P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

martedì 9 giugno 2015

G7: il Vertice dove gli assenti contano più dei presenti

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 09/06/2015

Se abbiano avuto torto, come vuole la saggezza popolare, o ragione, è difficile stabilirlo a caldo. Ma di certo al Castello di Elmau, nelle Alpi bavaresi, i Grandi di un Mondo che fu hanno soprattutto parlato degli assenti: anatema sul Califfo, sanzioni a Putin, mille dubbi per il premier greco Tsipras e il presidente turco Erdogan. E, alla fine, più sorrisi che decisioni, a sancire la diplomatica ritualità sostanzialmente inutile di questi consessi, ormai poco rappresentativi degli equilibri mondiali: il G8 vale già poco; se poi pensi di risolvere la crisi ucraina estromettendone la Russia e tornando al G7, vale ancora meno.

Sulla melassa del Vertice, il premier Renzi poteva trovarsi a proprio agio. Le immagini lo mostrano impegnato a conquistarsi l’attenzione del presidente Obama e della signora Lagarde e a mascherare talora l’imbarazzo con una risata. La palma del disagio gliela leva Hollande, giacca troppo stretta e pantaloni troppo corti. Ma i risultati sono scarsi: sulla Libia, non si muove foglia, al punto che Renzi ammette che “serve un accordo” fra le parti e che “la risoluzione dell’Onu non basta”; e sull’accoglienza ai migranti, che ne è il corollario in chiave europea, il premier viene ‘gambizzato’ dai nordici -no, non i finlandesi e compagnia bella; quelli nostrani, leghisti e apparentati. Negando la solidarietà alle regioni del Sud fanno un assist ai Paesi europei reticenti a quote e ripartizioni.

Ucraina, sanzioni e basta – Una tavola su cui fare snowboard fra i Grandi a Renzi la offre Putin, che sembra scegliere l’Italia come interlocutore privilegiato. L’ultimo occidentale a Mosca prima del G7 è il ministro degli Esteri Gentiloni, il giorno della ritorsione russa alle sanzioni diplomatiche occidentali, quelle per cui determinati personaggi russi o ucraini filo-russi non possono venire nell’Ue o andare negli Usa. E, appena finito il Vertice, Putin sarà in Italia, all’Expo per la giornata della Russia, e a Roma, al Quirinale, a Palazzo Chigi, ma anche a Palazzo Grazioli (e, ovviamente, da Papa Francesco).

Ma, come cuscinetto, Renzi non funziona (e neppure ci prova). A Elmau, con Putin sono tutti duri:. Obama lo accusa di rivolere l’Urss e i suoi fasti imperiali. Li divide pure la lite sul calcio: la Russia difendere Blatter, che le ha dato i Mondiali; l’America lo indaga, perché glieli ha tolti.

Is e Libia, parole e basta – Sulla guerra contro il Califfato e la situazione in Libia, dove più l’Onu annuncia l’accordo tra le parti imminente più gli jihadisti avanzano, il G7 non dice nulla di nuovo: l’Occidente non è pronto a un cambio di strategia tra Iraq e Siria –Obama dice che l’addestramento degli iracheni è “incompleto”, ma assicura che “cacceremo gli Jihadisti dall’Iraq e li batteremo”- e non è pronto a intervenire in Libia, neppure se l’Italia volesse prendersi la guida d’una missione. L’Onu, i barconi non ce li ferma e neppure ce li lascia fermare: con gli arrivi dei migranti, noi europei dobbiamo convivere.

L’esito del voto in Turchia evidenzia la fragilità politica di quello che una volta era il bastione sud dell’Alleanza Atlantica e che oggi è il perno nord della coalizione anti-Califfo e anti-Assad. Fra i Grandi, Erdogan non è popolare. E la prospettiva di fermenti tra islamismo, nazionalismo, autonomismo accresce la nostalgia di una Turchia laica e stabile nella sua alternanza.

Grecia, l’ombra sulla ripresa - La Grecia, troppo piccola per esserci fra i Grandi, getta un’ombra di dubbio sulla ripresa dell’economia: “Se Atene va in bancarotta, si torna indietro alla crisi?”. Tutti rispondono “no”, perché, tanto per cominciare, Atene non andrà in bancarotta. Non è il G7 il luogo dove discuterne: qui, Obama fa l’elogio della crescita e Renzi gli va in scia, “non come altri” -ma perché?, qualcuno è contro la ripresa?-; e tutti giurano che il Ttip sarà chiuso entro l’anno, sapendo di mentire. Da domani, a Tsipras ci dovrà pensare nonno Jean-Claude, spalleggiato dalla coppia di zii, François e Angela.

L’accordo sul clima - Ah, dimenticavamo. C’è stato l’accordo sul clima, che gli ambientalisti non promuovono. Adesso pare che i cattivi del Mondo verde siano solo Cina e India. Ma chissà quanti dei Grandi saranno coerenti con le parole di oggi a dicembre, quando la conferenza di Parigi dovrà davvero prendere decisioni e trasformare le affermazioni di principio in impegni concreti. I Sette ne riparleranno fra un anno a Shima in Giappone. Magari, nel frattempo, saranno tornati a essere Otto.

Nessun commento:

Posta un commento