Scritto per Il Fatto Quotidiano del 13/08/2013
Salvate Venezia: l’appello torna a risuonare sui media di tutto il Mondo,
non appena un pericolo turba la Serenissima, un gioiello di cui spesso
all’estero si ha più cura che in Italia. Dopo il passaggio (troppo) vicino a
piazza San Marco dalla Carnival Sunshine, una nave da crociera da 100 mila
tonnellate, che il 27 luglio transitò a una ventina di metri dalla banchina di
Riva dei Sette Martiri, la polemica sulla presenza in laguna di navi giganti nella
laguna è rimbalzata sulla stampa estera, specie quella anglosassone che ha per
la città dei Dogi una vera e propria venerazione culturale e letteraria.
La
coincidenza dell’appartenenza della Carnival Sunshine alla stessa flotta della
Costa Concordia, la nave della tragedia al Giglio, ha ulteriormente amplificato
l’eco internazionale dell’episodio veneziano, perché l’incidente del gennaio
2012, che vide fra le vittime turisti americani, britannici, francesi,
tedeschi, giapponesi e di molti altri Paesi, ebbe un rilievo eccezionale.
Anche la Commissione europea è stata investita del problema. Dopo la
tragedia del Giglio, il commissario ai trasporti Siim Kallas ha presentato
nuove proposte sulla sicurezza dei trasporti marittimi nell’Ue, che il
Consiglio dei Ministri e il Parlamento europeo devono ancora avallare.
Il Wall Street Journal a fine luglio ha dedicato una grande foto notizia in
prima pagina all’episodio veneziano. Invece, The Independent di Londra vi ha
consacrato un ampio servizio, citando testimoni diretti e fonti
dell’Amministrazione, secondo cui l’atteggiamento della nave era stato più un
insulto che un tributo a Venezia: il passaggio della Sunshine mise anche a
repentaglio un taxi d’acqua rimasto intrappolato tra lo scafo e la banchina. E
il giornale ricordava che, se l’incidente del 27 è stato il più impressionante,
altri casi simili s’erano già verificati in precedenza, anche pochi giorni
prima.
Contestati dalla Carnival Cruises, consociata americana della Costa
Crociere, racconti e precisazioni hanno rilanciato sulla stampa estera le
preoccupazioni suscitate dalla presenza delle grandi navi nel Canale della
Giudecca a Venezia. Notizie sono comparse, oltre che in America e in Gran
Bretagna, sui media di Spagna, Francia, Germania e altrove.
Gli ambientalisti del No Big Ships Committee avevano già ottenuto
l’attenzione della stampa internazionale quando avevano invitato Sophia Loren, leggenda
del cinema mondiale, a ricusare ‘a posteriori’ il ruolo di madrina della MSC
Divina, 140 mila tonnellate, varata in Francia a maggio in sua presenza. In
giugno , infatti,la Divina conquistò il poco onorevole primato di essere la più
grande nave mai entrata nella laguna.
L’enorme vascello, 40 metri più lungo del Costa Concordia, sfilò davanti
a piazza San Marco, mentre contestatori agitavano manifesti con scritto ‘No Big
Ships’, No Grandi Navi.
La polemica vede in prima linea pure il Times di Londra, che da inizio
giugno avalla la compagna ‘tariffa congestione’: 30 euro da pagare per entrare
in Venezia, un modo magari un po’ radicale per evitare il sovraffollamento.
L’iniziativa della britannica Anna Somers Cocks, che da anni si batte per la
Serenissima, venne presentata con una foto che richiamava la controversia sulla
grandi navi nella laguna.
Fondatrice di The Art Newspaper e a lungo presidente della fondazione londinese
Venice in Peril, la Somers Cocks, pubblicò un appello sull'ultimo numero di The
New York Review of Books, dipingendo a fosche tinte le devastazioni del turismo
di massa a Venezia, che accoglie 25 milioni di turisti l’anno, 90mila visitatori
al giorno nell'alta stagione, mentre la
popolazione residente è calata di due terzi dagli anni '50 (oggi gli abitanti
sono ufficialmente solo 58.423).
Il Times rilanciò l’appello in coincidenza con le proteste contro le navi da
crociera che si avvicinano "pericolosamente" al Palazzo dei Dogi e a
San Marco. La Somers Cocks deplora l'incapacità di tenerle sotto controllo: in
15 anni –rileva- si sono triplicate, arrivando a 655 l'anno, 1310 passaggi
avanti e indietro, quasi due giganti del mare al giorno in media, "bianchi
hotel galleggianti, alti 13 o 15 piani, che torreggiano sugli antichi tetti e
campanili … la maggior parte sono lunghi il triplo di un campo da football, con
una stazza di oltre 100mila tonnellate (il Titanic faceva 46mila tonnellate)".
Posizioni analoghe a quelle tenute fin dal dicembre 2012 dall’Accademia
francese delle Iscrizioni e delle Belle Lettere, che deplorava che “grandi navi
siano autorizzate a solcare i bacino di San Marco, rendendo più fragili le fondamenta della
citta ed esponendo ogni giorno un sito unico al mondo a un incidente”.
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