con entrate pari all'11% del pil annuo.

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