Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/02/2016
Bombe su cinque ospedali e due scuole in Siria: una
cinquantina le vittime, molti i bambini, secondo bilanci provvisori e non
certi. Lo scambio di accuse è intenso, l’intreccio degli episodi difficile da
districare: un raid, o dei missili, russi, sostengono Ankara e gli oppositori
del regime d’Assad; Medici senza frontiere, che gestiva una delle cliniche
distrutte, non esclude un attacco deliberato; l’ambasciatore siriano a Mosca
Riyad Haddad dice che sono stati aerei Usa a colpire la provincia d’Idlib;
Washington replica, “Abbiamo attaccato altrove”.
La tregua in Siria, che doveva ‘scoppiare’ in questi
giorni, s’allontana: ne fanno le spese soprattutto i civili. L’ospedale di Msf
è stato centrato quattro volte: due serie di due attacchi ciascuna, distanti
pochi minuti l’una dall’altra. La clinica pediatrica di Azaz sarebbe stata
raggiunta, dicono i turchi, da un missile russo, ma la zona è martellata da
sabato proprio dai turchi: per loro, i curdi siriani “uno strumento nelle mani
della Russia” e non vogliono che consolidino le loro posizioni.
Usa e Ue rilanciano appelli a lavorare per il
cessate-il-fuoco. Domenica, una telefonata tra Obama e Putin pareva avere
rinvigorito l’intesa per la tregua tra Usa e Russia. "Solo pochi giorni fa
tutti noi, compresa la Turchia, abbiamo concordato impegni per la cessazione
delle ostilità in Siria", osserva il capo della diplomazia europea
Federica Mogherini. "Ci aspettiamo che tutti rispettino gli impegni di
Monaco".
Ma non è così: non è una guerra, è un intrico di
guerre. Ankara smentisce che soldati turchi siano entrati in Siria e nega di
volerne mandare; e il ministero della Difesa esclude che caccia sauditi siano
già giunti alla base di Incirlik, confermando, però, che Riad intende inviare
quattro F-16. Per Mosca, le tensioni con la Turchia ostacolano la creazione di
un fronte unico anti-terrorismo in Siria.
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