P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

domenica 25 agosto 2013

Siria: intervento mai così vicino, Usa lo studiano 'tipo Kosovo'

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 25/08/2013

La possibilità d’un intervento militare della comunità internazionale in Siria non è mai stata così vicina come in queste ore, dopo il cruento attacco con armi chimiche di mercoledì scorso, che neppure il regime di Damasco e l’Iran suo alleato ormai negano, attribuendone la responsabilità, però, a elementi dell’opposizione e chiamando in causa Berlino, Riad e Doha.

Ieri, alla Casa Bianca, c’è stato un consulto di crisi convocato dal presidente Barack Obama, presenti i consiglieri per la sicurezza nazionale: una riunione interlocutoria, al termine della quale “tutte le opzioni restano in tavola”, mentre l'intelligence sta ancora valutando fatti e prove.

Prende corpo l’ipotesi di un intervento “tipo Kosovo 1999”, mentre i partner europei degli Usa hanno pareri contraddittori: la Germania è recisamente contraria a passare all'azione, la Francia, certa del “massacro chimico”, giudica una reazione “necessaria”. Medici senza Frontiere testimoniano di avere assistito a 355 decessi in Siria con sintomi neurotossici.

"Abbiamo una vasta gamma di opzioni disponibili, che stiamo valutando in modo ponderato”, dice a Washington una fonte dell’Amministrazione. Per il presidente, è giunto “il momento delle scelte”, anche se, fino a venerdì, pareva escluso un intervento militare senza un chiaro mandato dell’Onu. E gli ispettori delle Nazioni Unite devono ancora riferire le loro conclusioni sulla strage chimica, mentre il conflitto continua a fare vittime: ieri, 54 morti in un bombardamento ad Aleppo.

A illustrare a Obama le opzioni militari è stato il generale Martin Dempsey, capo di Stato Maggiore delle Forze armate. Per la Cbs, Dempsey non cela le proprie perplessità su un eventuale intervento, che potrebbe essere dal cielo e/o dal mare, non sul terreno: il generale pensa che sostenere i ribelli, fra cui operano elementi integralisti e terroristi, non tuteli gli interessi americani.

E c’è pure il rischio che un intervento militare possa avere conseguenze non volute'', come destabilizzare i paesi vicini –in Libano, la tensione resta altissima, con al Qaida contro gli Hezbollah- e ingigantire i flussi di profughi.

Gli Stati Uniti hanno comunque già rinforzato la presenza nel Mediterraneo, con la nave da guerra USS Mahan. La marina non ha tuttavia ricevuto l’ordine di prepararsi a intervenire. In viaggio verso la Malaysia, il segretario alla Difesa Chuck Hagel ha spiegato che le forze devono essere pronte ad attuare le decisioni del presidente, quali che esse siano.

Ad evocare il precedente della guerra della Nato in Kosovo, solo aerea,  è il NYT: sarebbe un piano ''per un'azione senza mandato dell’Onu'', dove un veto di Mosca è scontato. Il Kosovo offre spunti di similarità evidenti: i legami tra Russia e Serbia –come tra Russia e Siria- e le molte vittime civili. I 78 giorni di incursioni aeree non causarono perdite alleate.

Nessun commento:

Posta un commento