Scritto per Il Fatto Quotidiano del 10/03/2016
I paletti
dei giudici (costituzionali) contro la deriva populista e nazionalista del
governo polacco. Che, però, fa spallucce e tira avanti, come se la sentenza non
esistesse e non lo toccasse. Accade in uno dei 28 dell’Ue, non in qualche Paese
ai confini della civiltà di stato di diritto e democrazia.
La Corte
costituzionale polacca ha ieri giudicato non conformi alla Costituzione diversi
articoli della nuova legge sul suo funzionamento, adottata dalla maggioranza
conservatrice, nazionalista e populista, al potere dallo scorso anno. Le norme,
che di fatto paralizzano la Corte, sono già state criticate dall’Unione europea
e pure dagli Stati Uniti.
E’ la più
grave crisi per la democrazia polacca dal 1989: ci sono già state proteste di
piazza. Però, il governo, guidato da Beata Szydlo, non accetta la sentenza,
presa – dice - in spregio alla legge in vigore, e non la pubblicherà sulla
Gazzetta Ufficiale. Un comma 22 perfetto: la maggioranza adotta norme
incostituzionali, che impediscono alla Corte di pronunciarsi su di esse, e
quindi non tiene conto del parere dei giudici.
Annunciando
la sentenza, il presidente del tribunale, giudice Andrzej Rzeplinski, elenca
passaggi “non conformi alla Costituzione polacca”, secondo la Corte riunita in
seduta plenaria. La legge del dicembre 2015 “impedisce un funzionamento onesto
e corretto del Tribunale costituzionale, che è un organo costituzionale”,
mettendone a repentaglio l’indipendenza e compromettendo la separazione dei
poteri, uno dei principi di base dello Stato di diritto.
Il partito
al potere Diritto e Giustizia (PiS) sostiene che il Tribunale non ha diritto di
pronunciarsi sulla nuova legge, perché, per farlo, deve violarne le disposizioni.
Per la premier Szydlo, portata al potere dal voto dello scorso autunno, “il
comunicato diffuso da alcuni giudici non è legalmente una sentenza. Se lo
pubblicassi, violerei io la Costituzione”. Invece, secondo l’opposizione, l’ombudsman,
la Corte Suprema – cioè la nostra Cassazione - e numerosi esperti la nuova
legge comporta una paralisi della Corte costituzionale e di fatto un
esautoramento.
Per venerdì,
si attende un parere in merito della Commissione di Venezia, un organo
consultivo del Consiglio d’Europa che ha partecipato alla stesura di molte
costituzioni di Paesi est-europei dopo la caduta del comunismo. La Commissione
vuole denunciare i rischi d’una deriva contraria allo Stato di diritto insiti
in riforme che paralizzino la Corte. Ma la Szydlo e il suo governo sono già pronti
a fare carta straccia anche del parere europeo: il leader del partito Jaroslaw
Kaczynski, uno dei due gemelli che già governarono la Polonia – lui come
premier e l’altro, Lech, come presidente, fino all’incidente aereo di Smolensk
in Russia nel 2010 -, proclama che la Polonia è uno Stato sovrano e che
deciderà da sé. Come vuole fare con i migranti: la sua politica è semplice,
“vadano in Germania”, così “stanno meglio loro e stiamo meglio noi”, diceva,
lunedì, in visita a Roma, il ministro degli Esteri Witold
Waszczykowski.
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