Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/06/2015
Sull’immigrazione,
stiamo litigando con tutti, in Europa. E con noi stessi, in Italia. Difficile dire
se, per il Governo, sia più complicata la riunione di oggi a Lussemburgo fra i
ministri dell’interno dei 28 o quella di domani a Roma con le Regioni. E il
Piano B ‘minacciato’ ai partner dal premier Renzi non ha più credibilità prima
ancora d’essere enunciato, tra i lazzi del M5S (“Ci siamo persi il Piano A”) e
le pretese di primogenitura della Lega (“Noi l’avevamo già proposto nel 2011”).
Peccato che l’Ue l’abbia pure già bocciato, nel 2011.
Saranno dieci giorni caldi sul
fronte immigrazione, di qui al vertice europeo del 25 e 26 giugno. Se una
burrasca in mare non li trasformerà in giorni tragici. Renzi alza il tono del
confronto con la Francia, che però rifiuta giustamente l’accusa di violare gli
accordi di Schengen: chi li viola è l’Italia, che non identifica gli immigrati
e non separa i richiedenti asilo dagli ‘irregolari’, quasi incoraggiandone la
fuga verso il Nord, là dove vogliono arrivare eritrei e siriani e quant’altri,
specie in Germania e in Svezia.
Da Bruxelles, la Commissione europea
mette in chiaro di non sapere nulla di un Piano B. Ma non resta passiva: il
responsabile per l’immigrazione, Avramopoulos, invia ai ministri una lettera, invitandoli
a incrementare la politica dei ritorni, che prevede di rimandare indietro i
migranti che non hanno titolo per presentare richiesta di asilo, facendo invece
spazio ai rifugiati. E insiste per una ridistribuzione dei richiedenti asilo.
Lo
scontro tra Italia e Francia è acuto soprattutto a Ventimiglia: il ministro Alfano
ha intenzione di mostrare ai colleghi a Lussemburgo una cartellina di foto. E
il premier Renzi sembra tentato dal colpo di mano: se non si trova una
soluzione all'altezza dell'Europa, dice, “faremo da soli" –ma che
significa?-, parlando di "atteggiamento muscolare", che “non paga”,
da parte di "alcuni Paesi amici". Però, non pagano neppure le
divisioni interne, le battute vuote, la diplomazia asimmetrica di un premier
che replica al ministro dell’Interno francese Cazeneuve.
La
Francia viola gli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone
in Europa, è la posizione dell’Italia, governo e opposizioni per una volta
d’accordo. La replica di Parigi è inappuntabile, in punta di diritto: sono gli
italiani a violare Schengen, perché le regole in vigore prevedono che i
migranti siano identificati e registrati nel Paese d’arrivo. Se non lo sono,
non possono transitare alle frontiere interne dell’Unione. Manca, certo,
l’afflato della solidarietà, come manca tra le Regioni leghiste e il resto
dell’Italia.
Sul
tavolo di Lussemburgo, oggi, c'è la questione della redistribuzione dei richiedenti
asilo tra i vari Paesi Ue: si prevede solo una discussione, in attesa di
eventuali decisioni –comunque non facili- del Vertice europeo del 25 e 26
giugno. Secondo la proposta della Commissione, 24mila persone che attualmente
sono in Italia dovrebbero essere accolte dagli altri Paesi (insieme ad altre
16mila dalla Grecia). Un numero giudicato "largamente insufficiente"
da Renzi.
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