Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 29/02/2016
Una frase di Mussolini rilanciata con un tweet da
Donald Trump agita – più da noi che negli Usa, per la verità – la vigilia del
Super-Martedì, quando democratici e repubblicani andranno alle urne (gli uni e
gli altri in una dozzina di Stati) per scegliere circa un quarto dei delegati
alle conventions.
"Meglio vivere un giorno da leone che cento
giorni da pecora" è la frase che Trump riprende dall'account @ilduce2016, ironicamente
creato lo scorso anno, con una foto di Mussolini ritoccata con i capelli rossi
di Donald Trump.
All’inizio, non è chiaro se si tratti di una gaffe o di
una scelta consapevole da parte del
magnate dell’immobiliare che nei giorni scorsi aveva già rilanciato messaggi di
suprematisti bianchi e incassato l'appoggio – rifiutato - di leader del Ku Klux
Klan. Ma lo stesso Trump fa poi chiarezza: era conscio che la frase fosse di
Mussolini e l’ha rilanciata perché è una bella frase, “che male c’è?”.
L’account da cui Trump l’ha tratta è di Gawker, un
blog newyorkese di gossip, che ha a sua volta twittato: "Abbiamo
realizzato un account Twitter con Mussolini per vedere se Trump era stupido
abbastanza da ritwittarlo. Lo è stato!". L'account è stato creato da
Ashley Feinberg e pubblica "frasi e discorsi del dittatore fascista italiano
Benito Mussolini, tutte attribuite all'uomo d'affari e candidato alla
presidenza Donald Trump”.
L’episodio fa evocare alla stampa Usa passate
indiscrezioni attribuite all’ex moglie di Trump, Ivana, che nel 1990 – secondo Vanity
Fair – raccontava che Donald teneva un libro con la raccolta dei discorsi di
Hitler sul comodino. "Le sue origini tedesche sono prese seriamente da
Trump. Quando John Walters, che lavora per la Trump Organization, entra nell'ufficio
di Donald, lo saluta con 'Heil Hitler', probabilmente un gioco di famiglia",
scriveva Vanity Fair citando l'entourage d’Ivana. E ancora: "Ivana Trump
ha detto al suo avvocato Michael Kennedy che ogni tanto il marito leggeva un
libro con i discorsi di Hitler, 'My New Order'".
E sono delle ultime 48 ore i propositi di Trump di
rivedere le leggi sulla diffamazione in funzione anti-media.
Ce n’è abbastanza per rinfocolare le preoccupazioni già
elevate dell’establishment repubblicano e dei conservatori moderati per una
candidatura di Trump alla Casa Bianca, che ‘The Economist’ vuole ‘licenziare’,
riprendendo il programma televisivo che lo rese uno showman. Tanto che, nell’imminenza
del Super Martedì, che lo vede favorito, rispunta il nome di Mitt Romney, come
possibile piano B, nel caso che Marco Rubio, il senatore della Florida, non ce
la facesse domani e poi proprio in Florida, nel suo Stato, ad arginare lo
showman. Romney fu il candidato repubblicano nel 2012 e non è sceso in lizza
quest’anno.
Nei sondaggi in vista di domani, Trump è avanti in
molti Stati, fra cui Georgia e Tennessee, mentre il senatore Ted Cruz è avanti
in Texas, il suo Stato, il terzo dell’Unione, con largo margine. Trump domina
pure a livello nazionale, con oltre il 44% delle preferenze: Cruz ne ha il 20%,
Rubio il 14%, secondo un altro rilevamento. I delegati repubblicani in palio
nel Super-Martedì sono circa 600, quasi la metà dei 1.237 necessari per
ottenere la nomination. Trump, che ne ha già un centinaio, potrebbe ritrovarsi
a buon punto.
Una cosa che accomuna gli aspiranti alla nomination
repubblicana è il 'no' al piano del presidente Barack Obama sulla chiusura
della prigione di Guantanamo: Rubio e Cruz, entrambi cubani d’origine,
sbandierano: "Non chiuderemo Guantanamo e non restituiremo un'importante
base navale a una dittatura comunista e anti-americana”; Rubio aggiunge: “Se
sarò presidente non porterò i terroristi in una corte di Manhattan e non li
spedirò in un carcere in Nevada. Li manderò proprio a Guantanamo".
In campo democratico, secondo il sondaggio WSJ/Marist,
Hillary Clinton è nettamente avanti su Bernie Sanders in vari Stati ed è in
doppia cifra in Texas, Georgia e Tennessee. Dopo la vittoria di sabato in South
Carolina, l’ex first lady è subito ripartita in campagna insistendo sui punti
chiave del suo programma sociale ed economico: aumento dei salari, tutela
dell’economia dagli eccessi della finanza, riforma della giustizia, no
all’aumento senza controlli dei prezzi dei farmaci.
Sanders, che ha detto di essere stato “decimato” in South Carolina, dove ha comunque vinto fra gli ‘under 30’, punta a vincere nel suo Vermont e nel Massachusetts, oltre che in Minnesota, Colorado, Oklahoma.
Sanders, che ha detto di essere stato “decimato” in South Carolina, dove ha comunque vinto fra gli ‘under 30’, punta a vincere nel suo Vermont e nel Massachusetts, oltre che in Minnesota, Colorado, Oklahoma.
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