Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/08/2013, non pubblicato
I francesi, si sa, ci assomigliano un po’, anche se proprio non lo vogliono
ammettere. E, infatti, la loro cronaca politica è zeppa di magagne simili alle
nostre: evasioni fiscali, frodi, corruzioni, finanziamenti illeciti. Fin quando
sono in carica, i presidenti della Repubblica che finiscono sotto inchiesta –è
stato il caso sia di Jacques Chirac che di Nicolas Sarkozy-, godono di una
relativa ‘sacralità’. Ma premier e ministri cadono come le mosche, quando
vengono presi con le mani nella marmellata, cioè, ad esempio, a evadere il
fisco.
Talora, si arriva alla tragedia: Pierre Bérégovoy, un socialista, premier
per un anno del presidente Mitterrand dal 1992 al ‘93, persona profondamente
onesta, visse con tale amarezza le accuse per un prestito senza interessi
ricevuto da un chiacchierato finanziere e il coinvolgimento nello scandalo
Pechiney-Triangle da suicidarsi poche settimane dopo le elezioni politiche del
’93, che diedero la maggioranza all’opposizione di centro-destra.
Talora, tutto finisce in commedia. Come nella vicenda di Edith Cresson,
prima e unica premier donna –suo il più breve governo nella storia della V
Repubblica-, che, dopo essere stata emarginata alla Commissione europea nel
1995, costrinse alle dimissioni nel 1999
tutto l’Esecutivo Santer, pur di non dimettersi per una vicenda di corruzione e
di nepotismo –fra i protagonisti, il suo dentista: evidentemente, un mestiere
che induce i politici a dare il peggio-.
Ma succede pure che tutto finisca come deve finire, cioè con le dimissioni
del ministro responsabile. Il caso più recente la primavera scorsa: Jerome
Cahuzac, ministro delle finanze, lascia dopo un tiramolla politico, politiche
giornalistiche e, soprattutto, l’apertura di un fascicolo da parte della procura
di Parigi su un conto corrente segreto in Svizzera usato per occultare una
frode fiscale. Sì, avete sentito bene!: Cahuzac s’è dimesso dopo l’apertura di
un fascicolo, senza aspettare primo grado, appello e che so io.
Di storie simili, le cronache britanniche o tedesche o scandinave ne
offrono meno spesso. Perché lì, se evadi le tasse, ministro mica lo diventi. In
Germania ci si dimette per avere copiato la tesi di laurea: Karl-Theodor zu
Guttenberg, ministro della difesa, stella nascente del Partito
cristiano-democratico, lo fece nel 2011. Negli Usa, la tolleranza zero scatta
prima di diventare ministri: sia Bush jr che Obama hanno avuto a che fare con ministri
da loro designati, indotti alla rinuncia per una colf pagata in nero, o assunta
nonostante non avesse i documenti in ordine, o irregolarità fiscali.
Allora, siamo solo noi che ci comportiamo da ‘furbetti del quartierino’?
No, ci fanno compagnia gli spagnoli: il premier Rajoy e il suo governo sono
coinvolti da mesi in un scandalo finanziario che, finora, ha trovato nel
tesoriere del Partito popolare Barcenas l’unico capro espiatorio. Una storia
che non ci suona nuova.
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