Scritto per Il Fatto Quotidiano del 25/06/2015
“Caro
Amico, ti spio. E poiché ti sono molto amico ti spio un poco di più. Ché non
sembri che ti considero da meno di quelli che già si sapeva che spiavo un
sacco, la Germania – ti ricordi, François, come s’era arrabbiata Angela per il
suo cellulare intercettato?- e pure la Gran Bretagna… Noi siamo le potenze
nucleari, i Grandi dell’economia occidentale: lascia che rosichino quelli che
spiamo di meno, o almeno che non è ancora saltato fuori che lo facciamo. Pensa
a come si sentono Mariano o Matteo, che sono fuori da tutto questo”.
“Però, sia
chiaro, adesso non lo facciamo più. Perché, come tu sai, François, da quando ci
sono io alla Casa Bianca e da quando ho finalmente saputo che cosa combinavamo,
grazie a Wikileaks e pure a quel briccone di Snowden, che se lo prendo lo metto
dentro, perché qui nessuno me le raccontava certe cose, noi non spiamo più
nessuno. Cioè, nessuno degli amici. E non ci spiamo neppure più fra di noi
cittadini americani, perché dal 1° giugno il Patriot Act non c’è più e ho messo
al suo posto il Freedom Act, che suona molto meglio”.
Brandelli
–immaginari, ma forse non troppo- della conversazione telefonica di ieri sera,
con cui Barack Obama, presidente Usa, ha cercato di mettere una pezza ai
rapporti con la Francia lacerati dalle rivelazioni di Wikileaks, ribadendo
–questo è il linguaggio dei rendiconti ufficiali- l’impegno contro lo
spionaggio ai danni degli alleati. Martedì, Wikileaks aveva divulgato documenti
che provano come dal 2006 al 2001 la Nsa, la National Security Agency degli
Stati Uniti, sempre lei, quella di Edward Snowden, abbia spiato tre presidenti
francesi, Jacques Chirac, Nicolas Sarkozy e, ovviamente, lo stesso Hollande.
Al
telefono, informa un comunicato dell’Eliseo, "il presidente Obama ha
ribadito senza ambiguità l’impegno fermo a mettere fine a queste pratiche del
passato, inaccettabili tra alleati". Responsabili dell'intelligence di
Parigi andranno molto presto a Washington “per approfondire la
collaborazione", cioè per cercare di sapere di preciso che cosa è stato
loro carpito e, magari, per essere messi confidenzialmente a parte di qualche
chicca, un piccolo risarcimento.
Niente di
nuovo sotto il sole, in fondo. Da almeno cinque anni, Wikileaks riesce a essere
una spina nel fianco dell’America e dell’Occidente, con le sue rivelazioni,
alzando, volta a volta, la tensione tra Washington e capitali ‘amiche’. E
l’intelligence statunitense continua ad essere appesantita e handicappata della
patologica diffidenza verso gli alleati, ma anche tra i vari comparti
dell’apparato di sicurezza interno Usa. Non è un segreto, del resto, che
l’attacco terroristico coordinato contro l’America dell’11 Settembre 2001 non
avrebbe potuto essere realizzato se le agenzie d'intelligence allora operanti
–almeno 17- si fossero fidate l’una dell’altra ed avessero incrociato i propri
dati.
Uscite le
rivelazioni ed accertato che è tutto vero, il copione vuole che il Paese spiato
alzi la voce, anche per tamponare le proteste delle opposizioni. C’è stato un
consulto d'urgenza del Consiglio di Difesa: al termine, l'Eliseo ha parlato di
fatti "inaccettabili tra alleati" e il ministro degli Esteri, Laurent
Fabius, ha convocato in serata l'ambasciatrice americana, Jane Hartley, per
chiederle spiegazioni.
Il premier
francese Manuel Valls ha riunito il proprio governo e ha insistito che gli
Stati Uniti facciano “tutto quanto in loro potere, e velocemente, per riparare
il danno provocato alle relazioni" tra i due Paesi, auspicando l’adozione
di un “codice di buona condotta” a livello internazionale. La Francia, si noti,
è l’unico, fra i tradizionali Grandi, cui gli Usa non hanno mai fatto guerra:
era già loro alleata ai tempi del conflitto per l’indipendenza, in funzione
anti-britannica.
Se il cancelliere
tedesco Angela Merkel venne spiata sin dal 2000, quand’era solo leader della
Cdu, per almeno 12 anni, l’Nsa, il grande 'orecchio' americano, ha intercettato
per solo 6 anni i presidenti francesi e, con loro, ministri, deputati e diplomatici.
Nei file di Wikileaks ci sono diversi numeri telefonici, compreso quello del
presidente Hollande, ma pochi fatti nuovi e davvero scottanti.
La mareggiata sarà forte, ma passerà. Il ministro portavoce del governo francese, Stephane Le Foll, inizia in queste ore una missione negli Usa: "Non c'è ragione" per cancellare il viaggio, ha detto. "Ci sono già abbastanza crisi". Ben più grosse di uno scandalo di spionaggio che, magari, è pure reciproco.
La mareggiata sarà forte, ma passerà. Il ministro portavoce del governo francese, Stephane Le Foll, inizia in queste ore una missione negli Usa: "Non c'è ragione" per cancellare il viaggio, ha detto. "Ci sono già abbastanza crisi". Ben più grosse di uno scandalo di spionaggio che, magari, è pure reciproco.
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