Scritto per il blog de Il Fatto il 28/08/2013
Eccoci, ci risiamo! Lugubri come i monatti, già li
risento, i cultori delle ‘bombe intelligenti’, gli specialisti delle
‘operazioni chirurgiche’, che riducono al minimo i ‘danni collaterali’ –leggasi,
vittime civili, uomini, donne, bambini, quelli che l’ ‘intervento umanitario’
vorrebbe proteggere-. Che vorrete mai che sia?, ci raccontano nei briefing ‘off
the record’, o nei ‘talk shows’ televisivi: una gragnola di missili “di
precisione” contro “obiettivi strategici”, aeroporti, basi, depositi, 72 ore ed
è tutto finito.
A parte che alle ‘guerre lampo’ non crede più
nessuno –anche le più brevi, come quella del Golfo nel 1991, durano sempre una
cinquantina di giorni, quando i conflitti non s’incancreniscono e si trascinano
per anni-, uno può pure essere convinto che sia tutto vero o fingere di esserlo,
se ciò gli serve a tacitare la propria coscienza: 72 ore, bombe intelligenti,
operazioni chirurgiche…
Ma per fare che cosa? Rovesciare, e men che meno
uccidere, il presidente al-Assad, no, perché – sono tutti d’accordo - non è
questo l’obiettivo. Aiutare gli insorti ad avere la meglio sul regime, neppure,
perché nessuno si fida di quel coacervo dell’opposizione siriana, dove ci
stanno integralisti e terroristi. E il ‘refrain’ del ristabilire la democrazia
–a parte che lì non c’è mai stata-, manco ci si prova a intonarlo, dopo l’Iraq
e l’Afghanistan e visto come stanno finendo le Primavere arabe.
E con quale legittimità internazionale, se l’Onu non
dà l’avallo? Uno dice: è emergenza umanitaria, bisogna proteggere i civili
–ammazzandone?, magari pochi?-; e un altro denuncia l’uso intollerabile di
strumenti di distruzione di massa –ed ha ragione, intendiamoci-.
Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e chi starà con
loro pretendono d’andare alla ‘guerra ad ore’ proprio per marcare il
superamento della ‘linea rossa delle armi chimiche’ –una linea tracciata ,
circa un anno fa, dalla Casa Bianca-. Ma i morti ammazzati dalle armi convenzionali
sono meno morti ammazzati di quelli del gas sarin?, e migliaia di vittime e
milioni di sfollati non giustificavano già l’emergenza umanitaria?, e i rischi di
allargamento del conflitto sono stati tutti calcolati?
Viene il dubbio che, al fondo di tutto, ci sia
l’orgoglio ferito di qualche leader che s’è sentito sfidato dal regime siriano.
E che, tirando un po’ di missili, pensa di riscattarsi dall’accusa d’inazione
presso la propria opinione pubblica. Cattivi pensieri, che il presidente Obama,
Nobel per la Pace nel 2009, può fare svanire decidendo di non lanciare
l’attacco.
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