Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net lo 06/10/2016, riprendendo pure elementi dell'articolo de Il Fatto Quotidiano dello 06/10/2016
Buone notizie per Hillary Clinton da alcuni degli
Stati in bilico dove è già aperto l’ ‘early voting’, cioè la possibilità di
votare prima dell’Election Day, l’8 Novembre: il manager della campagna dell’ex
first lady, Robert Mook, segnala una "significativa" mobilitazione degli
ispanici in Florida (+ 73% le richieste di voto per corrispondenza rispetto al
2012) e degli afroamericani e ispanici in North Carolina. Ispanici e
afroamericani sono tendenzialmente favorevoli alla Clinton.
Un sondaggio della Monmouth University dà Hillary
avanti di 10 punti su Donald Trump in Pennsylvania e pure avanti in Colorado e,
appunto, North Carolina. Il sito 270towin.com, che prevede l’attribuzione dei
Grandi Elettori ai due candidati, continua, tuttavia, a dare la Clinton a 200 e
Trump a 163, lasciando non assegnati per ora 13 Stati, fra cui i più pesanti
sono proprio, con l’incertissimo Ohio, Pennsylvania e North Carolina.
Chi
vince e chi perde fra i vice - John Podesta, il presidente
della campagna della Clinton, gira, invece, la frittata del dibattito fra i
vice di martedì notte, visto da circa 50 milioni di telespettatori, riconoscendo
che il repubblicano Mike Pence ha vinto, ma sostenendo che Trump “ha perso".
Per Podesta, Pence "è apparso un tipo ragionevole
e piacevole, ma è parso più concentrato sulle sue prospettive presidenziali 2020
che su quelle di Trump nel 2016" e non avrebbe sufficientemente difeso le
posizioni del suo boss. Il vice della Clinton, Tim Kaine, avrebbe invece fatto
il suo lavoro, pur piacendo al pubblico meno di Pence.
La platea del dibattito fra i vice è stata simile a
quella del 2012, secondo dati ancora preliminari. Invece, l’audience del primo
dibattito fra Hillary e Trump il 26 settembre era stata record – 84 milioni di
telespettatori – e ci s’interroga se sarà battuta al secondo round, domenica 8
ottobre.
Media,
anche Atlantic Magazine è pro Hillary - L'Atlantic Magazine dà
uno storico endorsement a Hillary Clinton: nei 159 anni della sua storia, la
prestigiosa rivista l'aveva fatto solo altre due volte, nel 1860 con Abraham Lincoln
e nel 1964 con Lyndon B. Johnson. L'editoriale pro - Clinton contiene un
pesante attacco a Trump, definito "il candidato di un grande partito più ostentatamente
inadatto nei 227 anni di storia della presidenza americana", nonché
"un demagogo, uno xenofobo, un sessista, un ignorante e un bugiardo".
Allo schieramento pro - Clinton della grande stampa
Usa manca finora solo il Wall Street Journal, tendenzialmente conservatore.
Contro Trump, si sono finora schierati, fra gli altri,
NYT, WP, LAT e anche media che non avevano mai sostenuto un candidato, come
USAToday – dichiaratosi contro Trump, ma non pro Hillary -, o che da decenni
sostenevano sempre il candidato repubblicano, come The Dallas Morning News, The
Arizona Republic, The Cincinnati Enquirer.
Pure Vanity Fair ha bocciato il magnate: ''Con le parole
o le azioni, Trump ha promosso la violenza, l'intolleranza, la menzogna e tutto
quello che può essere sbagliato nella società''.
Figlio
di Reagan prende le distanze - Michael Reagan, figlio
dell'ex presidente Ronald Reagan, respinge ogni paragone tra il candidato
repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump e suo padre, come evocato da Mike
Pence nel dibattito con Tim Kaine. Su Twitter, Michael scrive: ''Mio padre non
sosterrebbe questo genere di campagna''; e aggiunge che che se sua madre Nancy
fosse ancora viva voterebbe per Hillary Clinton. ''Se questo è ciò che vuole il
partito repubblicano, lascino fuori noi Reagan''.
Trump ha pure subito attacchi dal vice-presidente Joe
Biden – “non è cattivo, ma è profondamente ignorante” –, mentre il NYT, che ha
il magnate un conto aperto, racconta che, come uomo d’affari, fu sull’orlo
della rovina negli Anni Ottanta. S’è pure saputo che la ‘gola profonda’ che ha
fatto scoprire i magheggi fiscali del candidato repubblicano non aveva mandato
la sua dichiarazione fiscale 1995 solo al Times, ma anche al Daily News, che
però è stato più lento nelle verifiche.
Ma non sono tutte rose e fiori neppure per la candidata democratica, che registra qualche tensione con banchieri di Wall Street, un gruppo che normalmente è vicino ai Clinton. (fonti vv – gp)
Ma non sono tutte rose e fiori neppure per la candidata democratica, che registra qualche tensione con banchieri di Wall Street, un gruppo che normalmente è vicino ai Clinton. (fonti vv – gp)
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