Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 28/02/2016
Una campagna di gaffes – Sorge il sole sull’America di
Rubio, ma lo skyline sullo sfondo è quello di Vancouver, città del Canada sul
Pacifico, con la bandiera con la foglia d’acero a sventolare su un
rimorchiatore in porto: scene dello spot ‘Morning in America’. Una gaffe, anzi
un errore, come ha candidamente ammesso la campagna del senatore della Florida.
Non è l’unico
errore del genere di queste primarie: a settembre, dei sostenitori dell’ex
governatore della Florida Jeb Bush avevano diffuso un video dove immagini di
archivio della Gran Bretagna e del sud-est asiatico venivano gabellate per
America; e più di recente, a gennaio, i collaboratori di Donald Trump aveva
usato immagini del confine tra Marocco e Spagna per illustrare l’insicurezza
dei confini statunitensi.
Gaffes ed
errori non sono solo geografici: a volte gira la lingua. In un comizio, Trump,
che voleva citare Ben Carson, ha invece detto Barack Obama. Si parlava delle
voci d’abbondono della corsa da parte di Carson messe artatamente in giro da Ted
Cruz: lo showman s’è accorto dell’errore, ha fatto marcia indietro, s’è scusato
con Carson e ha aggiunto “Obama dovrebbe abbandonare la corsa”, suscitando
applausi e risate: insomma, Donald vince anche quando s’impappina. Non così,
invece, Rubio, quando la butta sul personale e critica il magnate dell’immobiliare
per l’ ‘abbronzatura’, cioè per un trucco sbagliato prima di un’apparizione
televisiva.
Cruz e i colpi bassi proibiti - Il rilancio di un aneddoto, poi
rivelatosi falso, su Rubio è costato caro al portavoce di Cruz, Rick Tyler,
fatto fuori dal suo posto. Il ‘giocare sporco’ ha dei limiti, anche in una
campagna fortemente negativa come quella per la nomination repubblicana, finora
caratterizzata da un tutti contro tutti e, soprattutto un tutti contro Trump.
Il post
dello scandalo, subito cancellato, riferiva una battuta di Rubio, mai
pronunciata, sul fatto che “la Bibbia non contiene tutte le risposte”: a ben
vedere, un’affermazione di cui non ci sarebbe motivo di dispiacersi (al più di
temere che dispiaccia agli evangelici, che, comunque, non votano Rubio). La
campagna di Cruz era recidiva: aveva già al suo ‘attivo’ falsi ai danni di
Carson (voci d’un suo ritiro) e dello stesso Rubio (un fotomontaggio ne
suggeriva la familiarità con il presidente Obama).
Hillary è la favorita dei bookmakers - Paddy Power, bookmaker
irlandese, dà Hillary Clinton favorita su Donald Trump 1,83 a 4,00: un margine
elevato, calcolato prima del voto di sabato in South Carolina e prima del Super
Martedì. L’allibratore sembra più ottimista della ex first lady, che, in un momento
di insicurezza, s’interroga se “l’America sia pronta a un presidente donna”.
Sanders, attestati di stima – La stella di Sanders è un po’ in
calo e potrebbe presto tramontare, dopo la South Carolina e il Super Martedì.
Ma il senatore del Vermont ha comunque incassato attestati di stima e sostegni
non previsti. L’economista francese Thomas Piketty, una star europea, ha detto
che il candidato ‘socialista’ “può cambiare il volto del Paese”, riproponendo una
tassazione più progressiva e rivalutando la spesa sociale, mentre Hillary –
dice Piketty – è solo un’erede del regime di tassazione favorevole ai ricchi
lungo l’asse Reagan–Clinton –Obama.
Un altro
tributo inatteso a Sanders è venuto dal rapper nero Killer Mike, che a Mount
Pleasant, vicino ad Atlanta, in Georgia, ha detto che Sanders è l’unico
candidato la cui politica sociale sarebbe condivisa da Martin Luther King. Il
senatore parlava agli studenti di Università prevalentemente frequentate da
afro-americani. “Metteremo fine all’orrore di vedere ripetutamente in tv un
nero disarmato cui la polizia spara”, ha detto.
Trump, un asilo politico per fuggirne – Un’isola canadese offre asilo
politico agli americani che dovessero essere “disgustati” da un’eventuale
vittoria di Trump all’Election Day: è Capo Bretone, nella Nuova Scozia, che si
fa così pubblicità sul suo sito di promozione turistica. La località, che è un
luogo di turismo, enumera fra i suoi pregi il fatto che le donne sono libere di
pianificare la loro maternità, che i musulmani possono muoversi senza restrizioni
e che gli unici muri sono quelli delle case (per altro, estremamente a buon
mercato). E se qualcuno teme che, siccome è Canada, ci faccia un freddo becco,
ecco la rassicurazione: “Le estati sono gradevoli e l’inverno è come sulla
Costa Est degli Stati Uniti”. Al tempo della guerra del Vietnam, il Canada su
la scelta di molti giovani americani che volevano evitare l’arruolamento.
Kasich strizza l’occhio a destra - Sta forse per uscire di scena, anche
se giura che lo farà solo se non vincerà in Ohio a metà marzo, ma la sua decisione,
come governatore dello Stato, di vietare versamenti di fondi statali a
qualsiasi organizzazione sanitaria che pratica o promuove l’aborto, occupandosi
di pianificazione familiare, è fatta per rafforzarne l’immagine fra
conservatori ed evangelici, che non lo considerano certo uno dei loro. Nella
sua campagna, John Kasich ha spesso evocato l’importanza di fondi per mamme e
neonati: affermazioni che ritiene, però, coerenti con il provvedimento ora
adottato.
Registi di sinistra in campo - C’è, come sempre, molta Hollywood, e comunque
molto cinema, nella campagna elettorale. Il regista di sinistra Michael Moore è
impegnato a favore di Sanders ed ha pagato con una brutta polmonite il sovraccarico
d’impegni tra la campagna per il senatore, la promozione del suo lavoro ‘Where
to invade next?’ e la mobilitazione per lo scandalo dell’acqua contaminata a
Flint, Michigan, la sua città.
Johnny Depp interpreta, invece, il rampante Donald Trump degli Anni Ottanta in un vero e proprio film comico disponibile in streaming sul sito web ‘Funny or Die’, fatto in collaborazione con altri grandi nomi, compreso Ron Howard, la voce narrante, che interpreta se stesso. Il titolo è ‘The art of the Deal: The Movie’, che riprende quello di un libro di Trump pubblicato nel 1987. Uscito in coincidenza con le primarie nel New Hampshire, vinte da Trump, il film è un ‘faux movie’, perché pretende di essere stato girato negli Anni Ottanta. Chi l’ha visto assicura che l’interpretazione di Depp è straordinaria e la sua trasformazione in Trump eccezionale. (fonti vv - gp)
Johnny Depp interpreta, invece, il rampante Donald Trump degli Anni Ottanta in un vero e proprio film comico disponibile in streaming sul sito web ‘Funny or Die’, fatto in collaborazione con altri grandi nomi, compreso Ron Howard, la voce narrante, che interpreta se stesso. Il titolo è ‘The art of the Deal: The Movie’, che riprende quello di un libro di Trump pubblicato nel 1987. Uscito in coincidenza con le primarie nel New Hampshire, vinte da Trump, il film è un ‘faux movie’, perché pretende di essere stato girato negli Anni Ottanta. Chi l’ha visto assicura che l’interpretazione di Depp è straordinaria e la sua trasformazione in Trump eccezionale. (fonti vv - gp)
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