Scritto per EurActiv.it il 10/06/2014, su dispacci d'agenzia
Angela Merkel tiene duro: sola contro tre uomini, la
cancelliera tedesca non cede d’un passo. E Jean-Claude Juncker resta –dice- “il
mio candidato” alla presidenza della Commissione europea.
La Merkel risponde così a chi le chiede se non sia
alla ricerca di un altro candidato, dopo il mini-Vertice (quasi) al Circolo
polare artico con i premier di Svezia, Olanda e Gran Bretagna.
Fredrik Reinfeldt –popolare-, Mark Rutte –liberale- e
David Cameron –conservatore- sono tutti e tre, per motivi diversi, contrari, a
Juncker. Ma la cancelliera taglia corto sulle alternative: “Ho già detto in Germania
–di essere a favore di Juncker, ndr- e non voglio fare altre speculazioni”.
Il che non significa che il discorso sia chiuso. La
stessa Merkel elabora : "Sappiamo che non possiamo decidere da soli: il
Consiglio europeo deve fare una proposta, il Parlamento deve votarla. Siamo
istituzioni diverse e dobbiamo rispettarci".
A sua volta, il Parlamento non può decidere da solo
e deve "rispettare il Trattato”, secondo cui tocca al Consiglio proporre il
candidato alla presidenza della Commissione. Quindi, "si tratta di trovare
un compromesso", conclude la cancelliera.
A riunione terminata, il padrone di casa, lo svedese
Reinfeldt, che ha ricevuto i suoi ospiti nella casa di campagna a Harpsund, un
centinaio di chilometri da Stoccolma, la mette più sulla procedura che sui
nomi: "Pensiamo che occorre prima decidere le priorità della Ue e poi
scegliere i vertici delle istituzioni". Il che potrebbe allungare i tempi.
Se il Vertice europeo del 26 e 27 giugno non
designerà un candidato alla presidenza, sulla cui investitura il Parlamento
europeo dovrebbe poi pronunciarsi a luglio, il boccino della trattativa
passerà, per quanto riguarda i 28, nelle mani dell’Italia, che il 1° luglio
assumerà la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue.
Fino a questo momento, il premier Matteo Renzi,
attualmente in missione in Asia, tra Vietnam, Hong-Kong e Singapore, è stato
freddo sull’ipotesi Juncker, ma s’è tenuto sostanzialmente alla larga dalla
bega, in vista, magari, di potersi giocare qualche carta durante la presidenza
italiana. Anche se la presenza alla presidenza della Banca centrale europea di
Mario Draghi limita i margini di manovra italiani.
Jean-Claude Juncker, ex premier lussemburghese, ed
ex presidente dell’Eurogruppo, è il candidato del Partito popolare alla
presidenza della Commissione europea; ed il Partito popolare ha ottenuto una
maggioranza relativa, nelle elezioni per il Parlamento europeo del 25 maggio,
perdendo però decine di seggi rispetto alla legislatura precedente.
Il Partito socialista europeo, che aveva candidato
il presidente uscente dell’Assemblea di Strasburgo Martin Schulz, ha una ventina
di seggi in meno dei popolari. Insieme, i due partiti hanno oltre 400 dei 751
seggi del nuovo Parlamento.
Se Reinfeldt, Cameron e Rutte sono tutti recisamente
contrari a Juncker, la Merkel è stata finora più sfumata : ribadisce l’appoggio
al candidato popolare ma giudica “irresponsabile” la posizione di chi vorrebbe
ignorare il parere di Londra. E la stampa britannica d’ogni tendenza spinge
Cameron all'intransigenza.
L’incertezza alimenta la ridda delle voci. Dopo
l’ipotesi di una candidatura di Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario
internazionale, ecco quella sempre francese di Pascal Lamy, già capo di
gabinetto di Jacques Delors alla Commissione europea e poi segretario generale
dell’Organizzazione del commercio mondiale. Fronte italiano, ci sarebbe in
caldo, con le riserve già dette, un’ipotesi Enrico Letta.
La riunione di Harpsund si era aperta ieri sera con una
cena e si è conclusa questa mattina, con una conferenza stampa. L’agenda
ufficiale prevedeva discussioni economiche. Infatti, come rilevava Svenska Dagbladet,
quotidiano svedese, Svezia, Olanda, Germania e Gran Bretagna sono gli unici
Paesi Ue a essere nella lista stilata dall'Ocse dei 10 Paesi più competitivi al
Mondo.
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