Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 24/10/2016
Lo scetticismo s’infiltra nel campo dei repubblicani,
mentre i sondaggi confermano, l’uno dopo l’altro, il vantaggio di Hillary
Clinton su Donald Trump: 12 punti, un abisso, secondo la Abc, 50% contro 38% (e
se si guarda alle donne il gap s’allarga, 55% a 35%). La campagna del magnate,
che gioca la carta, un po’ logora, del ‘contratto con l’America’, riconosce: “Siamo
indietro”; e quasi mette le mani avanti, elencando i vantaggi di cui gode l’ex
first lady.
Ma Karl Rove, lo stratega delle vittorie di George W.
Bush nel 2000 e 2004, non crede che Trump possa farcela. Kellyane Conway,
portavoce della campagna del magnate, cerca di mostrare fiducia: "Quando
facciamo i comizi e vediamo la gente, l'impressione è che non è finita",
nonostante Hillary abbia fondi da investire in pubblicità (66 milioni a settembre),
"un marito ex presidente e l’appoggio dell'attuale presidente e della
first lady, tutti molto più popolari di quanto lei possa mai sperare di
essere".
Per quel che conta, il presidente del comitato
nazionale repubblicano Reince Priebus, che ha fatto l’elastico da luglio in
poi, sostenendo Trump, ma prendendone le distanze quando le sparava grosse,
invita i conservatori a votarlo e smorza la minaccia di non accettare l’esito
del voto: “Donald si riferiva al caso di uno scarto minimo”.
Stando così le cose, lo scarto, specie in termini di
Grandi Elettori, rischia di essere largo, specie se la Clinton dovesse
aggiudicarsi Stati in bilico come la Florida, dove, secondo la Cbs, è avanti
(ma solo di tre punti). Trump, invece, guida in Texas, pure di tre punti (ma
perdere in Texas sarebbe un segnale di tracollo per i repubblicani).
Un
‘contratto con l’America’ per 100 giorni – Nel suo ‘contratto con
l’America’ per i primi 100 giorni alla Casa Bianca, presentato a Gettysburg, in
Virginia, dove si svolse una battaglia cruciale della Guerra Civile, Donald
Trump s’impegna a eliminare la corruzione da Washington, a tenere a bada la
Cina, a rinegoziare gli accordi commerciali degli Stati Uniti, a limitare i
termini dei membri del Congresso con un emendamento costituzionale.
Inoltre, in economia il magnate intende rilanciare la
crescita e difendere il lavoro: ''Con il mio piano cresceremo del 4%'', afferma,
promettendo di tagliare le tasse, soprattutto della classe media, porre fine
agli abusi commerciali e dare il via libera all'oleodotto Keystone – bloccato da
Obama -.
Il commento di Hillary Clinton è una stroncatura: “La
rabbia non è un piano”. E la sua campagna definisce il programma del candidato repubblicano
"incoerente e pieno di teorie di cospirazione e d’attacchi ai media, ma
senza risposte per le famiglie".
Un
giornale (di Las Vegas) gioca sul magnate – In questo
clima, ecco un quotidiano – e sono pochi - che scommette su Trump: è il Las
Vegas Review Journal, che sostiene il magnate perché ''capisce quali sono le
condizioni per la crescita e per la creazione di posti di lavoro. Da presidente,
sarebbe amico delle piccole imprese e favorirebbe l'imprenditoria'', afferma il
comitato editoriale del giornale, acquistato l’anno scorso dal miliardario dei
casinò Sheldon Adelson, repubblicano.
Ma la Clinton, che ha con sé tutti i maggiori media
tradizionali, anche alcuni che non s’erano mai schierati o che lo avevano
sempre fatto per i repubblicani, dice di volersi concentrare sulle cosa da fare
senza stare a rispondere al suo rvale: “In questi ultimi giorni metteremo in
evidenza l'importanza di eleggere un democratico – spiega Hillary-: Donald può dire
quello che vuole, correre la campagna che vuole, andare a Gettysburg e dire che
farà causa a tutte le donne che l'hanno accusato. Io continuerò a parlare di
quello che vogliamo fare''.
Ancora la Russia di mezzo – Per la serie ‘piove sul bagnato’, il New York Post, che pure tifa Trump, tira fuori la storia che due ex collaboratori del magnate, Paul Manafort e Rick Gates, avevano rapporti finanziari con una società americana che ha cercato di ottenere dalle autorità russe una commessa in un’attività tesa a spiare i propri cittadini. Secondo le fonti del giornale, la società EyeLock, la cui tecnologia si basa sulla lettura dell’iride, si proponeva di contribuire ad utilizzarla nella metropolitana di Mosca e altrove in Russia per rintracciare ricercati. La vicenda ovviamente rilancia gli interrogativi su legami e conflitti di interesse fra Trump, o almeno suoi collaboratori, ed il presidente russo Vladimir Putin. Manafort era già stato associato in passato ad attività filo-russe, specie in Ucraina. (fonti vv – gp)
Ancora la Russia di mezzo – Per la serie ‘piove sul bagnato’, il New York Post, che pure tifa Trump, tira fuori la storia che due ex collaboratori del magnate, Paul Manafort e Rick Gates, avevano rapporti finanziari con una società americana che ha cercato di ottenere dalle autorità russe una commessa in un’attività tesa a spiare i propri cittadini. Secondo le fonti del giornale, la società EyeLock, la cui tecnologia si basa sulla lettura dell’iride, si proponeva di contribuire ad utilizzarla nella metropolitana di Mosca e altrove in Russia per rintracciare ricercati. La vicenda ovviamente rilancia gli interrogativi su legami e conflitti di interesse fra Trump, o almeno suoi collaboratori, ed il presidente russo Vladimir Putin. Manafort era già stato associato in passato ad attività filo-russe, specie in Ucraina. (fonti vv – gp)
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