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giovedì 8 agosto 2013

Politici evasori: Francia, finisce in tragedia, o in fasa, o subito dimessi

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/08/2013, non pubblicato

I francesi, si sa, ci assomigliano un po’, anche se proprio non lo vogliono ammettere. E, infatti, la loro cronaca politica è zeppa di magagne simili alle nostre: evasioni fiscali, frodi, corruzioni, finanziamenti illeciti. Fin quando sono in carica, i presidenti della Repubblica che finiscono sotto inchiesta –è stato il caso sia di Jacques Chirac che di Nicolas Sarkozy-, godono di una relativa ‘sacralità’. Ma premier e ministri cadono come le mosche, quando vengono presi con le mani nella marmellata, cioè, ad esempio, a evadere il fisco. 

Talora, si arriva alla tragedia: Pierre Bérégovoy, un socialista, premier per un anno del presidente Mitterrand dal 1992 al ‘93, persona profondamente onesta, visse con tale amarezza le accuse per un prestito senza interessi ricevuto da un chiacchierato finanziere e il coinvolgimento nello scandalo Pechiney-Triangle da suicidarsi poche settimane dopo le elezioni politiche del ’93, che diedero la maggioranza all’opposizione di centro-destra. 


Talora, tutto finisce in commedia. Come nella vicenda di Edith Cresson, prima e unica premier donna –suo il più breve governo nella storia della V Repubblica-, che, dopo essere stata emarginata alla Commissione europea nel 1995,  costrinse alle dimissioni nel 1999 tutto l’Esecutivo Santer, pur di non dimettersi per una vicenda di corruzione e di nepotismo –fra i protagonisti, il suo dentista: evidentemente, un mestiere che induce i politici a dare il peggio-. 


Ma succede pure che tutto finisca come deve finire, cioè con le dimissioni del ministro responsabile. Il caso più recente la primavera scorsa: Jerome Cahuzac, ministro delle finanze, lascia dopo un tiramolla politico, politiche giornalistiche e, soprattutto, l’apertura di un fascicolo da parte della procura di Parigi su un conto corrente segreto in Svizzera usato per occultare una frode fiscale. Sì, avete sentito bene!: Cahuzac s’è dimesso dopo l’apertura di un fascicolo, senza aspettare primo grado, appello e che so io. 


Di storie simili, le cronache britanniche o tedesche o scandinave ne offrono meno spesso. Perché lì, se evadi le tasse, ministro mica lo diventi. In Germania ci si dimette per avere copiato la tesi di laurea: Karl-Theodor zu Guttenberg, ministro della difesa, stella nascente del Partito cristiano-democratico, lo fece nel 2011. Negli Usa, la tolleranza zero scatta prima di diventare ministri: sia Bush jr che Obama hanno avuto a che fare con ministri da loro designati, indotti alla rinuncia per una colf pagata in nero, o assunta nonostante non avesse i documenti in ordine, o irregolarità fiscali. 


Allora, siamo solo noi che ci comportiamo da ‘furbetti del quartierino’? No, ci fanno compagnia gli spagnoli: il premier Rajoy e il suo governo sono coinvolti da mesi in un scandalo finanziario che, finora, ha trovato nel tesoriere del Partito popolare Barcenas l’unico capro espiatorio. Una storia che non ci suona nuova.

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