Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/10/2016
L’uomo dei
(quattro) NO in Europa per un SI’ in Italia: dura la vita del premier Renzi,
impegnatosi in uno slalom di contraddizioni con se stesso e con gli
interlocutori internazionali, pur d’acquisire punti al merito del sì al
referendum. A raffica, l’Italia in Europa dice no alle sanzioni alla Russia
sulla Siria; respinge le richieste dell’Ue sulla manovra finanziaria; critica
come da recita a soggetto la posizione
dei partner sull'immigrazione (“A parole tutti bravi, poi vediamo i fatti”); e,
all'Unesco, boccia la risoluzione sul Muro del Pianto osteggiata da Israele –
in realtà, s’astiene, ma Renzi fa poi sapere che quella scelta era sbagliata e
che bisognava votare contro -.
I quattro
NO sono l’immagine d’un Paese che esibisce una quasi inedita politica estera muscolare
– quasi per via di Sigonella e di pochi altri momenti, spesso sbagliati -, dopo
avere per lo più fatto cabotaggio tra arzigogoli e bizantinismi. La scelta
muscolare non significa però rinunciare ai giochi di sponda e all'utilizzo
interno delle posizioni internazionali.
Che Renzi
andasse al Vertice di Bruxelles per battere un pugno sul tavolo metaforico era
chiaro dalla vigilia, quando il premier aveva dichiarato: “La Legge di
Stabilità rispetta le regole europee. Una procedura d’infrazione? Me l’aspetto
per quei Paesi che non partecipano alla redistribuzione dei migranti”. Parole
grosse, rischi modesti, perché il Vertice di Bruxelles, tra giovedì e venerdì,
non era il luogo per discutere la manovra e non era quello delle decisioni
sull'immigrazione – attese a dicembre -.
No alle sanzioni alla Russia – Ravvivando con un tocco di fard la diafana immagine filo-russa della politica estera italiana, quasi rinnegata dalla
promessa d’invio di 140 uomini in un avamposto della Nato in Lettonia, Renzi
guida a Bruxelles il fronte del no alle sanzioni alla Russia sulla Siria –
magari, lo avrà prima spiegato al presidente Obama, nel colloquio di martedì
nello Studio Ovale -.
L’Italia,
che ne subisce forti contraccolpi, non è mai stata incline a colpire con
sanzioni la Russia: lo fa per l’Ucraina, dopo l’annessione della Crimea e il
persistere delle tensioni al confine, ma non è pronta a farlo per la Siria.
A
Bruxelles, passa una posizione attendista, sostenuta dall’Alto Commissario per
la politica estera e di sicurezza comune, l’italiana Federica Mogherini, e in
fondo pure della Francia e della Germania, i cui leader, la vigilia del
Vertice, avevano fatto le ore piccole coi presidenti russo Putin ed ucraino
Poroshenko per ottenere passi avanti nella crisi ucraina. Per quanto strepitino
gli ultra-atlantici, tipo Gran Bretagna, e gli anti-russi, come la Polonia e i
baltici, prevale la linea dell’ ‘aspettiamo e vediamo’.
No alle richieste di correzioni
alla manovra – A
cose fatte, Renzi smorza i contrasti, “la dialettica non è un dramma”, fermo
restando che “la manovra non si cambia” e che “rispondiamo ai cittadini, non
alla tecnocrazia di Bruxelles”. L’incontro bilaterale col presidente della
Commissione europea Jean-Claude Juncker non si fa, ma il ministro Padoan, cui
tocca condurre il negoziato, si dà da fare per smussare gli angoli che il
premier è, invece, tentato di mantenere retti.
Per il ministro,
a Bruxelles non c’è alcun scetticismo sulle misure italiane, ma “un dialogo
costante e una valutazione punto per punto delle misure presentate”. Si attende
una lettera dell’Ue che, come da procedura, conterrà le osservazioni e le
richieste di chiarimenti dell’Esecutivo comunitario: s’andrà avanti così fino
alla primavera, secondo copione, e le drammatizzazioni politiche avranno
esclusive finalità di politica interna.
Migranti e asilo, tutto fermo – Ai partner dell’Ue, Renzi porta
un messaggio di Obama: “L’Ue preoccupa il Mondo”, il dossier migranti è più
delicato dell’emergenza Siria. Al di là della retorica del “ci lasciano soli” e
del ritornello “noi rispettiamo le regole”, non è però l’ora delle decisioni,
anche se l’atteggiamento di molti Paesi dell’Europa centro-orientale non
autorizza ottimismi.
Il premier
trova, comunque, “molto importante” che sia stato approvata, “su proposta
italiana”, l’esigenza di riconoscere, anche solo finanziariamente, lo sforzo
dei Paesi che stanno più subendo l’impatto dei migranti: “Mi pare un bel passo
avanti", più fronte finanziaria che fronte migrazioni.
Il no (mancato) pro Israele – Il premier giudica “allucinante”
la risoluzione dell’Unesco sul Muro del Pianto a Gerusalemme, che nega un
legame tra gli ebrei e quei luoghi loro santi. Peccato, però, che l’Italia si
sia astenuta, nel voto a Parigi, più per consuetudine che per riflessione.
Renzi vuole parlarne con il ministro Gentiloni e, intanto, ottiene il pubblico
grazie del governo israeliano, “Parole importanti”.
Per il
premier, su questioni così cruciali si può rompere l’unità europea. Ma di
questo non deve crucciarsi: l’Ue si divide sempre quando c’è di mezzo Israele,
chi vota con gli Usa contro, chi – tanti – s’astiene e chi, come spesso la
Spagna e la Grecia, votano a favore.
Nessun commento:
Posta un commento