Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 10/03/2016
Le primarie saranno “una maratona” e lo sono pure i
dibattiti fra candidati, che ormai si succedono con cadenze serrate: questa volta,
i candidati democratici Hillary Clinton e Bernie Sanders s’affrontano su
Univision e Cnn da Miami, in vista del voto di martedì in Florida e Ohio e subito
dopo i risultati del mini Super Martedì, che hanno intaccato la posizione dell’ex
first lady, specie per l’inattesa sconfitta in Michigan.
Hillary finisce sulla graticola. Sanders, esagerando
un po’ tanto, definisce il risultato nel Michigan "uno dei maggiori
scombussolamenti della storia moderna" degli Stati Uniti, mentre l'ex
segretario di Stato riduce tutto a un incidente di percorso: "Ho vinto una
delle gare e ho perso l'altra di poco – commenta, ricordando il successo nel
Mississippi -. Sono soddisfatta perché ho avuto 100.000 voti in più rispetto al
mio rivale e più delegati. Continuerò a lavorare duramente".
Incalzata poi sullo scandalo delle email inviate da un
account privato quand’era segretario di Stato, il cosiddetto ‘emailgate’, Hillary
ha categoricamente negato di poter essere rinviata a giudizio: "Non
succederà. Non intendo neppure rispondere a questa domanda'", ha replicato
al giornalista che chiedeva se, nel caso di iscrizione nel registro degli
indagati, lascerebbe la corsa per la Casa Bianca. "Non ho inviato o
ricevuto alcuna email allora classificata - ha per l’ennesima volta ripetuto -,
quello di cui si discute è una classificazione retroattiva. Non sono
preoccupata".
Sull'immigrazione, uno dei temi chiave della serata,
rivolta in particolare al pubblico ‘latino’, verso le primarie in Florida, e anche
in Arizona e California, l'ex first lady ha preso le distanza da Obama.
"Sugli 11-12 milioni di immigrati clandestini che sono già qui, non
sostengo le politiche dell'attuale Amministrazione - ha detto Hillary -: io non
deporterei bambini né voglio deportare familiari".
La Clinton ha rilevato che Sanders ha votato contro la
riforma dell'immigrazione, ma il senatore ha poi precisato di essersi opposto
solo ad alcune clausole del provvedimento. I due sono stati introdotti sul
palco in spagnolo e a cantare l'inno nazionale è stato Sebastian De La Cruz, giovane
artista ‘mariachi’ vittima di commenti razzisti dopo una sua esibizione alla
finale Nba.
Sanders e la Clinton hanno entrambi criticato le
deportazioni di massa programmate dal candidato e battistrada repubblicano
Donald Trump. Si sono però rifiutati di definire il magnate newyorchese “razzista”,
bollando però le sue proposte come volgari e insensate e capaci di fomentare il
razzismo. "Gli americani non eleggeranno mai un presidente che insulta i
messicani, i musulmani, le donne e gli afro-americani", ha affermato
Sanders. "Non si rende l'America grande cancellando tutto ciò che l'ha
resa grande", gli ha fatto eco la Clinton.
Senza giri di parole, i moderatori hanno chiesto a
Hillary perché gli americani non si fidano a pieno di lei e se ha mentito alle
vittime della strage di Bengasi, nel settembre 2012. Lei s’è detta dispiaciuta
per la prima osservazione, mentre su Bengasi ha spiegato che le informazioni venivano
costantemente aggiornate.
Sanders l’ha incalzata perché renda pubblici i suoi
interventi super-pagati a Wall Street e l’ha accusata di copiare le sue
proposte sui debiti degli studenti.
Al senatore del Vermont è stato mostrato un video del 1985 in cui difende Fidel Castro e gli è stato chiesto in che cosa il suo socialismo si differenzia dal comunismo cubano. "Penso che si debba porre fine all'embargo e che si debba andare avanti nella normalizzazione delle relazioni con Cuba", è stata la risposta, nell'imminenza della storica visita del presidente Obama nell'isola.
Al senatore del Vermont è stato mostrato un video del 1985 in cui difende Fidel Castro e gli è stato chiesto in che cosa il suo socialismo si differenzia dal comunismo cubano. "Penso che si debba porre fine all'embargo e che si debba andare avanti nella normalizzazione delle relazioni con Cuba", è stata la risposta, nell'imminenza della storica visita del presidente Obama nell'isola.
Il dibattito s’è chiuso con un forte applauso per
Sanders, che conferma la sua capacità di scaldare il pubblico più dell’ex first
lady, che però rifiuta l’etichetta di ‘politica naturale’: “Non lo sono, non
sono come Bill e Barack”. (AGI - fonti vv - gp)
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