Scritto per Metro del 18/03/2016
E’ un’Europa che sa mandare una missione su Marte, ma non
riesce a strappare dal fango i bambini d’Idomeni, quella che, riunita ieri e
oggi a Bruxelles, discute, insieme alla Turchia, come affrontare la crisi dei
migranti. L’immagine è del presidente del Consiglio Matteo Renzi: rende
l’impotenza, o meglio, l’incapacità e la mancanza di volontà dell’Ue di dare
una risposta coerente coi propri valori alle legittime attese d’un’umanità dolente
in fuga da guerre e persecuzioni.
Ma l’Europa non è, come vogliono fare credere i leader dei
28, quando non riescono a dare risposte ai problemi, un ente sovranazionale,
un’Istituzione burocratica a se stante: l’Europa è la somma degli egoismi
nazionali e delle visioni miopi dei 28 governi dei Paesi che la compongono.
Eppure, la via maestra appare facile e piana: nel medio
termine, un approccio comune e una riforma degli accordi sull'asilo; nel breve
termine, un’intesa con la Turchia, che ha due milioni di rifugiati sul proprio
territorio, e una gestione della rotta dei Balcani che consenta a chi ha
diritto all'asilo d’ottenerlo (e scoraggi chi non l’ha dall'intraprendere il
viaggio). Il lungo termine è pacificazione, normalizzazione, cooperazione: storia
di una generazione, almeno.
A sentire i leader dei 28 all’ingresso del Vertice,
l’analisi è largamente condivisa. Forse per questo, Jean-Claude Junker si dice “abbastanza
certo” almeno dell’accordo con Turchia, tanto più che c’è, sul negoziato, il viatico
delle preghiere del Papa. Ma il presidente della riunione, Donald Tusk, è meno
ottimista: ha misurato, negli ultimi giorni, le difficoltà dell’intesa, perché,
come spesso accade,
nei dieci giorni trascorsi dal Vertice incompiuto del 7 marzo a oggi, più che
passi avanti si sono fatti passi indietro. Molti Paesi si sono ripresi in mano
le carte mai davvero calate in tavola; e altri giocano ad alzare le condizioni
d’un accordo in fondo scontato, perché inevitabile. E il fatto che il Vertice
si svolga nel giorno in cui la Germania chiude l’ambasciata di Ankara e il
consolato e il liceo di Istanbul per una minaccia terroristica acuisce
l’urgenza, ma certo non l’ansia, di tutta questa trattativa.
Alla fine, forse già oggi, un’intesa ci sarà, perché nessuno può farne a meno: i 28 daranno più soldi alla Turchia e accetteranno il principio di un’accelerazione dei negoziati di adesione, nel perimetro del rispetto – almeno a parole – dei valori dell’Unione; e proveranno a regolare il flusso dei Balcani, cercando di evitare di chiudere una rotta per aprirne altre (con rischi di coinvolgimento dell’Italia). Si va verso un diritto d’asilo europeo e una gestione dei rimpatri europea. Ma non senza sussulti e altri litigi.
Alla fine, forse già oggi, un’intesa ci sarà, perché nessuno può farne a meno: i 28 daranno più soldi alla Turchia e accetteranno il principio di un’accelerazione dei negoziati di adesione, nel perimetro del rispetto – almeno a parole – dei valori dell’Unione; e proveranno a regolare il flusso dei Balcani, cercando di evitare di chiudere una rotta per aprirne altre (con rischi di coinvolgimento dell’Italia). Si va verso un diritto d’asilo europeo e una gestione dei rimpatri europea. Ma non senza sussulti e altri litigi.
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