Scritto per www.GpNewsUsa2016 e Formiche.net il 28/02/2016 e, in altra versione, per il blog de Il fatto Quotidiano
Hillary Clinton trova alfine la vittoria a valanga che
le mancava: dopo i successi risicati in Iowa e Nevada e la batosta nel New
Hampshire, vince le primarie in South Carolina con il 73,5% dei voti. Il suo
rivale Bernie Sanders ottiene il 26% delle preferenze. Hillary ha 39 delegati, Sanders
14.
L’ex first lady affronta, quindi, lanciata, il Super
Martedì del 1° marzo, quando i democratici votano in una dozzina di Stati e
Territori, e cancella l’ombra del 2008, quando, in South Carolina, l’allora suo
rivale Barack Obama l’aveva battuta, conquistando il 78% dei voti degli
afro-americani (Hillary ne prende l’84%).
La vittoria di Hillary in questo Stato, il più
popoloso a essersi finora pronunciato – quasi 5 milioni d’abitanti per 80 mila
kmq -, fa dire a Donald Trump, battistrada repubblicana, che qui aveva vinto
una settimana fa, che per la Casa Bianca sarà sfida tra lui e l’ex first lady.
Intanto, in California, torna a manifestarsi con un raid il Ku Klux Klan, che
ha dato allo showman un endorsement non desiderato (e subito respinto).
Per la Clinton, l’avere fatto man bassa di suffragi
afro-americani è un risultato importante: finora, infatti, non era chiaro se l’ex
first lady facesse breccia nel 'popolo di Obama', nonostante il marito Bill, quando
era alla Casa Bianca, fosse stato definito “il primo presidente nero
d’America”, per la popolarità di cui godeva fra gli afro-americani. Adesso,
Hillary può guardare con ottimismo al voto negli altri Stati del Sud, dove i
neri rappresentano la maggioranza dei democratici.
La sconfitta aumenta, invece, la pressione su Sanders,
un po’ in perdita di velocità in questi giorni: il senatore del Vermont deve tornare
a vincere per sperare di fermare, o almeno rallentare, la marcia di Hillary.
Altrimenti, la nomination sarà fatta in tempi rapidi: già il 2 mattina, se il
Super-Martedì sarà un ko; o a metà marzo, dopo Ohio e Florida. Il senatore del Vermont
si congratula con la rivale, ma avverte: "La campagna è agli inizi. La
nostra rivoluzione politica sta crescendo Stato per Stato".
Hillary invece, vestita di bianco sul palco della
vittoria, ringrazia i suoi sostenitori entusiasti e afferma: "Da oggi la
campagna diventa nazionale". A Columbia, l’es first lady è sola: Bill sta
andando a fare campagna in Florida; Chelsea, incinta, festeggia il compleanno,
prima di riprendere il posto in campagna a fianco della mamma.
Hillary è evidentemente soddisfatta del risultato, ed emana sicurezza. "Altro che costruire muri, dobbiamo abbattere le barriere, abbatterle tutte", dice, con un riferimento al muro che Trump vuole alzare al confine con il Messico. E ancora: "Non dobbiamo fare tornare l'America grande, l'America già lo è. Quello che dobbiamo fare è unirla", con un riferimento allo slogan del magnate "Make America Great Again". (ANSA - fonti vv - gp)
Hillary è evidentemente soddisfatta del risultato, ed emana sicurezza. "Altro che costruire muri, dobbiamo abbattere le barriere, abbatterle tutte", dice, con un riferimento al muro che Trump vuole alzare al confine con il Messico. E ancora: "Non dobbiamo fare tornare l'America grande, l'America già lo è. Quello che dobbiamo fare è unirla", con un riferimento allo slogan del magnate "Make America Great Again". (ANSA - fonti vv - gp)
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