Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 08/02/2015
“Missione incompiuta” è il titolo
giudizio di Le Monde, dopo le visite a Kiev e a Mosca di Hollande e della Merkel.
“Incompiuta” perché la pace, tra Russia e Ucraina, non è –ancora?- scoppiata.
Ma nessuno se l’aspettava. Va già bene che non sia scoppiata la guerra, come
molti temono possa avvenire: fonti ucraine prevedono un’offensiva filo-russa su
Mariupol.
Che poi la guerra è già in corso,
seppure, come si dice con diplomatica ipocrisia, “a bassa intensità”: fa
manciate di morti ogni giorno –ieri, almeno una dozzina, fra cui almeno 6
civili, dopo la ripresa di bombardamenti su Donetsk e Debaltsevo-, mentre, a
mettercisi di buzzo buono, ne potrebbe fare molti di più.
Nell'immediato, si tratta di applicare
davvero il mai rispettato accordo di Minsk del 5 settembre (confermato il 9
dicembre), per raggiungere un cessate il fuoco effettivo e avviare poi un
negoziato che stabilizzi la situazione. Le dichiarazioni non chiudono la porta
all'intesa: i russi intravvedono “un’opportunità di pace”; per Hollande, si può
ancora evitare il conflitto –ma senza intesa la guerra è “l’unico scenario”-;
la Merkel, ricevuta con applausi al ritorno da Mosca, è cauta, ma ripete che “la
soluzione non è militare” e che “vale la pena di tentare”. Gli ucraini usano un
linguaggio bellico.
Gli sforzi di pace trovano ostacoli ovunque.
A Mosca e a Kiev, dove i fautori dello scontro sono forti. E pure a Washington
e nell'Europa centro-orientale, dove nostalgia di Guerra Fredda e paura
dell’Orso Russo –e pure rancore e voglia di rivincita- s’intrecciano. C’è chi
dice, per quanto possa essere assurdo, che giri di vite alle sanzioni contro la
Russia e forniture di armi letali all’Ucraina possano aiutare la pace.
Nell’Ue, la Germania, l’Italia e
altri Paese, così come le Istituzioni comunitarie, non la pensano così. Ma diplomatici americani ed anche membri del
Congresso considerano ormai “inevitabile” una decisione in tal senso. E la
Nato, i cui ministri della Difesa si sono visti venerdì, giudica “sbagliato”
escluderne la fornitura.
Ieri, le discussioni sono
continuate, con epicentro Monaco di Baviera, dove si sono ritrovati,
all’annuale foro di politica internazionale, la Merkel e il vice di Obama
Biden, il presidente ucraino Proshenko e il ministro degli esteri russo Lavrov,
che si mostra ottimista. Per l’Italia, c’è il ministro degli Esteri Gentiloni. Esperti
francesi e tedeschi sono, invece, a Mosca, per proseguire i consulti.
Per come la racconta Hollande, la
bozza del piano di pace per l'Ucraina prevede "un'autonomia piuttosto forte"
per le regioni orientali e separatiste, con una zona cuscinetto demilitarizzata,
tra i 50 e i 70 km, tra le truppe regolari e i ribelli filo-russi. I dettagli
vanno però precisati e concordati.
La Russia "non vuole la guerra
con nessuno", anzi, "conta di collaborare con tutti", dichiara Putin
dopo il teatrale faccia a faccia con Hollande e la Merkel, tavolo rotondo e
posti di lavoro equidistanti. Il presidente russo conferma così implicitamente
la condivisione del piano di pace presentatogli.
Il leader del Cremlino, però, non
risparmia una frecciata al presidente Obama: Mosca "non accetterà mai un
ordine mondiale diretto da un unico soggetto-guida incontrastato, che vuole
rimanere tale". Putin osserva come, "grazie al cielo", non ci
sia "alcuna guerra lanciata contro" la Russia –vero, ma il problema
sarebbe l’opposto: la guerra fatta per interposti combattenti da Mosca a Kiev-.
Esiste invece, "assolutamente",
un "tentativo di impedire con vari mezzi il nostro sviluppo": Putin
denuncia così le sanzioni occidentali, che, in coincidenza con il crollo del
pezzo del petrolio e l’indebolimento del rublo, mettono in ginocchio l’economia
russa e "alterano l'ordine mondiale".
Il discorso di Biden a Monaco non
attenua le diffidenza di Putin: l’Ucraina ha il diritto di difendersi e la
Russia deve scegliere fra rispetto della repubblica ex sovietica e sanzioni.
Poroshenko mostra passaporti russi presi –dice- a
combattenti indipendentisti, prova –dice- del coinvolgimento russo. E dà
consuntivi agghiaccianti: “5600 civili e 1400 soldati morti, un milione di
rifugiati”. “Un contingente di pace non serve –afferma il presidente ucraino-:
l’unica soluzione sono più armi”. Per fare la guerra, non la pace.
Nessun commento:
Posta un commento