Scritto per EurActiv.it lo 05/02/2015
Che dopo Roma e Parigi venisse il difficile, il
premier greco Alexis Tsipras e il suo ministro dell’Economia Yannis Varoufakis
lo sapevano. Ma forse non s’aspettavano la rigidità che sopattutto la Germania
e la Bce hanno loro riservato: Berlino rimanda Atene alla troika, “affontino i
problemi insieme”; Francoforte minaccia di sospendere i pagamenti alle banche,
in caso di mancato rispetto dei patti fatti. Il disaccordo resta.
E, dopo la serie di bilaterali, l’attenzione si sposta
sulle scadenze della prossima settimana: ci sarà un Eurogruppo straordinario
l’11 febbraio, il primo per Varoufakis; e un Vertice dei 28 il 12 e 13,
convocato per discutere del Piano Juncker, ma che potrebbe essere ‘dirottato’
sul caso greco.
Con il collega tedesco Wolfgang Schaeuble e con il
presidente della Bce Mario Draghi, Varoufakis cerca spiragli per un programma
ponte con Ue, Bce ed Fmi, i tre della troika, e insiste sull’esigenza “di un
aiuto politico e morale dai partner Ue”. Lui dice di volere andare avanti con
le riforme, chiede che l’onere degli interessi sia collegato alla crescita e ha
in testa una sorta di ‘piano Merkel’ per la Grecia tipo ‘piano Marshall’ per
l’Europa nel dopoguerra. Ma quando gli rispondono picche replica secco: “Noi non
ricattiamo nessuno, ma non ci faremo ricattare … La nostra posizione non cambia”.
La cancelliera tedesca Angela Merkel s’attende che
Tsipras presenti proposte concrete: per la Germania, la troika ha funzionato e
deve restare. Una posizione che fa tramontare l’ipotesi avanzata nei giorni
scorsi da Handelsblatt d’una fine della troika per gli sfilamenti di Bce e Fmi.
Il premier greco ammette che non c’è l’accordo con le
Istituzioni comunitarie, ma dice che siamo “sulla via giusta”: “Troveremo un
compromesso accettabile per tutti, rispettando le regole”. E sollecita
“rispetto reciproco”, spera che la posizione comune sul caso greco di Francia e
Italia giochi a suo favore. Il presidente del Consiglio europeo, il polacco
Donald Tusk prospetta un’intesa “nell’interesse di tutti”, ma sente aria di
negoziati difficili. Il presidente della Commissione europea, il lussemburghese
Jean Claude Juncker, è quasi paterno con Tsipras, lo prende per mano e lo
conduce nel Berlaymont.
Adesso, tutti a casa e
arrivederci alla prossima settimana: il ghiaccio della conoscenza personale è
rotto, quello della diffidenza reciproca resta. Nonostante l’appoggio alle politiche anti-austerità
venuto da Roma e Parigi, il messaggio delle Istituzioni comunitarie è fermo e
concorde: nessuna conferenza internazionale per rinegoziare il debito, nessuna
cancellazione sotto qualsiasi forma della restituzione dei 240 miliardi
prestati, nessun trattamento di favore da parte di Fmi e Bce. L'unico tavolo
negoziale è quello dell'Eurogruppo. Ma è pure vero che Bruxelles deve e vuole
negoziare con Atene per scongiurare una bancarotta greca e un principio di sfaldamento
dell’euro.
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