“La celerità della riunione di domani e i contatti a tutti i
livelli che ci sono stati in questi giorni dimostrano che l'Europa non ha perso
tempo" sulla crisi egiziana. Parole del viceministro degli Esteri Lapo
Pistelli, ospite oggi a Radio Anch'io su Radio1 Rai, nell’imminenza della
riunione, domani, dei ministri degli Esteri dei 28.
In realtà, c’è l’impressione che, sulla crisi egiziana,
l’Unione europea abbia dato un colpo di freno, dopo le prese di posizione della
scorsa settimana, al culmine dell’emozione per la sanguinosa repressione compiuta
dal governo ‘ad interim’ al potere dopo la destituzione del presidente eletto
Mohamed Morsi e la sospensione della Costituzione.
Ministri degli Esteri, fra cui l’italiana Emma Bonino,
avevano sollecitato una riunione d’emergenza ‘ad horas’ del Consiglio dell’Ue;
e premier, fra cui l’italiano Enrico Letta, avevano pure prospettato un Vertice.
Tutto s’è poi ridotto a un consulto preliminare, ieri, a Bruxelles, degli
ambasciatori, che hanno preparato l’incontro dei ministri, senza ovviamente prendere
decisioni.
Resta il rischio, in realtà, che l’Ue sciorini, domani, la
propria impotenza e le proprie divisioni, anche se - dice Pistelli - il
congelamento della vendita di armi e il blocco degli aiuti finanziari europei
"restano ipotesi sul tavolo" della riunione dei ministri.
Dopo il consulto fra ambasciatori, l'inviato speciale della
diplomazia europea per il Mediterraneo del Sud Bernardino Leon aveva ieri
affermato che l'Ue vuole essere un "interlocutore chiave" e che
prenderà decisioni "con l'obiettivo di trovare una soluzione
politica" alla crisi egiziana. Ma c’è pure la tentazione di dare un colpo al cerchio
e uno alla botte, partendo dall’asserto che la violenza viene da tutte e due le
parti, sia dal governo sostenuto dai militari che dai Fratelli Musulmani
Gli ambasciatori, ha spiegato Leon, hanno chiesto all’alto
rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, di presentare un
documento con le opzioni a disposizione per rispondere alla crisi. Tra queste, vi
sono, effettivamente, la possibilità di porre un embargo alla vendita di armi al
Paese e la sospensione degli aiuti economici.
A novembre l'Unione aveva presentato un pacchetto
finanziario di cinque miliardi di euro destinato ad accompagnare la transizione
politica ed economica egiziana. Per l’Ue, secondo Leon, il governo ad interim
egiziano così come le forze armate hanno responsabilità importanti nella
tragedia in atto, che ha già fatto centinaia e forse migliaia di morti tra gli oppositori.
La Bonino intende battersi per una posizione unitaria
favorevole all’embargo (la fornitura di armi all’esercito egiziano è già stata sospesa
dall’Italia a giugno, prima della deposizione di Morsi). E, per la Bonino, ʺl’utilizzo
brutale della forza da parte dell’esercito contro il popolo è inaccettabile e
va deplorata senza mezzi terminiʺ.
Per il ministro, inoltre, il pugno di ferro contro i
Fratelli Musulmani, annunciato dal comandante delle Forze armate Abdel-Fatah
al-Sisi, potrebbe essere controproducente per la stabilità politica
dell’Egitto: sebbene esistano ʺprecise responsabilità dei Fratelli
Musulmani’’, metterli al bando significherebbe "mandarli in clandestinità,
rischiando di potenziarne l’estremismo’’.
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