Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 16/03/2016, podcast speciale Radio Radicale
http://www.spaziotransnazionale.it/2016/03/il-secondo-super-martedi-primarie-presidenziali-usa-2016/
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Hillary
Clinton cala il poker, forse fa pokerissimo; Donald Trump fa almeno tris, forse poker: entrambi s’impongono in Florida,
Illinois, North Carolina; Hillary cnquista pure l’Ohio, dove, fra i repubblicani,
vince il governatore John Kasich, che resta così in corsa. Il Missouri resta
incerto fino all’ultimo: Bernie Sanders, sconfitto d’un soffio in Illinois, e
Ted Cruz se lo giocano con i rispettivi battistrada.
Esce di
scena Marco Rubio, battuto in Florida, a casa sua: "L'America è nel mezzo
d’uno tsunami politico, la gente è arrabbiata e frustrata", dice il
senatore d’origine cubana, che aveva raccolto da Jeb Bush la fiaccola di
alfiere dell’establishment del partito e dei moderati, ma che non l’ha portata
a lungo. "Siamo dalla parte giusta, ma quest'anno non saremo dalla parte
vincente", ammette Rubio, annunciando il ritiro. Nel suo Stato, Trump lo ha
‘stracciato’: 46% contro 27%.
Ora la
fiaccola dei moderati ce l’ha Kasich, che, alla prima vittoria, con quasi il
47% dei voti nell’Ohio, dice: "Ci sono oltre mille delegati ancora da
assegnare, posso arrivare alla convention con più delegati di chiunque
altro".
Florida e
Ohio, due Stati spesso decisivi per la conquista della Casa Bianca
nell’Election Day – quest’anno, l’8 novembre -, attribuiscono i delegati con la
formula ‘chi vince prende tutto’. Kasich, nel discorso della vittoria, con accanto
la moglie e le due figlie gemelle, fa i complimenti al "talentuoso"
Rubio, appena ritiratosi e di cui aspira ad ereditare gli elettori e i
delegati, e conferma il suo messaggio pacato e unificatore: "Prima di
essere democratici o repubblicani siamo americani – dice -, non percorrerò la
strada di livello più basso per raggiungere la carica più alta del Paese".
Anche Cruz,
che non ha avuto una buona giornata, testa a testa con Trump nel Missouri a
parte, si dichiara soddisfatto della sua campagna e rivendica dal quartier generale
di Houston i successi finora riportati "dall'Alaska al Maine",
riproponendosi come unica alternativa allo showman e corteggiando i sostenitori
di Rubio: "Vi accogliamo a braccia aperte … La storia di Rubio è potente,
la sua campagna ha ispirato milioni di persone … Ora restano solo due campagne:
la mia e quella di Trump”.
Ovvi di
discorsi della vittoria di Trump e della Clinton, che può affermare: "La
nostra campagna ha guadagnato più voti di qualsiasi altro candidato,
democratico o repubblicano”. Hillary, che ha fatto “un atro passo verso la
nomination”, ha parole di stima per lo sfidante Sanders, ma guarda già al
possibile confronto con Trump per la Casa Bianca: "Il nostro comandante in
capo deve essere in grado di difenderci, non di metterci in imbarazzo".
Per fare
buon peso, la Clinton e Trump avevano pure vinto le assemblee nelle isole
Marianne settentrionali, un territorio del Pacifico i cui 80 mila abitanti, però,
non votano per la presidenza: Trump ha avuto quasi tre voti su quattro e tutti
i 9 delegati; Hillary due voti su tre e quattro delegati su sei.
A questo punto,
secondo i calcoli della Ap, fra i repubblicani Trump ha circa 620 delegati,
Cruz quasi 400, Kasich 136. I 167 di Rubio andranno a chi riceverà l’endorsement
del senatore. Ce ne vogliono 1.237 per ottenere la nomination e non è affatto
escluso che la convention sia aperta, cioè che nessuno ci arrivi con la
vittoria in tasca.
Fra i
democratici, invece, la partita sembra segnata: la Clinton ha circa 1500
delegati, Sanders poco più di 700, meno della metà. Ce ne vogliono 2.383 per
ottenere la nomination: una soglia che l’ex first lady può raggiungere.
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