Scritto per EurActiv.it lo 09/02/2015
Cento Giorni di Commissione Juncker: una soglia
raggiunta all'inizio d’una settimana ‘pesante’, mercoledì l’Eurogruppo
straordinario sul ‘caso Grecia’, che s’è fatto più spinoso nelle ultime ore;
giovedì e venerdì, un Consiglio europeo sulla carta dedicato all'esame e al varo
del piano d’investimenti da 21 miliardi (che devono diventare 315) conosciuto
come ‘piano Juncker’.
Entrata in carica il 1o novembre 2014, nei tempi
previsti, questa nuova Commissione europea ha alcune caratteristiche che la rendono
differente dalle precedenti: 1) è composta da ‘pesi massimi’ della politica
nazionale, perché conta nelle sue fila –i calcoli non sono nostri- nove ex
premier o vice e 19 ex ministri, di cui tre ex ministri degli Esteri –uno è l’italiana
Federica Mogherini-; sette ex commissari e otto ex parlamentari europei; e 2)
ha una struttura di lavoro inedita, che si riflette anche nella distribuzione
degli uffici al Berlaymont, il palazzo a stella di cristallo che è il cuore
dell’Esecutivo comunitario.
Il presidente Jean Claude Juncker, lussemburghese, i
suoi sette vice e i 20 commissari sono ripartiti in cinque ‘project teams’: 1) politica
estera , con il motto ‘un attore globale più forte’, guidato proprio dalla
Mogherini, che è l’Alto Commissario per la politica estera e di sicurezza
europea e, come tale, è automaticamente vice-presidente dell’Esecutivo; 2)
l’economia, con lavoro, crescita e investimenti, guidata dal finlandese
Jyrki Katainen; 3) l’Unione economico e
monetaria, che va approfondita e la cui governance deve essere migliorara,
guidata dal lettone Valdis Dombrovskis; 4) il mercato unico anche digitale,
guidato dall’estone Andrus Ansip; 5) l’energia e il clima, guidato dallo
slovacco Maros Sefcovic.
Gli obiettivi di questa Commissione, che si vuole
diversa dalle precedenti, sono ambiziosi: si punta a migliorare la vita dei
cittadini e ad avvicinare l’Europa ai cittadini e restaurare la fiducia
nell’Unione. Per raggiungerli, ci si è dati una chiara definizione delle
priorità, dieci, e ci si muove con trasparenza sia all'interno che all'esterno,
con un servizio d’informazione è più snello –bisogna vedere se più efficace-.
Inoltre, si lavora sulla capacità di portare avanti
un dialogo politico con interlocutori nazionali e internazionali e di essere –come
recita uno slogan- “grandi sulle cose grandi e piccoli sulle piccole”, cioè di
muoversi in modo duttile ed efficace.
Naturalmente, siamo solo all'inizio di un percorso
disegnato per cinque anni. Ma qualche risultato è già stato conseguito. Il
piano Juncker, ad esempio, è stato presentato, a metà gennaio. Se il processo
legislativo sarà completato entro metà anno, i primi fondi potranno irrorare
l’economia reale europea entro la fine dell’anno. Inoltre, sono state definite
le nuove linee guida per gestire con spazi di flessibilità il Patto di Stabilità
e di Crescita, così da stimolare le riforme e gli investimenti. E, poi,
dall'inizio dell’anno, soffia sull'Unione un vento economico di relativo ottimismo,
confermato dall'aggiornamento invernale delle previsioni annuali pubblicato la
scorsa settimana.
C’è da sperare che la
crisi ucraina o il negoziato greco non blocchino gli ingranaggi dell’Unione,
che pare sul punto di rimettersi a girare a buon ritmo.
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