Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 21/10/2016, riprendendo in parte l'articolo per Il Fatto Quotidiano del 21/10/2016
Donald
Trump s’accorge d’averla fatta grossa, nel terzo e ultimo dibattito in diretta
televisiva, l’altra sera, con la rivale Hillary Clinton. E, per metterci una
pezza, la combina più grossa: dopo non essersi impegnato a riconoscere l’esito
del voto, quale che esso sia, dice, parlando in Ohio, che lo accetterà “se
vinco io”. Se perde, farà ricorso.
Sui media,
e non solo, è tempesta. Un attacco alla democrazia: così, il New York Times
interpreta la spada di Damocle posta sulle elezioni presidenziali dell’8
Novembre dal rifiuto del magnate d’impegnarsi a riconoscere la propria –
eventuale, ma sempre più probabile – sconfitta. Critiche esprime pure Michelle
Obama, la first lady: “Trump minaccia di ignorare la voce degli elettori”.
Il
principio della transizione senza sussulti da un’Amministrazione all’altra è messo
in discussione per la prima volta nella storia americana. Forse qualcuno gli
tira la giacca. E lui allora se ne esce con la toppa che è peggio del buco: “Se
vinco io, vale. Se perdo, no”. Naturalmente, il suo pubblico applaude
fragorosamente. A Roma, Loretta Lynch, ministro della Giustizia Usa, assicura:
“Il nostro sistema elettorale è sicuro”.
Ieri sera,
i due candidati si sono ritrovati, insieme, ma non accanto, al tradizionale
Alfred E. Smith Dinner al Waldorf Astoria di Manhattan, un banchetto in frac abitualmente nel segno dello humor,
con il cardinale di New York Timothy Dolan a fare gli onori di casa (ed a
separare i due): l’invito era divertire gli ospiti, che avevano pagato 3.000
dollari a testa devoluti in beneficenza alla diocesi. Nel menù della cena c’è
di solito arguzia e ironia, ma questa volta c’è stato pure astio e animosità.
Raccontiamo più avanti l’evento, che prende il nome da un ex governatore dello
Stato di New York, il primo cattolico candidato alla Casa Bianca: è un
appuntamento annuale che, ogni quattro anni, diventa pre-elettorale.
Intanto, spunta
l’ennesima donna – è la decima -, che accusa Trump di molestie, senza però volerlo
denunciare: è un’insegnante di yoga, Karena Virginia, sposata, con due figli, che
dice di essere stata molestata nel 1998 agli US Open di tennis di Flushing Meadows,
a New York. Alle sue resistenze, il magnate le avrebbe detto: “Non sai chi sono
io?”.
Mentre Trump
prova la difficile rimonta, un incoraggiamento viene da Twitter: il 60% dei
cinguettii sul dibattito di mercoledì sera gli era dedicato. Il tema più trattato
era l’atteggiamento con le donne, seguito dal rifiuto di accettare il risultato
del voto. Invece, su Google le voci più ricercate sono state le posizioni dei
candidati su aborto, immigrazione, armi, la Clinton Foundation e quel che
davvero disse Trump sulla guerra in Iraq.
Una grana
arriva dal direttore politico della campagna repubblicana, Jim Murphy, che si
sfila adducendo “ragioni personali”. Lo rivela Politico e lo conferma l’interessato,
senza ulteriormente elaborare sulle ragioni del “passo indietro”. Murphy faceva
da ponte tra il candidato e il partito e doveva dedicarsi, in particolare, agli
Stati in bilico: né l’una né l’altra missione sono state, finora, un successo.
(fonti vv – gp)
Cena di beneficenza al vetriolo - Stretta di mano frettolosa, battute
al vetriolo e anche qualche insulto ieri sera a Manhattan tra Hillary Clinton e
Donald Trump allo Alfred E. Smith Dinner, che l’ANSA racconta così. La cena di
beneficenza è diventata, da quasi 70 anni, un rito della politica americana,
dove i candidati presidenziali, a pochi giorni dell'Election Day, sono invitati
a scambiarsi più facezie che frecciate.
Ma
all'indomani del loro ultimo ruvido duello tv, i due candidati, separati a
tavola solo dal cardinale di New York Timothy Dolan nel ruolo di peace-maker,
hanno offerto una conferma che si detestano in modo insanabile. Dopo la mancata
stretta di mano, il magnate è partito in modo soft: s’è vantato ironicamente d’essere
conosciuto per la sua modestia; quindi ha irriso la Clinton, sostenendo che gli
invitati della serata erano ''la folla più grande della stagione'' per la
candidata democratica e che era la prima volta che Hillary sedeva con e parlava
a leader aziendali senza essere pagata.
L'ex first
lady è stata al gioco, ridendo, ma poi Trump ha abbandonato il fair play e s’è lasciato
andare agli insulti, descrivendo la Clinton come ''corrotta'' e facendo
riferimento alle sue email hackerate, comprese alcune scambiate fra elementi
del suo staff contenenti espressioni offensive verso i cattolici (e per le
quali il cardinale Dolan aveva già sollecitato delle scuse).
Il cambio
di tono non è piaciuto al pubblico. Hillary è comunque rimasta sul terreno dell'ironia:
se non ti piace quello che dico, puoi gridare “wrong”, sbagliato, gli ha detto,
evocando la parola usata dal magnate per negare qualsiasi accusa nei suoi
confronti. ''Ho preso una pausa dal mio rigoroso programma di pennichella per
essere qui'', ha esordito echeggiando le illazioni del repubblicano sulla sua salute
precaria.
''Il
pubblico dovrebbe essermi grato perchè generalmente prendo un sacco di soldi per
discorsi come questo'', ha continuato sullo stesso registro. E ha poi colpito
il re del mattone su uno dei suoi punti deboli, il comportamento verso le
donne. La Clinton ha ancora scherzato sulla sua salute, dicendo che Trump le
aveva mandato molto cavallerescamente un'auto per portarla alla cena: ''Ma in
realtà era un carro funebre''. (ANSA)
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