Scritto per Il Fatto Quotidiano e, in versione diversa, Metro del 10/06/2015
La Russia, specie la Russia spigolosa
del presidente Putin, ha spesso messo alla prova le doti d’equilibrista della
diplomazia d’un Paese inserito nelle alleanza occidentali, come l’Italia, ma
interessato a flirtare con un importante partner economico, commerciale,
energetico. L’esercizio è relativamente semplice, quando tra Mosca e i tuoi
partner e alleati americani ed europei è tutto rose e fiori; ma diventa complicato
quando i rapporti s’incrinano, i toni s’inaspriscono e arriva una crisi come
quella dell’Ucraina. Lì si tratta di camminare sul filo, con il rischio di cadere.
Oggi, siamo esattamente in questa
situazione. E Putin, probabilmente a corto d’alternative, sembra proprio
scegliere l’Italia come interlocutore privilegiato, mettendoci più in difficoltà
che facendoci un favore. Il ministro Gentiloni è stato l’ultimo occidentale a Mosca prima
del G7 in Baviera, senza la Russia, in punizione per la crisi ucraina per il
secondo anno consecutivo. E, conclusosi il Vertice, Putin è già in Italia: al
mattino all’Expo per la giornata della Russia, dove incontra il premier Renzi (visita
congiunta ai padiglioni russo e italiano e colloquio
a Palazzo Italia, poi conferenza stampa congiunta e lunch); nel pomeriggio, a Roma, al Quirinale, ma pure a Palazzo Grazioli, per
una cena e magari una serata con l’amico di tante bisbocce Silvio Berlusconi. E,
ovviamente, c’è l’incontro in Vaticano con Papa Francesco.
A fare da cuscinetto tra l’Occidente e la
Russia, però, il premier Renzi neppure ci prova. Al Vertice, con Putin sono stati
tutti duri. In questo contesto, osserva Stefano Silvestri, uno dei maggiori
esperti italiani di relazioni internazionali, "l'Italia non può più fare da mosca cocchiera” verso Mosca, “né
puntare soltanto a una politica degli affari, ma può, in larga sintonia con
Germania e Francia, delineare le caratteristiche di un rapporto più civile con
Mosca".
Da escludere negoziati per
l’Ucraina. Del resto, quando c’è da discutere davvero, Putin chiama piuttosto a
testimoni la Merkel e Hollande. “Non
credo alle mediazioni – spiega Silvestri -: l'Italia s’è schierata sia al G7
che nell'Ue e gli alleati vedrebbero un tentativo
di mediazione italiano come una rottura del fronte comune”. L'Italia, però, può
avere un ruolo nel ribadire i limiti del confronto con la Russia, ad esempio
escludendo l'ingresso dell'Ucraina nella Nato, o lavorando per un accordo
Ue-Ucraina che tenga conto degli interessi economici e industriali russi. Della
tradizione posizione ‘filo-russa’ attribuitaci, “resta certamente l'interesse
economico e commerciale, e resta l'opposizione ad una politica che punti al
muro contro muro”. E nel Mediterraneo Mosca, che ha la sua influenza, può
essere d’aiuto.
Con Papa Francesco, attento al
ginepraio delle Chiese orientali, Putin cerca più che altro una foto che lo
rilegittimi sulla scena mondiale. Crisi ucraina e situazione dei cristiani in Medio Oriente
sono gli argomenti che potrebbero essere affrontati nel faccia a faccia il
pontefice e il presidente, che s’incontrano per la seconda volta – la prima fu
nel novembre 2013, nel pieno della crisi siriana -. Nebbia sulle voci d’un invito a Mosca o d’un incontro
con il patriarca ortodosso: progetto che passa di papa in papa senza
realizzarsi, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI a Francesco.
Il Pontefice, dice Silvestri, desidera “stabilire rapporti più stretti con il Patriarcato autocefalo moscovita”, specie in vista del Sinodo delle chiese orientali dell'anno prossimo a Istanbul. Questa è, per Putin, la quinta volta alla Santa Sede: tante visite, per un Paese con 600 mila cattolici appena.
Il Pontefice, dice Silvestri, desidera “stabilire rapporti più stretti con il Patriarcato autocefalo moscovita”, specie in vista del Sinodo delle chiese orientali dell'anno prossimo a Istanbul. Questa è, per Putin, la quinta volta alla Santa Sede: tante visite, per un Paese con 600 mila cattolici appena.
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