Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/10/2016
La decisione venne effettivamente presa al Vertice
della Nato a Varsavia, ai primi di luglio. Ma che negli avamposti della Nato ai
confini della Russia, messi su per tenere bordone ai risentimenti anti-russi
dei Baltici e della Polonia, ci sarebbero pure stati militari italiani non era
per nulla chiaro. Ci pensa il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens
Stoltenberg, in visita in Italia, a renderlo pubblico. I ministri degli Esteri
e della Difesa Gentiloni e Pinotti confermano: 140 soldati italiani
concorreranno a formare una forza di 4000 uomini circa che, nei prossime mesi,
pare dalla primavera del 2017, andrà a schierarsi in Lettonia.
"Sarete parte di uno dei quattro battaglioni alleati schierati nei
Paesi baltici", fa sapere Stoltenberg, prima in un'intervista alla Stampa,
poi parlando al Nato Defense College di Roma – Gentiloni gli è accanto -.
Non è guerra. Ma è sicuramente di nuovo Guerra Fredda.
Anche se siamo ancora ai preparativi: non c’è fretta che i battaglioni
diventino operativi. Un segno in più, se ce ne fosse bisogno, che la mossa è
politica e non risponde a esigenze militari reali: se la Russia volesse
compiere iniziative ostili verso i Baltici e la Nato, non sarebbe un avamposto
da deserto dei Tartari a fermarla; né Mosca teme il potenziale offensivo dei
battaglioni alleati.
La reazione del Cremlino è, come prevedibile, pronta, irritata,
dura, come era stata dopo il Vertice di Varsavia: “La politica della Nato è
distruttiva: crea linee di divisione nuove in Europa …, invece di cercare di
incoraggiare profonde e solide relazioni di buon vicinato”. Non che Mosca
faccia molto di segno opposto, con l’escalation di provocazioni in Ucraina
segnalata da fonti alleate.
La vicenda getta un’ulteriore ombra sui colloqui, oggi,
a Losanna, sulla Siria, fra i responsabili degli Esteri di Usa e Russia Kerry e
Lavrov e di altre potenze regionali.
Il ministro Gentiloni spiega che la mossa della Nato
“non è un’aggressione” ed è un contributo dell’Alleanza alla serenità dei Baltici,
che, dopo la vicenda ucraina, sono sempre più inquieti dell’orso russo. La
decisione “non ha nessun rapporto con le tensioni sulla Siria” né “rappresenta
un’interruzione del dialogo con la Russia” – però né lo schieramento di soldati
al confine né l’inasprimento di cui si parla delle sanzioni sono misure che
incoraggiano il dialogo -.
Il norvegese Stoltenberg chiarisce: “La Russia è
sempre più assertiva e imprevedibile e ha schierato sistemi missilistici vicino
al confine con Paesi Nato”, che sono “profondamente preoccupati”. I fatti sono
recenti: pochi giorni or sono, Mosca ha fatto sapere di aver spostato missili Iskander-M
nell’enclave baltica di Kaliningrad. Ed ha pure trasferito nel porto di Tartus in
Siria componenti del sistema antimissili S-300.
Il ministro Pinotti illustra le modalità d’attuazione
della decisioni di Varsavia: “Si tratta di avere delle ‘forze di rassicurazione’
nei Paesi baltici, non permanenti e a rotazione, proprio per non dare l’idea
che si ricrea una cortina da guerra fredda… Alcuni Paesi saranno leader, come
Canada, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, che sono i responsabili dei
contingenti. Il Canada ci ha chiesto se l’Italia poteva contribuire e noi
abbiamo detto sì”. Ma "la politica dell'Italia è che con la Russia
ci vuole il dialogo".
In Italia, le opposizioni levano critiche, denunciano
i ‘giochi di guerra’ del governo e l’allentamento del dialogo privilegiato con
Mosca che avremmo avuto in passato. Beppe Grillo denuncia l’ “azione del
governo sconsiderata” che “ci espone al rischio della guerra”, “senza
consultare i cittadini”. E Alessandro Di Battista chiama in causa "Renzi
e Napolitano” che “chinano la testa”. Matteo Salvini parla di
una “follia anti-Russia”, Giorgia Meloni di “un’idiozia”, FI e altri chiedono
che il governo riferisca in Parlamento.
I quattro battaglioni multinazionale ‘residenti a rotazione’ in Polonia e nei Paesi Baltici sono parte del rafforzamento della forza di reazione rapida Nato, deciso nel febbraio 2015. I nuovi avamposti alleati sono la risposta agli atteggiamenti aggressivi della Russia, specie in Ucraina.
I quattro battaglioni multinazionale ‘residenti a rotazione’ in Polonia e nei Paesi Baltici sono parte del rafforzamento della forza di reazione rapida Nato, deciso nel febbraio 2015. I nuovi avamposti alleati sono la risposta agli atteggiamenti aggressivi della Russia, specie in Ucraina.
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