Scritto su EurActiv.it e per Metro del 19/02/2015
L’Unione
europea arriva all’ennesimo ‘D-Day’ della sua storia tutta intrisa di maratone
negoziali e accordi in extremis in un clima d’incertezza: l’intesa tra la
Grecia e gli altri 18 Paesi della zona euro può farsi, o può saltare. Ma, se
salta, non crediate alle cassandre dello sfascio: la trattativa andrà comunque
avanti, dopo qualche sceneggiata, perché, almeno fino al 28 febbraio, non c’è
nessuna scadenza invalicabile.
Il
fatto che il presidente Jeroen Dijsselbloem, un olandese, abbia convocato
l’Eurogruppo per oggi alle 15.00 è di per sé buon segno: vuol dire che
intravvede un accordo. La lettera con cui
Atene chiede una proroga di sei mesi degli aiuti europei è giunta a Bruxelles:
i ministri devono valutarla, l’Ue apre uno spiraglio, la Germania tiene la
porta chiusa.
C’è un pizzico d’Italia nello sblocco
dello stallo tra Ue e Grecia, che all’inizio della settimana pareva totale dopo
il nulla di fatto all’Eurogruppo di lunedì: martedì sera, c’è stata una
telefonata del premier Renzi al greco Tsipras, presente il ministro
dell’Economia Padoan. Si ignora se vi sia un nesso di causa effetto, ma da quel
momento dalle parole (grosse) dei giorni precedenti s’è passati ai passi
concreti.
Mercoledì sera, una telefonata
‘pesante’ è arrivata dagli Stati Uniti al ministro delle finanze greco
Varoufakis: il segretario al Bilancio Usa Jack Lew gli spiegava, se non fosse
già chiaro, che, senza un’intesa con l’Ue e l’Fmi, "ci sarebbero immediate
dure conseguenze per la Grecia".
E Atene, dopo avere fatto la voce
grossa, avere detto “no ai ricatti” e avere respinto come “assurde e
inaccettabili” le posizioni dei partner, s’è smossa, ribadendo, però, di non
volere fare marcia indietro su "linee rosse" che considera non negoziabili.
Una soluzione cosmetica bisognerà trovarla, così che Tsipras possa dire ai
greci di avere spuntato qualcosa meglio del governo precedente.
Le istituzioni comunitarie e la Banca
centrale europea paiono comprendere l’esigenza. Berlino ancora no: insiste per
una resa senza condizioni. A rischio di mandare l’intesa a incagliarsi quando
l’imboccatura del porto è in vista.
Che poi Atene un risultato lo ha già acquisito: non negozia più con la troika, bensì con le istituzioni finanziari internazionali competenti, cioè la Commissione, la Bce, l’Fmi. Le tre della troika. Ma è tutto diverso.
Che poi Atene un risultato lo ha già acquisito: non negozia più con la troika, bensì con le istituzioni finanziari internazionali competenti, cioè la Commissione, la Bce, l’Fmi. Le tre della troika. Ma è tutto diverso.
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