Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net lo 09/10/2016
Mentre Hillary Clinton chiama a raccolta l’elettorato
femminile contro Donald Trump ("Le donne hanno il potere di fermarlo",
scrive su Twitter, riprendendo stralci del video in cui il magnate usa frasi
sessiste), il candidato repubblicano cerca di stroncare la marea che monta di
voci e pressioni per un suo ritiro: "Le possibilità che io molli sono pari
a zero", è categorico in un tweet; e, ancora, "Il sostegno verso di
me è incredibile", dice, mentre "i media e l'establishment mi
vogliono fuori dalla corsa. Ma io non lascerò mai la corsa e non lascerò mai i
miei sostenitori" – tutto maiuscolo -.
Lo showman, ieri, è anche sceso in strada, davanti
alla Trump Tower, sulla Quinta Strada, a salutare i suoi fan, in una pausa
della preparazione del dibattito televisivo di questa sera con Hillary. Ci sono
stati momenti di caos: circondato da un cordone di agenti della polizia, Trump,
alla sua prima sortita pubblica dopo la pubblicazione del video, ha salutato la
piccola folla, decine di persone e curiosi. Ci sono stati cori di sostenitori,
ma anche fischi di contestatori. Dopo pochi minuti, Trump è rientrato nella lobby
del suo palazzo.
In una intervista al Wall Street Journal, Trump insiste
che non abbandonerà mai la corsa, come pure molti gli chiedono di fare nel
partito repubblicano: "Non mi ritererò mai - afferma Trump -, non mi sono
mai ritirato nella mia vita … La gente mi sta chiamando e mi dice di non
pensare a niente altro che andare avanti", prosegue, ripetendo che chi gli
chiede di farsi da parte “non ha idea del sostegno che ho da parte della
gente".
Certo, lo stesso sostegno non ha nel partito
repubblicano. A cominciare dal suo vice Mike Pence, che non va a sostituirlo a
un evento in Wisconsin, dove doveva esserci lo speaker della Camera, Paul Ryan,
che ha pure dato forfait. Il governatore dell’Indiana viene descritto dai
giornalisti che lo seguono come fuori di sé dalla rabbia; e anche la moglie
Karen sarebbe furiosa.
Dopo ore di silenzio, Pence pubblica una dichiarazione
dura, ma non di rottura: "Non posso tollerare o giustificare le parole di
Donald Trump sulle donne e non posso difenderlo …Come marito e come padre mi
sento offeso dalle sue parole e dalle sue azioni". Ma il candidato vice,
poi, sottolinea come sia stato positivo che il magnate abbia chiesto scusa al
popolo americano: "Prego per la sua famiglia e per l'opportunità che nel
secondo dibattito avrà di mostrare davanti al Paese cosa c'è realmente nel suo
cuore".
Lo stesso schema - condanna, dissociazione, ma anche
superamento dello scandalo – della reazione della moglie di Trump, Melania: “Le
parole di mio marito sono inaccettabili e offensive", ma "quello che
ha detto non appartiene all'uomo che conosco”. Melania spera che la gente ne
accetti le scuse: “Il suo cuore e la sua mente sono quelli di un leader”.
Lo difende la figlia Ivanka, la più vicina a lui nella
campagna: "Non è un palpeggiatore (come
titolava ieri il New York Times, ndr), per le donne ha un rispetto
assoluto". Ivanka riconosce, però, che le parole del video sono
inquietanti e si preoccupa del discredito che ne deriva al padre. Che, stando a
un’altra registrazione, questa del 2006 e scovata dalla Cnn, parla di lei in
questi termini: “Mi va bene se chiamano mia figlia Ivanka una bella gnocca” dice
al conduttore radiofonico Howard Stern; e poi spiega come una donna vada
'mollata' dopo i 35 anni.
Lo schema ‘condanna – assoluzione’ non si ritrova,
invece, nelle prese di posizione di sempre più numerosi esponenti repubblicani.
Mitt Romney, il candidato 2012, uno dei suoi più fieri oppositori interni, è “sconcertato”.
John McCain, candidato 2008, gli ritira l’appoggio, che era sempre stato
tiepido. Condoleezza Rice, ex segretario di Stato, pensa che dovrebbe lasciare
e dice: ''Come repubblicana mi auguro di sostenere qualcuno che ha la dignità e
la statura per essere presidente della più grande democrazia della Terra''.
E Arnold Schwarzenegger, ex governatore della
California, repubblicano, non voterà per Trump: sarà la prima volta, da quando nel
1983 è cittadino americano, che non voterà repubblicano. "Sono fiero di
definirmi repubblicano, ma c'è un'etichetta cui tengo più d’ogni altra cosa, e
cioè l'essere americano", afferma in una nota. L’attore, sostenitore nelle
primarie di John Kasich, non sa ancora chi voterà, ma considera un "dovere
dei repubblicani dare la precedenza al Paese piuttosto che al partito".
Dal mondo del cinema, arriva poi l’affondo anti-Trump di Robert De Niro: in un video, lo definisce "cane, maiale, truffatore". Si tratta di stralci di uno spot elettorale: "E' così stupido. E' un artista della stronzata, un disastro nazionale", dice De Niro, visibilmente contrariato. "Mi fa arrabbiare che questo Paese sia arrivato al punto di consentire a quest'idiota di arrivare sin qui”. E ancora: "Dice che prenderebbe la gente a pugni in faccia. A me piacerebbe prenderlo a pugni". Infine: 'E questo genere di persona che vogliamo presidente? Penso di no". (fonti vv – gp)
Dal mondo del cinema, arriva poi l’affondo anti-Trump di Robert De Niro: in un video, lo definisce "cane, maiale, truffatore". Si tratta di stralci di uno spot elettorale: "E' così stupido. E' un artista della stronzata, un disastro nazionale", dice De Niro, visibilmente contrariato. "Mi fa arrabbiare che questo Paese sia arrivato al punto di consentire a quest'idiota di arrivare sin qui”. E ancora: "Dice che prenderebbe la gente a pugni in faccia. A me piacerebbe prenderlo a pugni". Infine: 'E questo genere di persona che vogliamo presidente? Penso di no". (fonti vv – gp)
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