Nel giorno in cui attacchi scoordinati del terrorismo integralista fanno decine di vittime in Tunisia, Kuwait e Francia, e amplificano in tutta Europa sentimenti di paura e d’insicurezza, artatamente alimentati dal vociare di chi avalla la falsa equazione “migranti = terrorismo”, suona ancora più stonato e vacuo il farfugliare dell’Unione sulla politica dell’immigrazione. A conti fatti, i leader si dichiarano ovviamente soddisfatti del risultato raggiunto, perché “anche lo scontro è positivo”.
E scontro c’è stato,
nella notte tra giovedì e venerdì’, anche se il premier Renzi sostiene di non
avere mai alzato la voce. E ieri le notizie degli attentati –le prime dalla
Francia- hanno consigliato ai leader di mettere la sordina alle divisioni.
A lavori conclusi, il
presidente del Consiglio europeo Donald Tusk annuncia: "Abbiamo concordato
che 40 mila persone con diritto d’asilo saranno ricollocate da Grecia e Italia
verso altri Stati nei prossimi due anni. I ministri degli Interni definiranno
lo schema entro la fine di luglio. Altre 20 mila che attualmente sono fuori
dall’Ue saranno reinsediate. In totale, fanno 60 mila persone". Tusk
aggiunge: "Tutti gli Stati membri si sono impegnati" a farsi carico
del problema, ma molti non intendono accettare rifugiati.
Di positivo, c’è la
decisione di ricollocare 40 mila persone giunte dopo il 15 aprile da Siria ed
Eritrea in Italia -24 mila- e Grecia -16 mila-. Di negativo, c’è che modi e tempi
della ricollocazione restano da definire: non ci sono quote, né vincoli. Ci
dovranno pensare i ministri dell’interno dei 28, che si riuniranno a Bruxelles
la prossima settimana: Renzi passa così il cerino ad Alfano.
E’ improbabile che
basti una riunione per risolvere il puzzle, con Paesi che non ne vogliono
sapere: Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca possono chiamarsi fuori, in forza
del Trattato; gli Stati dell’Europa dell’Est, dai Balcani al Baltico
recalcitrano; e quelli che ci stanno, come la Germania, vogliono decidere loro
quanti prenderne. Il 1° luglio, Renzi vedrà a Berlino la cancelliera Merkel.
I leader hanno
concesso un’esenzione totale all’Ungheria, che al flusso di migranti via terra
vuole rispondere con un muro al confine con la Serbia, e un’esenzione parziale
alla Bulgaria.
Dopo la discussione
sull’immigrazione protrattasi fino alle 3 del mattino di ieri, Renzi ha ammesso:
“Abbiamo sostenuto che l'accordo doveva essere molto più ambizioso rispetto
alla cifra di 40 mila. Tuttavia è un primo passo per potere dire che c'è
finalmente una politica europea. C’era chi voleva che l'accordo fosse solo 'su
base volontaria'. Sono felice che questa espressione non ci sia nel documento
ufficiale".
I toni sono stati
piuttosto accesi. "La discussione è stata lunga, con momenti di tensione,
il che è legittimo", ha spiegato il presidente Hollande. Renzi ha puntato i
piedi sui 40 mila. "Se non siamo d'accordo su 40 mila, non siete degni di
chiamarvi Europa", ha detto ai suoi colleghi, aggiungendo: "Se questa
e la vostra idea di Europa, tenetevela: non è possibile che ci trasformiamo
nella patria degli egoismi, o c'è solidarietà, o non stiamo a perdere tempo".
Litigano pure Tusk, che chiede l’unanimità, e il presidente della Commissione
europea Jean-Claude Juncker, che vuole decidere a maggioranza.
Il negoziato sulla Grecia
e i litigi sui migranti soffocano il dibattito su altri temi del contenzioso Ue:
il referendum britannico prossimo venturo –per evitarlo, Londra chiede di
rinegoziare le condizioni di adesione- e la necessità di rafforzare la
governance europea. Se ne riparlerà quando l’Unione viaggerà in acque più
tranquille, se mai uscirà dai marosi.
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