“L’Europa sia unita, o la globalizzazione la sommerge”, è il
monito del messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Mentre
il premier Enrico Letta, intervistato da Sussidiario.net, prima del suo
intervento, spiega che ora serve "un'Europa diversa da quella che abbiamo
osservato in questi anni di crisi": "Non l'Europa del rigore e basta,
ma l'Europa dei popoli, che costruisce risposte concrete ai bisogni e ai
problemi veri delle persone”.
Appena dopo Ferragosto, il Meeting dell’Amicizia di Rimini
apre la stagione dei convegni politici di fine estate: occasione e palestra di
dichiarazioni a tutto campo, spesso destinate a restare senza seguito concreto.
Sull’Europa, gli esercizi del presidente e del premier appaiono più di maniera
che ispirati a un’agenda precisa.
Napoletano parla di un’Unione “malata di mancato sviluppo”,
che rischia di “perdere peso”, se non reagirà “all’impoverimento spirituale".
Letta, con l’‘Europa dei popoli’, ripropone una formula molto vicina all’
‘Europa delle patrie’ e immediatamente gradita al centro-destra. Che, infatti,
lo invita “a fare saltare il tavolo della retorica europeista”.
Il premier dice che “per tornare a crescere non serve
l'Europa del rigore e basta”; e aggiunge: “Mi pare che le conclusioni del
Consiglio europeo dello scorso giugno, con gli interventi per la lotta contro la
disoccupazione dei giovani, segnino un cambio di passo. In questa direzione vogliamo
e possiamo continuare a insistere".
L’intervista di Letta ha toni ottimisti a 360 gradi:
“L'Italia può farcela, questo è il messaggio". E spiega: "Dobbiamo
prima di tutto avere maggiore fiducia in noi stessi. Uscire dalla cappa di
sottovalutazione, autolesionismo, benaltrismo, che troppo spesso ci toglie
ossigeno. Dimostrare all'Europa e al mondo che non c'è più bisogno che ci si
dica di 'fare i compiti a casa'. I sacrifici li abbiamo fatti e li stiamo
facendo non perché ci sia qualcuno a imporceli, ma perché siamo un Paese adulto
che vuole ricominciare a costruire il futuro dei propri figli".
Per il premier, l'Italia puo' tornare a competere solo dentro
un'Europa più solida e unita: "Ci sono nuovi protagonisti dell'ordine
mondiale, un G20 sempre più determinante sulle grandi questioni globali, paesi
emergenti che crescono sistematicamente a tassi a due cifre … L' Italia, da
sola, non può semplicemente reggere questa rivoluzione. Può, invece, farcela e
tornare a competere solo dentro un'Europa più solida e unita, anche e
soprattutto sul piano politico”, “un'Europa diversa da quella che abbiamo
osservato in questi anni di crisi".
E alla domanda se l’euro sia una sciagura, Letta risponde: "E'
una sciocchezza: l'euro non lo è". E argomenta: "Il punto è che si
tratta di un tassello della più ampia e ambiziosa Unione economica e politica.
In questa prospettiva tutti gli strumenti adottati devono puntare diritto verso
una maggiore integrazione. Penso, ad esempio, all'Unione bancaria. La stiamo
sostenendo con grande convinzione e continueremo a farlo nei prossimi Consigli
europei, ponendo poi il tema al centro del semestre di presidenza italiana del
Consiglio dell'Ue, l'anno prossimo".
"Dobbiamo batterci per un'Europa che torni ad avere
un'anima, che alimenti le speranze di centinaia di milioni di cittadini -
afferma Letta -, che si configuri come la più alta e nobile idealità delle
nostre generazioni. Più vicina ai cittadini, più efficiente, più coraggiosa.
Un'Europa che non vive di procedure e routine, ma che si dà obiettivi e li
realizza con serietà e tempestività". Concetti tutti largamente condivisibili
nella loro genericità, ma cui manca il complemento del ‘come’.
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