Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu lo 02/02/2015
2015/02/02
- Il più conservatore è un ‘libertario’ di cui sentiremo molto parlare nelle
primarie repubblicane – queste 2016 e altre prossime venture -: Rand Paul,
senatore del Kentucky, figlio di quel Ron Paul, deputato del Texas, più volte
candidato alla Casa Bianca per il partito libertario –appunto- ed anche in
lizza per la nomination repubblicana –nel 2012, fu l’ultimo a cedere a Romney-.
Il più ‘liberal’ è un senatore del Vermont, Bernie Sanders, che si
autodefinisce “un democratico socialista” e che prospetta agli americani una
democrazia “alla scandinava” –lui sarà poco più di una meteora-. L’esercizio di
catalogare dal più conservatore al più liberal i potenziali candidati alle
nominations dei due maggiori partiti è di Crowdpac, un sito di ricercatori della
Stanford University, che analizza i voti e le dichiarazioni dei candidati e
anche da chi hanno ricevuto sostegno finanziario nella loro attività politica.
Utilizzando un algoritmo concepito ad hoc, Crowdpac attribuisce una valutazione
ad ogni candidato, da 10 C –il massimo del conservatorismo: Paul è addirittura
‘fuori scala’, 10,16- a 10L –il massimo del ‘liberal’ –Sanders arriva a 8,3-.
Detto delle estreme dei due schieramenti, vediamo chi sta più al centro: il
meno conservatore dei repubblicani è il governatore del New Jersey Bill
Christie, a 2,5 C, uno degli outsiders della corsa; il meno ‘liberal’ dei
democratici è il vice-presidente Joe Biden, a 4,4. Ciascuno può riscontrare il
posizionamento del proprio beniamino, se ne ha uno. I favoriti dove si situano?
Nel campo democratico, meno affollato, Hillary Clinton, a 6,4, sta quasi
esattamente a metà strada tra Biden e la senatrice del Massachussetts Elizabeth
Warren (8,2). Nel campo repubblicano, con una ventina di nomi – e non sono
tutti -, Jeb Bush è fra i meno conservatori, a 4,2, mentre Mitt Romney, che
però s’è nel frattempo tirato fuori, è a 5,0. Tranne Christie e Jon Huntsmann,
l’ex ambasciatore degli Usa in Cina, sono tutti più conservatori di Jeb. Stupisce,
ma relativamente, che nessuno occupi decisamente il centro dello schieramento
globale, che è decisivo per la conquista della Casa Bianca. In realtà, i
candidati alla nomination devono posizionarsi piuttosto sul centro del loro ambito
di riferimento, mentre i candidati alla presidenza tendono poi a spostarsi al
centro dello schieramento globale, per conquistare i voti dei ‘centristi’ e
degli indecisi. (gp)
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