Forte, netto,
l’allarme ai turisti scatta solo quando la repressione è divenuta carneficina e
le vittime in tutto l’Egitto sono centinaia, forse migliaia. Fino alla vigilia
di Ferragosto, malgrado la situazione fosse già precipitata, la Farnesina si limitava
a consigliare ai turisti italiani di restare nei loro resort, quei villaggi per
stranieri sul Mar Rosso fuori dal tempo e dalla realtà, e di evitare
d’intraprendere escursioni all’interno del Paese. Dove, in passato, alle
Piramidi come a Luxor o sul Nilo o altrove, non erano stati risparmiati
attacchi cruenti ai malcapitati visitatori.
Ieri, il giro di
vite: c’è stata una lunga riunione alla Farnesina con una task force dedicata,
presente anche l’ambasciatore d’Italia in Egitto, Maurizio Massari, ed è emersa
l’opportunità di sconsigliare “nuovi viaggi nel paese" insanguinato, dove
si trovano circa 19 mila italiani. Il vice-ministro degli Esteri Marta Dassù
dice: "Chi è nei resort a nostro avviso non corre pericoli, ma la
situazione è sufficientemente grave e complicata per non prevedere nuovi
viaggi".
L’ambasciatore
Massari aggiunge: c’è “forte instabilità, estrema fluidità e pericolosità"
ed è "molto difficile prevedere la durata della crisi". L'Ambasciata
d'Italia “ha invitato tutti gli italiani in Egitto, residenti e non, a non
muoversi e a rimanere all'interno dei villaggi almeno fin quando la situazione
non consenta" di spostarsi.
Il sito della
Farnesina Viaggiare sicuri aggiorna le raccomandazioni e sconsiglia i viaggi in
Egitto "con destinazioni diverse dai resort situati nelle località turistiche
del Mar Rosso", dove, comunque, potrebbero ugualmente "verificarsi
dei disagi" (scontri e proteste sono segnalati vicino ad Hurgada, dove
sono state rafforzate le misure di sicurezza). Come con un tardivo tamtam,
anche i ministeri degli Esteri di Germania e Gran Bretagna e man mano molti
altri mettono in allerta i propri cittadini. La Francia non ne esclude
l’evacuazione. Gli Stati Uniti, i cui viaggiatori sono già oggetto d’un’allerta
anti-terrorismo, invitano gli americani a lasciare l’Egitto e a non recarvisi.
I tour operator
britannici contano ora circa 11.800 turisti in Egitto. Quelli tedeschi hanno
cancellato tutti i pacchetti vacanza fino al 15 settembre. La Russia, che ha
circa 50mila connazionali nel Paese, blocca la vendita di viaggi in quell'area.
E c’è da chiedersi chi e perché continui a partire, potendo disporre di
clausole di cancellazione delle prenotazioni.
Fra i Paesi europei
ed occidentali, l’Italia è forse quello il cui ministro degli Esteri meglio
conosce l’Egitto: Emma Bonino vi ha vissuto e possiede contatti e strumenti per
anticipare l’evolvere della situazione. Ma Onu, Usa, Ue paiono avere poche
frecce al loro arco: riunioni al Palazzo di Vetro del Consiglio di Sicurezza,
discorso di Obama, consulto straordinario lunedì fra i leader Ue, ecco
sciorinata tutta la panoplia dell’impotenza occidentale.
La reticenza, non
solo italiana, a mettere in allarme i turisti ha due ragioni: la sensazione, o
almeno la speranza, che i villaggi per stranieri sul Mar Rosso possano restare
oasi di pace; e, forse, l’istinto di salvaguardare una delle poche risorse che
l’economia egiziana ha in questo momento. Il turismo è un settore vitale per il
Paese, con entrate pari all'11% del pil annuo.
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