Scritto per EurActiv.it lo 01/01/2014
1° giugno / 1° luglio, manca un mese esatto all’inizio del
semestre di presidenza di turno italiana del Consiglio dell’Ue: fioccano le
dichiarazioni sull’Europa, anche se non è stato ancora presentato ufficialmente
il programma della presidenza. Ma non è detto che il Governo Renzi rispetti
certi riti.
Nelle ultime ore, anche in vista della Festa della
Repubblica del 2 giugno, le prese di posizione si sono intrecciate. Il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha detto che l’Italia può essere
fiduciosa e parlare a voce alta nell’Unione europea.
Il premier Matteo Renzi, che in un’intervista aveva ieri
sostenuto che l’Italia può diventare leader in Europa, oggi afferma di non
temere le valutazioni economiche della Commissione europea, che saranno rese
note domani. E, intanto, incassa la fiducia del patron della Fiat Sergio
Marchionne, che esprime la speranza che i partner dell’Ue lo ascoltino.
Sono, però, tutte dichiarazioni generiche e politiche, imbevute dell’ottimismo derivante dall’esito delle europee e che non entrano nel vivo delle cose da fare, partendo dalla consapevolezza, espressa dallo stesso Renzi, che la risposta dell’Ue alla crisi non è stata sufficiente e che bisogna tracciare una nuova politica economica, avendo come priorità il lavoro.
Sul valzer delle poltrone europee, che comunque segnerà il
semestre dell’Italia, Renzi continua, invece, a ostentare un certo distacco:
non si impegna né pro né contro Jean Claude Juncker, ex premier lussemburghese,
alla presidenza della Commissione europea, mentre, su quel nome, sarebbe in atto un braccio di ferro tra la
cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier britannico David Cameron, che
avrebbe minacciato di lasciare l’Unione, se Juncker la spunta.
Il più concreto, sui contenuti della presidenza italiana, è
stato, negli ultimi giorni, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. E
un’incursione dialettica l’ha fatta pure Mario Monti, l’ex premier, secondo cui
Renzi porta avanti quella che fu la sua linea politica, disciplina dei conti e
riforme strutturali, binomio necessario per sentire in Europa la propria voce.
Secondo Padoan, l’Ue, dopo le europee, è a un bivio e
l’Italia può fare la differenza, spingendo verso misure innovative per crescita
e occupazione, che restano le priorità. Padoan sostiene, e soprattutto spera,
che i risultati delle elezioni consentano alla crescita di diventare la
priorità dell’Ue, nei fatti e non solo a parole, e suggerisce che i Paesi che
fanno le riforme godano di un profilo di bilancio in qualche modo privilegiato.
Questa battaglia italiana, dall’esito incerto, sarà uno dei
ritornelli della presidenza. Il governo la affronta con una accresciuta
legittimità politica. Ma ciò non basta a garantire il successo: ci vogliono
anche conoscenza dei dossier e capacità di costruire alleanze punto per punto.
Nessun commento:
Posta un commento