Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 20/02/2016
E’ il giorno delle primarie repubblicane in South
Carolina e delle assemblee di partito democratiche nel Nevada. I due
schieramenti ci arrivano dopo una vigilia agitata fra i conservatori dalla
polemica tra Papa Francesco e Donald Trump e fra i progressisti da un sondaggio
Fox che per la prima volta dà Bernie Sanders davanti a Hillary Clinton a
livello nazionale.
In South Carolina, le previsioni di voto indicano
Trump in vantaggio su Ted Cruz e sugli altri quattro rivali rimasti in corsa (Marco
Rubio, John Kasich, Ben Carson e Jeb Bush, seguendo l’ordine dei rilevamenti) –
ma i margini dello showman si sarebbero un po’ erosi -. In Nevada, è testa a
testa tra la Clinton e Sanders.
Martedì 23, ci saranno in Nevada le assemblee dei repubblicani. Sabato 27, ci saranno in South Carolina le primarie dei democratici.
Nelle ultime ore, il magnate dell’immobiliare ha
cercato d’attenuare l’aspro scontro con il Papa, definendolo “a wonderful gay”,
una persona meravigliosa, ed esprimendo il desiderio di incontrarlo. Ma, nel
contempo, un tweet del team di Trump invitava Francesco a badare alle mura del
Vaticano esposte alle minacce del sedicente Stato islamico.
Intanto, un sondaggio Nbc/WSJ mostra che l’euforia sull’ipotesi
di candidatura come indipendente dell'ex sindaco di New York Michael Bloomberg
è eccessiva: il magnate dei media, in una corsa con Sanders e Trump,
raccoglierebbe, infatti, solo il 16% dei voti, mentre il democratico ne avrebbe
il 43% e il repubblicano il 33%. Bloomberg farebbe un po’ meglio se in campo ci
fosse Hillary.
L’ex sindaco sta valutando se scendere in campo come
indipendente, soprattutto in caso di vittoria nelle primarie dei due candidati
anti-establishment, che gli lascerebbero spazio al centro.
Non giova a Hillary l’ennesimo atto dell’ ‘emailgate’, lo scandalo montato intorno all’uso, quand’era segretario di Stato, dell’account privato di posta elettronica. Il Dipartimento di Stato, che sta vagliando e pubblicando tutti i documenti, ne ha resi pubblici altri 562, 64 dei quali giudicati "confidenziale", ma nessuno "classificato" al momento dell'invio e nessuno "segreto" o "top secret". (fonti vv - gp)
Non giova a Hillary l’ennesimo atto dell’ ‘emailgate’, lo scandalo montato intorno all’uso, quand’era segretario di Stato, dell’account privato di posta elettronica. Il Dipartimento di Stato, che sta vagliando e pubblicando tutti i documenti, ne ha resi pubblici altri 562, 64 dei quali giudicati "confidenziale", ma nessuno "classificato" al momento dell'invio e nessuno "segreto" o "top secret". (fonti vv - gp)
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