Scritto per il Fatto Quotidiano del 15/02/2015
“E’ pazzesco pensare
che si possa intervenire in Libia, sia pure nell'ambito di una missione
dell’Onu”, che, comunque, nessuno ha ancora deciso, ammesso che lo sia mai. “E’
un’idea terribile, anche se non mi meraviglia, visto che Renzi e Gentiloni sono
personaggi di quinti livello che non sanno nulla… Laggiù, ci sono tante armi da
distruggere il Paese, Gheddafi aveva costituito arsenali immensi e micidiali”.
Angelo del Boca,
scrittore, giornalista, storico, è il maggiore conoscitore italiano della Libia:
denunciò per primo le atrocità italiane durante la conquista e la
colonizzazione in Libia, come pure in Etiopia, anche con i bombardamenti su
centri abitati e l’uso dei gas, campi di concentramento e deportazioni.
Partigiano non ancora ventenne, sta per pubblicare “E la notte ci guidano le
stelle”, sulla guerra alla macchia contro i nazisti.
Le sortite
interventiste sulla Libia del premier e del ministro degli esteri, “persone
–dice- che non hanno una cultura sufficiente”, lo lasciano sbalordito. Lucido e
attivo -a 90 anni, dirige una rivista di storia contemporanea, I sentieri della
ricerca-, Del Boca ha pubblicato un appello su il Manifesto del 9 febbraio intitolato
“No a un’altra guerra in Libia” e firmato con Alex Zanottelli: “Non sapevo nulla
delle posizioni del Governo, ma sapevo e so che la Libia è allo sbando, che
almeno 140 gruppi se ne contendono il territorio, si sono divisi il potere e i
depositi di petrolio... L’abbattimento del regime di Gheddafi ha riportato la
Libia al tribalismo, sono scomparsi i confini amministrativi, si è tornati
indietro di due secoli, a prima della colonizzazione italiana, a prima
dell’Impero Ottomano”.
Allora, contribuire al
rovesciamento del regime di Gheddafi fu un errore? “Io conoscevo Gheddafi, come
prima avevo conosciuto re Idris…. Certo, era un dittatore, ma lo abbiamo
deposto partecipando a una guerra che serviva soltanto alla Francia, anzi a
Sarkozy… E farlo cadere così, senza alternative, è stato un errore, perché lui
almeno faceva da cintura contro l’estremismo… Mi ha sempre colpito, e non
glielo perdonerò mai, che l’ex presidente Napolitano abbia avallato quell'intervento
armato, infrangendo la nostra Costituzione”.
E’ possibile immaginare
che la Libia torni a essere quello che era?, un’entità statale? “Non si può
riportare la Libia allo stato di prima: le armi sono dovunque e finiscono nelle
mani di chiunque, hanno alimentato i conflitti nel Mali e nel Ciad… Ci vorrebbe
un intervento di pace insieme dell’Onu e dell’Unione africana, con l’accordo
dei due attuali parlamenti”, cioè quello ‘integralista’ di Tripoli e quello
‘elettivo’ di Tobruk.
L’irrompere sulla scena
degli jihadisti può favorire il dialogo fra i due parlamenti, che, per ora, si
parlano solo per interposta persona, l’inviato Onu Bernardino Leon? “E’
difficile dirlo: è vero che c’è un terzo ingombro che s’affaccia, ma è anche
vero che la situazione è un disastro… E Leon non ha poteri, è un po’ come la
Mogherini nell’Ue, che dice che l’Europa è pronta a impegnarsi, ma non sa che
cosa fare”.
La conclusione è amara: “In questo momento, non si può fare nulla: o
scendi in campo sapendo che ci saranno decine di migliaia di morti o non fai nulla”.
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