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venerdì 23 agosto 2013

Siria: armi chimiche; vittime, bugie e balletti diplomatici

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/08/2013

Questa storia delle armi chimiche in Siria viene da mesi riproposta, con dati e immagini ogni volta angoscianti, tra denunce e smentite sempre dubbie. Di certo, ci sono solo  le vittime: la verità, che non emerge mai certa; e i civili, che sotto le bombe restano, chimiche o convenzionali che siano, sparate per cinismo da un regime che si sente sicuro dell’impunità o per calcolo da ribelli che, in difficoltà, cercano d’esporre il presidente al-Assad alla reazione internazionale.

Anche stavolta, la denuncia fatta mercoledì da attivisti anti-regime di un attacco al gas nervino, che avrebbe fatto centinaia di morti, fino a 1600, anche donne e bambini, a Est del centro di Damasco, sbatte contro gli atteggiamenti preconcetti della diplomazia internazionale. Eppure, le testimonianze sono numerose e drammatiche: ad Arbin, “l’odore di putrefazione” emana dalle case di centinaia di famiglie “morte nel sonno”; e c’è chi racconta di vittime spentesi “in silenzio”, gli occhi bruciati, un rivolo di sangue raggrumato sotto le narici.

La Francia, che è la più ostile ad al-Assad, è già pronta a rispondere con la forza –ma senza l’invio di uomini sul campo-, se l’uso di armi chimiche è provato. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno già conferme dell’impiego del gas letale, scrive il Washington Post, ma evitano di varcare la linea dell’intervento tracciata proprio dal presidente Obama, se il regime facesse ricorso ad armi di distruzione di massa.

L’altra notte, all’Onu, il Consiglio di Sicurezza, convocato d’urgenza –una riunione straordinaria non si nega mai- s’è limitato ad affermare una lapalissiana ovvietà: sui presunti attacchi chimici compiuti in Siria ci vuole “la massima chiarezza". Ma i 15 Paesi del governo mondiale non trovano neppure l’intesa per lanciare formalmente un’inchiesta, nonostante gli ispettori dell’Onu siano giù sul posto: Russia e Cina, due dei cinque con diritto di veto fra i 15, vicini ad al-Assad e sempre poco inclini a dare credito a oppositori e ribelli, non ne vogliono sapere. All’estremo opposto, Israele denuncia l’inazione della comunità internazionale contro il regime siriano e vede in quanto avviene a Damasco un “banco di prova” dell’aggressività dell’Iran.

Forte del sostegno dell’Ue, che vuole un'"inchiesta immediata e approfondita'', la Francia ha ieri insistito: il presidente Hollande chiama il segretario generale dell’Onu Ban Ky-moon, che condivide l’esigenza di investigare “senza indugio" sul possibile utilizzo di armi chimiche in Siria. Ban invia ad al-Assad una richiesta formale perché il team di ispettori già' sul posto possa accedere ai luoghi della strage denunciata e si aspetta una risposta positiva "senza indugi". Una posizione condivisa dal ministro degli Esteri italiano: per Emma Bonino, ''bisogna premere affinché gli ispettori in loco siano autorizzati a fare una valutazione terza e neutra; poi vedremo''.

L’asserito attacco al gas nervino riporta in primo piano il conflitto siriano, da settimane offuscato sulla stampa internazionale dalle vicende egiziane. Più che gli scontri, le vittime, i profughi, avevano fatto notizia, negli ultimi giorni, gli attacchi di presunti hackers ‘lealisti’ ai siti di NYT e WP e, in Italia, la sorte tuttora incerta di padre Dall’Oglio.

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