Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 01/08/2013
Il ministro degli Esteri Emma Bonino "non ritiene
opportuno ricevere l'ambasciatore kazako" Adrian Yelemessov, che le ha
chiesto, al rientro in Italia dalle vacanze, un incontro. La Bonino lo dice alle
Commissioni Esteri di Camera e Senato, i cui presidenti Casini e Cicchitto
avallano la sua scelta: neppure loro riceveranno il diplomatico che ha
sbertucciato l’Italia, dribblando la Farnesina , trasformando il Viminale in una
propria dépendance e riuscendo così a fare deportare nel suo paese Alma
Shalabayeva e la piccola Alua, moglie e figlia del peggior nemico del despota
Nazarbayev, Mukhtar Ablyazov. E quando il Ministero degli Esteri ha finalmente voluto
chiedergliene conto, Yelemessov s’è fatto trovare in ferie, così che nello
studio della Bonino s’è presentato il suo vice.
Ora, bene che il ministro non riceva l’ambasciatore. Ma quando
si decide a cacciarlo? L’ipotesi è al vaglio, ma la Bonino teme che
l’espulsione di Yelemessov susciti reazioni kazake (Astana potrebbe cacciare
l’ambasciatore italiano Alberto Pieri) e limiti le possibilità della diplomazia
italiana di dare assistenza umanitaria e legale ad Alma e Alua, che martedì
hanno ricevuto una quarta visita del ‘numero due’ della nostra ambasciata.
Però, è un’illusione che, con le buone, si ottenga qualcosa
di concreto. E, forse, un pugno sul tavolo servirebbe più della melassa. Per il
ministro, “il ritorno alla normalità delle relazioni fra i due Paesi “dipende
dalla volontà” dei kazaki di restituire “libertà di movimento” ad Alma e alla
bimba. Ma, per tutelarle efficacemente, potremmo attivare i meccanismi di
salvaguardia previsti dall’Osce e già sperimentati con successo in passato. Ci
siamo fatti un autogol. Continuare a giocare di rimessa non basta.
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