Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 01/02/2016
I
diplomatici sono ottimisti di professione, anche quando la cronaca gronda
sangue: "Ottimista e determinato" si definisce, parlando con i
giornalisti, l'inviato speciale dell'Onu Staffan de Mistura, un italo/svedese
con esperienze di governo qui da noi, che gestisce a Ginevra i colloqui di pace
indiretti tra il regime siriano del presidente al-Assad e l'opposizione
‘moderata’. Colloqui indiretti nel senso che, almeno per ora, le due parti non
si parlano tra di loro, ma parlano all’Onu, ciascuna separatamente dall’altra.
L’esercizio
mira a stabilire un percorso di transizione dall’attuale regime a un nuovo
assetto politico siriano condiviso: sarebbe la fine della guerra civile che, in
cinque anni, fa fatto oltre 250 mila morti. A Ginevra, de Mistura ha già
incontrato la delegazione governativa e quella dell'opposizione siriana, che
però schiera – si direbbe in termini calcistici – la ‘primavera’, ponendo
numerose precondizioni per mandare in campo i titolari. Il che consente al
regime di dire re che l’opposizione non affronta seriamente le trattative e
cerca di farle deragliare.
In realtà,
l’avvio e l’esito dei negoziati sono condizionati dalle contraddittorie
priorità dei partner nella coalizione contro il sedicente Stato islamico: gli
Stati Uniti e i loro alleati conducono raid contro le postazioni del Califfo,
ma hanno pure fretta di sbarazzarsi di al-Assad; la Russia bombarda gli
jihadisti, ma appoggia il regime di al-Assad –ed è in pessimi rapporti con la
Turchia-; la Turchia afferma d’operare contro le milizie, ma in realtà fa
affari con esse e bada soprattutto a contenere i curdi –ed è in pessimi
rapporti con la Russia-; i curdi sono i combattenti più efficaci contro il
Califfo sul terreno, ma aspirano a uno Stato curdo tra Iraq, Turchia e Siria;
le monarchie del Golfo sunnite sono contro gli jihadisti, ma vogliono frenare
l’Iran e sbarazzarsi di al-Assad; l’Iran è nemico delle milizie, ma protegge il
regime alauita, e quindi sciita, di al-Assad. Tutti sono contro i terroristi,
ma non c’è accordo su chi siano i terroristi.
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