Scritto per Il Fatto Quotidiano dell'11/10/2016 e ripreso da www.GpNewsUsa2016.eu
Barack Obama va più fiero delle bombe non sganciate
che di quelle sganciate. Il che, però, non gli impedirà, di qui alla fine del
suo mandato, fra dieci mesi e dieci giorni, di farne ancora sganciare. Anche se
in Libia, dopo quel che dice, c’è da scommetterci che i soldati Usa non ci
metteranno piede.
L’occasione per una disanima della politica estera del
doppio mandato di Obama alla casa Bianca è una lunga intervista alla rivista
The Atlantic, cui il presidente si confida volentieri. Le dichiarazioni escono mentre
è in visita a Washington il premier di Ottawa Justin Trudeau: finalmente un
canadese con cui parlare, ché il suo predecessore Stephen Harper era proprio un
residuato degli anni di Bush.
Nelle parole di Obama, c’è pure una certa intolleranza
per “alleati scrocconi” come l’Arabia saudita – e magari pure la Turchia, che
ha una sua agenda più nazionale che atlantica e un leader, Erdogan,
“autoritario” -: l’auspicio è quello d’una “pace fredda” tra Riad e Teheran; e
di evitare di finire dentro “conflitti settari”. Di Vladimir Putin, dice che
“non è mica totalmente stupido” e riconosce che la Russia sarà sempre in
vantaggio sull’Occidente sull’Ucraina.
Ma andiamo per capitoli. Con un dubbio: il ‘mea culpa’
basterà ad Obama per cavarsela con un Pater Ave Gloria al confessionale della
storia?
Libia
- Il sostegno Usa all'intervento Nato in Libia nel 2011 è stato “un errore",
in parte causato dalla convinzione sbagliata che Gran Bretagna e Francia
avrebbero sostenuto un onere maggiore nell'operazione. Cinque anni dopo, proprio
mentre ci sono indiscrezioni su piani per azioni militari contro le milizie
jihadiste in Libia, il presidente fa un mea culpa: “Avevo fiducia che gli
europei, considerata la vicinanza con la Libia, sarebbero stati più coinvolti”
dopo il rovesciamento del regime di Gheddafi: invece, l'allora presidente
francese Nicolas Sarkozy lasciò l'Eliseo l’anno dopo; e il premier britannico
David Cameron gli aveva tenuto bordone senza piani precisi. Quanto all’Italia, partecipò riluttante,
mentre oggi è pronta a guidare una missione in Libia di cui non esistono, però,
né mandato, né presupposti e tanto meno obiettivi.
Dell’intervento 2011, Obama
ammette: "non ha funzionato", nonostante "il mandato Onu, i
buoni piani, la coalizione messa insieme": "Abbiamo evitato vittime
civili su larga scala e quasi certamente quella che sarebbe stata una prolungata
e sanguinosa guerra civile. Ma, nonostante tutto, la Libia è un caos”.
Siria
- Dalle bombe sganciate di cui si pente a quelle non sganciate di cui si
rallegra, senza però darne credito a colui che fu l’artefice di quella mancata
escalation siriana nell’estate 2013, cioè Vladimir Putin. Obama è "orgoglioso"
di avere bloccato i raid ipotizzati come ritorsione per l'uso d’armi chimiche
da parte del presidente al-Assad. "E' stata una decisione giusta",
dice ora; e racconta: "Sentivo che la mia credibilità fosse in gioco, come
quella dell'America … Essere riuscito a sottrarmi alle pressioni ed a pensare
di testa mia … , rispetto alla Siria e alla nostra democrazia, è stata una
decisione dura, ma penso che sia stata quella giusta".
Il che non ha però impedito agli Usa di avviare dal
2014 raid prima sull’Iraq e poi sulla Siria, non, però, come intromissione in
una guerra civile tra regime e ribelli, ma come argine contro l’avanzare delle
milizie del sedicente Stato islamico, che è “come Joker in un film di Batman”.
Alleati
scomodi - Il caos tragico in Medio Oriente non troverà
soluzione fin quando Riad e Teheran non impareranno a condividere la loro
vicinanza. Obama invita così gli alleati di sempre, i sauditi, e gli iraniani a
siglare una sorta di ‘pace fredda’, denunciando che “la loro competizione
contribuisce a nutrire guerre a distanza e caos in Siria, Iraq e Yemen".
I repubblicani? L’uno vale l’altro – In conferenza stampa col canadese Trudeau – i due sul clima s’intendono a meraviglia -, Obama dà una stoccata ai candidati repubblicani alla Casa Bianca: Trump, Cruz e Rubio s’equivalgono “sull'immigrazione e su altri temi". L'unica differenza è che lo showman usa un linguaggio più provocatorio.
I repubblicani? L’uno vale l’altro – In conferenza stampa col canadese Trudeau – i due sul clima s’intendono a meraviglia -, Obama dà una stoccata ai candidati repubblicani alla Casa Bianca: Trump, Cruz e Rubio s’equivalgono “sull'immigrazione e su altri temi". L'unica differenza è che lo showman usa un linguaggio più provocatorio.
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