Scritto per EurActiv lo 05/06/2014
La
Commissione europea stima a un po’ più di mezzo punto del Pil, intorno allo
0,7% / 0,8 %, lo sforzo aggiuntivo che l’Italia dovrebbe fare per rispettare a
pieno le regole di bilancio dell’Ue, al di là di quanto già annunciato in
materia di spending review e privatizzazioni. Lo indicano fonti sicure che
chiedono di non essere citate.
Lo snodo è il raggiungimento del pareggio di
bilancio strutturale. Le fonti riconoscono impegnativo per il 2015 il rispetto
da parte dell’Italia dei vincoli del debito, che pure il governo
sostanzialmente prevede. Per il 2014, i conti possono pure tornare, anche se
l’Ue avrebbe magari voluto di più. Ma il 2015 s’annuncia critico.
Dopo la pubblicazione, lunedì, delle raccomandazioni
della Commissione all’Italia, il prossimo ‘showdown’ tra Esecutivo comunitario
e Governo italiano potrebbe avvenire a novembre, dopo la presentazione del
disegno di legge di stabilità.
“Ci possiamo aspettare –dicono le fonti- un
passaggio difficile nella primavera 2015”, se l’Esecutivo di Bruxelles
arrivasse alla conclusione che l’Italia non ce la farà a rispettare i parametri
e stimasse necessaria una manovra supplementare.
La situazione transitoria delle Istituzioni
comunitarie in questo momento può avere suggerito, nella stesura finale delle
raccomandazioni, qualche forma di reticenza ed auto-censura. Il commissario
Olli Rehn, che le ha presentate, era appena rientrato da un congedo elettorale
e vede il suo futuro nel Parlamento europeo e non più nella Commissione. E, in
autunno, il nuovo Esecutivo sarà in fase di formazione e di insediamento e,
quindi, non nel pieno della sua forza politica.
In un contesto del genere, quando viene un po’ meno
la discrezionalità politica, le regole finiscono per contare di più. Ed è pure
possibile che, già nelle prossime settimane, quando l’Ecofin discuterà le
raccomandazioni, alcuni governi Ue esprimano, nei confronti dell’Italia,
posizioni meno morbide di quelle della Commissione.
All’Italia, viene soprattutto contestato un deficit
di attuazione tra le cose dette e quelle fatte: nel triennio 2011/2013, oltre
la metà dei decreti attuativi non sono stati fatti o non sono stati rispettati.
E, sul fronte del lavoro e della giustizia, ma anche della semplificazione e
della liberalizzazione, le iniziative si sono talora sovrapposte le une alle
altre, invece di innestarsi l’una sull’altra, anche quando la direzione era, a
parere della Commissione, giusta.
Nessun commento:
Posta un commento