Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/08/2013
Questa storia delle armi chimiche in Siria viene da mesi
riproposta, con dati e immagini ogni volta angoscianti, tra denunce e smentite sempre
dubbie. Di certo, ci sono solo le vittime:
la verità, che non emerge mai certa; e i civili, che sotto le bombe restano,
chimiche o convenzionali che siano, sparate per cinismo da un regime che si
sente sicuro dell’impunità o per calcolo da ribelli che, in difficoltà, cercano
d’esporre il presidente al-Assad alla reazione internazionale.
Anche stavolta, la denuncia fatta mercoledì da attivisti anti-regime
di un attacco al gas nervino, che avrebbe fatto centinaia di morti, fino a 1600,
anche donne e bambini, a Est del centro di Damasco, sbatte contro gli
atteggiamenti preconcetti della diplomazia internazionale. Eppure, le
testimonianze sono numerose e drammatiche: ad Arbin, “l’odore di putrefazione”
emana dalle case di centinaia di famiglie “morte nel sonno”; e c’è chi racconta
di vittime spentesi “in silenzio”, gli occhi bruciati, un rivolo di sangue raggrumato
sotto le narici.
L’altra notte, all’Onu, il Consiglio di Sicurezza, convocato
d’urgenza –una riunione straordinaria non si nega mai- s’è limitato ad affermare
una lapalissiana ovvietà: sui presunti attacchi
chimici compiuti in Siria ci vuole “la massima chiarezza". Ma i 15 Paesi
del governo mondiale non trovano neppure l’intesa per lanciare formalmente
un’inchiesta, nonostante gli ispettori dell’Onu siano giù sul posto: Russia e
Cina, due dei cinque con diritto di veto fra i 15, vicini ad al-Assad e sempre
poco inclini a dare credito a oppositori e ribelli, non ne vogliono sapere. All’estremo
opposto, Israele denuncia l’inazione della comunità internazionale contro il
regime siriano e vede in quanto avviene a Damasco un “banco di prova” dell’aggressività
dell’Iran.
Forte del sostegno dell’Ue, che
vuole un'"inchiesta immediata e approfondita'', la Francia ha ieri insistito:
il presidente Hollande chiama il segretario generale dell’Onu Ban Ky-moon, che
condivide l’esigenza di investigare “senza
indugio" sul possibile utilizzo di armi chimiche in Siria. Ban invia ad
al-Assad una richiesta formale perché il team di ispettori già' sul posto possa
accedere ai luoghi della strage denunciata e si aspetta una risposta positiva
"senza indugi". Una posizione condivisa dal ministro degli Esteri
italiano: per Emma Bonino, ''bisogna premere affinché gli ispettori in loco
siano autorizzati a fare una valutazione terza e neutra; poi vedremo''.
L’asserito attacco al gas nervino
riporta in primo piano il conflitto siriano, da settimane offuscato sulla
stampa internazionale dalle vicende egiziane. Più che gli scontri, le vittime,
i profughi, avevano fatto notizia, negli ultimi giorni, gli attacchi di
presunti hackers ‘lealisti’ ai siti di NYT e WP e, in Italia, la sorte tuttora
incerta di padre Dall’Oglio.
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