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martedì 10 febbraio 2015

Ucraina: Obama e la Merkel, diplomazia per innescare la pace

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 10/02/2015

Scavano le trincee e mettono l’elmetto, i protagonisti del negoziato sull'Ucraina: paiono preliminari di guerra, ma, se le parole sono dure, l’obiettivo è sventare il conflitto (ed evitare di fornire a Kiev armi letali). In una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca, il presidente Obama denuncia Mosca che viola tutti gli impegni, ma dice: "Auspichiamo una soluzione diplomatica … avanti con le sanzioni”. E la cancelliera Merkel gli fa eco: “Avanti con la diplomazia, ma se fallisce allora bisogna esplorare altre opzioni”. Il presidente Putin aveva parlato ore prima: “La Russia non sottostà a ultimatum”, l’appuntamento di Minsk va preparato, ci vuole prima un’intesa che ancora manca su alcuni punti.

Sulle armi, non s’è ancora deciso: “La risposta sarà unitaria”, dicono Obama e la Merkel, che non s’iscrivono al partito dei guerrafondai secondo cui armare l’Ucraina sarebbe una via che conduce alla pace. Il ministro degli Esteri russo Lavrov ammonisce: “Conseguenze imprevedibili, se date armi a Kiev”. Il suo collega Usa Kerry invita l’Occidente a essere unito e insiste: “No alla guerra”.

Ma i contendenti intrecciano le accuse: Mosca denuncia la militarizzazione del confronto; Kiev sostiene che altri 1500 soldati russi sono entrati in Ucraina. E l’ex presidente georgiano Saakashvili getta olio sul fuoco del revanscismo post-sovietico: “Se armata dagli Usa, l’Ucraina può conquistare la Russia”.

L’appuntamento cruciale è domani a Minsk tra Putin e il presidente ucraino Poroskhenko, la Merkel e il presidente Hollande: i due litiganti e i due mallevadori europei. L’incontro, però, non è ancora certo al cento per cento: Poroshenko parla di “progressi” e spera “in una tregua incondizionata”, più solida del fragile ‘cessate-il-fuoco’ violato ogni giorno dalle due parti –ieri, una quindicina i morti, almeno 9 militari, cinque civili-; Putin condiziona la riunione a progressi nel negoziato. Dopo una ‘conference call’ telefonica a quattro, domenica, Berlino e Parigi lavorano a misure di pace. L’intesa, se ci sarà, sarà suggellata da un documento comune.

Obama ricorda che la Russia, "invece di ritirare i suoi soldati dall’Est dell’Ucraina, ne ha inviati altri con forze di artiglieria". La Merkel indica che la posta in gioco in Ucraina è "l'ordine della pace in Europa": “Se si rinuncia al principio dell'integrità territoriale, non sapremo più preservarlo".

La partnership tra Usa e Ue continuerà a essere "ferma, salda, solida”, anche se vi sono disaccordi – magari sull'economia, non sulla lotta al terrorismo -. Obama avverte che la Russia non può “ridisegnare le frontiere in Europa con il fucile puntato”. Se la strada della diplomazia non avrà successo, dice il presidente americano, "aumenteremo le sanzioni, non ci fermeremo fino a quando non riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo": “Auspico che per Mosca i costi da pagare diventino abbastanza alti da convincere Putin a imboccare la strada della soluzione diplomatica".

A Bruxelles, i ministri degli Esteri dell'Ue decidono l’allungamento delle sanzioni contro i soggetti ritenuti responsabili del conflitto in Ucraina, nazionalisti filo-russi, ma anche responsabili russi. Ma l’applicazione delle misure è funzione dell’esito del vertice di Minsk e del mutare della situazione sul terreno. Per la Mogherini, la voce dell’Unione, “l’unica via è la diplomazia”; ma, se fallisce, chiosa Gentiloni, ci sarà un inasprimento delle sanzioni.

Nessuna decisione sarà dunque presa prima d’una prossima riunione, lunedì 16 febbraio. I costi del conflitto ucraino sono pesanti pure per l’Unione: il ministro degli Esteri spagnolo Manuel Garcia-Margallo calcola a 21 miliardi di euro il danno subito dai 28 per le ritorsioni russe.

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