Scritto per La Presse il 28/06/2015
L’Unione europea si prepara al default greco e al Grexit, che sarà, se ci sarà, la scossa sismica più forte mai avvertita nella sua storia, peggiore della ‘sedia vuota’ francese negli Anni 60, della ‘secessione’ della Groenlandia negli Anni 80, o della Grande Crisi del 2008. Lo fa, a Bruxelles e nelle capitali, con un apparente distacco, e senza dare l’evento per scontato, nonostante esso appaia per molti versi ineluttabile –anche se l'eurocrazia, nei momenti più difficile, sa avere impennate di fantasia almeno procedurale-.
La direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, da molti considerata la ‘cattiva’ della trattativa, è dispiaciuta per la rottura dei negoziati con Atene, ma spera di riprenderli così che la Grecia possa attuare "riforme strutturali e fiscali appropriate" con “misure di finanziamento e sostenibilità del debito".
Il ministro delle Finanze austriaco, Hans Jörg Schelling, rettifica un'intervista a Die Presse, che gli attribuisce sul web un giudizio sulla “ineluttabilità del Grexit”, cioè dell’uscita della Grecia dall’euro. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha invitato i leader dei maggiori partiti tedeschi, domani, a un consulto d’emergenza sulla Grecia. Il presidente francese François Hollande convoca un Consiglio dei Ministri. Altri Paesi progettano riunioni ad hoc sul ‘caso Grecia’. In serata, il presidente Usa Barack Obama telefona alla Merkel: “E’ importante che Atene possa proseguire sulla strada delle riforme”.
Le mosse di Atene - Il Governo di Alexis Tsipras ha indetto un referendum per il 5 luglio, così che i cittadini possano decidere se accettare o meno le condizioni di salvataggio proposte dai creditori, cui l’Esecutivo s’oppone.
Nell’attesa della consultazione, Ue, Bce ed Fmi non hanno esteso oltre il 30 giugno i programmi d’aiuto previsti: la Grecia, entro martedì, dovrebbe rimborsare un debito all’Fmi. L’Ue ha oggi pubblicato, per un esercizio di trasparenza, le proposte fatte al governo greco.
Il Consiglio greco per la stabilità finanziaria e successivamente il Governo si sono oggi riuniti e hanno discusso dello stato del sistema bancario nazionale. Istituti di credito e borsa resteranno chiusi domani. Dopo i consulti, Tsipras accusa i partner Ue: “Vogliono soffocare la democrazia”.
L’esito della consultazione del 5 è incerto: sei greci su 10, dicono i sondaggi, appoggiano l’operato del Governo nella trattativa con l’Ue; ma sei greci su 10 paventano l’uscita dall’euro e lo sprofondare del Paese in un baratro di povertà.
Le manovre della Bce - La Banca centrale europea segue l’evolvere della situazione in Grecia, dove la gente continua a ritirare i soldi dalle banche, temendo l’effetto svalutazione con l’uscita dall’euro: la Bce ha deciso di mantenere il livello attuale di liquidità di emergenza per le banche elleniche, ma, in caso di default, fa notare Lorenzo BiniSmaghi, già membro del board della Banca, non potrà più erogare denaro agli istituti di credito.
"Continueremo a lavorare da vicino con la Banca di Grecia e sosteniamo con fermezza l'impegno degli Stati dell’Ue di agire per affrontare le fragilità delle economie della zona euro", assicura il presidente della Bce, Mario Draghi.
I commenti in Italia - In Italia, il Governo e BankItalia ostentano una certa sicurezza che l’impatto del default sarà limitato e che non vi sarà un fenomeno di contagio. Quanto al sistema bancario italiano, l’esposizione verso la Grecia è contenuta –complessivamente un miliardo di euro- e, secondo l’Abi, non dovrebbe creare difficoltà.
Nei commenti politici visioni apocalittiche da fine Ue e fine euro s’intrecciano con analisi meno drastiche. Gli euroscettici denunciano il fallimento dell’integrazione, mentre Debora Serracchiani, vice-segretaria del Pd, afferma che “il Paese è forte e non teme contagi”.
Forza Italia e altre sigle dell’opposizione chiedono al Governo di riferire in Parlamento. Dal Pd, Andrea Cozzolino, un europarlamentare, denuncia l’eccessiva durezza dell’Fmi nell'ultima fase della trattativa greca, che ha condotto allo stallo attuale con un vuoto di cinque giorni tra la fine dell’attuale programma di aiuti e il referendum. Lara Comi, eurodeputata di FI, vede il rischio dell’effetto domino.
La mossa del referendum è invece vista con favore da Sel, che alle europee sostenne la lista Tsipras e che appoggia le mosse di Syriza, il partito greco di sinistra radicale, di cui il premier è il leader. Anche l’M5S approva: "Sicuramente è giusto e corretto dare la parola ai cittadini che sono coinvolti in queste manovre autodistruttive e autolesive”.
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