Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/02/2015
Lo Stato islamico annuncia
la morte della donna ostaggio americana, di cui aveva parlato giorni fa il
presidente Obama, in un raid aereo giordano. E il tono spavaldo dei bollettini
di guerra giordani, “Stiamo bombardando le
postazioni degli jihadisti in Siria con decine di aerei", acquista il
sapore d’una tragica beffa.
Impossibile dire, al momento, quale sia
davvero stata la sorte della cooperante Kayla Jean Mueller, la notizia della
cui morte sotto le bombe viene intercettata dal Site, il sito che monitora sul
web le comunicazioni degli integralisti. La direttrice Rita Katz riferisce che Kayla, la cui identità
non era finora stata rivelata, sarebbe “rimasta uccisa quando un aereo giordano ha colpito
l’edificio dov’era, nel governatorato di Raqqa, in Siria", senza però
escludere che la giovane, 26 anni, sia stata uccisa dagli jihadisti. Fonti
giordane bollano la notizia come una “trovata pubblicitaria” della propaganda
del Califfato e la Casa Bianca nicchia, "Non ci sono prove".
La reazione giordana
alla barbara esecuzione del pilota Muath al-Kassasbeh,
arso vivo, è durissima: gli attacchi aerei, reiterati, contro lo Stato islamico
sono parte dell’operazione ‘Martire Muath’. Le fonti non dettagliano gli
obiettivi dei raid, ma dicono che "tutti sono stati distrutti”: “Sono
stati colpiti campi di addestramento e depositi di munizioni ed armi … E questo
è solo l'inizio della nostra vendetta".
Per il momento, la fermezza del re
Abdallah II, che si fa ritrarre in mimetica in foto di guerra, tiene il Paese
unito. Ma in Giordania circa la metà degli oltre 6 milioni d’abitanti sono
esuli palestinesi o loro discendenti: anche per questo, nel 1991, re Hussein,
il padre dell’attuale sovrano, restò fuori dalla Guerra del Golfo contro l’Iraq
che aveva invaso e annesso il Kuwait.
La regina Rania, una donna dal fascino
straordinario, manifesta ad Amman, con migliaia di persone che, dopo la preghiera
del Venerdì, gridano ‘viva il re’ e ‘abbasso il Califfo’. Giovedì, i sovrani avevano
reso visita alla moglie del pilota ucciso: la foto di Rania che abbraccia la
vedova, portando il velo bianco in segno di lutto, è un’icona sul web. Al
rientro dai raid, i caccia hanno sorvolato Karak, la città di Muath, per un
omaggio alla famiglia ed ai reali.
Ma, in tutta la Regione, l’effetto
disgregante del Califfato è evidente. Gli Emirati Arabi Uniti si sono
discretamente sfilati dalla coalizione internazionale. E, nello Yemen, i ribelli sciiti Houthi annunciano
di avere sciolto il Parlamento e di controllare il Paese, dove i terroristi di al
Qaeda, sunniti, hanno da sempre santuari, basi e centri d’indottrinamento e
addestramento. Gli Houthi avevano occupato la capitale Sanaa a settembre. A
gennaio, dopo scontri con vittime, il presidente Abed Rabbo Mansour Hadi, per
gli americani un alleato nella lotta al terrorismo, e i suoi ministri s’erano
dimessi: da allora sono agli arresti domiciliari.
Per quanto
intensificati, gli attacchi aerei americani, giordani e degli altri alleati non
sono sufficienti a “sradicare” gli jihadisti dal territorio che occupano tra
Siria e Iraq. Dopo avere giustiziato mercoledì all’alba
due terroristi -Sajida al-Rishawi, una donna, era stata al centro di un
negoziato per uno scambio con il pilota-, i giordani, avrebbero causato la
morte di decine di miliziani, tra cui un comandante noto come ‘il Principe di
Ninive’.
I militari americani
sono convinti che, per vincere, bisogna mettere “gli scarponi sul terreno”,
cioè mandare truppe di terra. Il presidente Obama non ha ancora deciso, anche
se il Congresso sembra incline a dargliene l’autorizzazione. A questo punto, potrebbero essere i giordani a intervenire. E il
ministro degli Esteri Nasser Joudeh conferma alla Cnn l'intento di "dare
la caccia con tutte le forze ai terroristi, ovunque siano". Ma quando gli
viene chiesto se Amman sia pronta anche a operazioni di terra, il ministro
diventa evasivo: "Ogni membro del Califfato è un obiettivo per noi … Daremo
loro la caccia e li sradicheremo. Siamo in prima linea, questa é la nostra
battaglia". Al Jazira attribuisce alla Giordania l’intenzione di condurre
gli jihadisti “alle porte dell’inferno”.
"La Giordania –scrive il quotidiano
governativo Al-Rai- metterà in atto una guerra a tutto campo". Ma per ‘The
Jordan Times’ sono più probabili operazioni delle forze speciali. Un’offensiva
di terra giordana sarebbe una svolta: Amman non schiera truppe in un conflitto dal
1973, quando il regno hashemita invio soldati in Siria contro Israele nella
Guerra dello Yom Kippur.
Ora, invece, il premier Netanyahu telefona al re Abdallah per fargli
le condoglianze per l’uccisione del pilota. Le cui atroci modalità si ripetono:
gli jihadisti avrebbero dato fuoco ieri a cinque
civili accusati di collaborare con le forze irachene nel villaggio di Dulab,
nella provincia di Anbar. Lo riferisce ‘Radio Free Iraq’: i miliziani avrebbero
costretto i residenti ad assistere all'esecuzione.
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