Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 14/02/2016
Scintille e nervosismi, ma anche molta sintonia sulla
Corte Suprema, dopo la scomparsa, a 79 anni, del giudice conservatore italo-americano
Antonin Scalia: i candidati alla nomination repubblicani vogliono che non sia
il presidente Obama a designarne il successore e chiedono al Senato, dove c’è
una maggioranza repubblicana, di impedire che ciò avvenga.
Ovviamente, i democratici non la pensano allo stesso
modo. Dopo avere espresso cordoglio per la morte del giudice Scalia, Hillary
Clinton ricorda che la nomina del successore, che dev’essere indicato dal
presidente e confermato dal Senato, è un dovere costituzionale. Bernie Sanders
dice: “Non la pensavo come lui, ma era un uomo di valore”-.
Il dibattito è trasmesso sulla Cbs da Greenville,
nella South Carolina, dove sabato prossimo ci sarà il prossimo test elettorale.
Gli aspiranti repubblicani si presentano dopo che un sondaggio Reuters ne
conferma sostanzialmente le posizioni su scala nazionale: Donald Trump avanti sfiorando
il 40% dei consensi, oltre il doppio di Ted Cruz (poco meno del 19%); Marco
Rubio è terzoo, oltre l’11%; Ben Carson conserva quasi il 9%. Jeb Bush, con oltre
il 7%, e John Kasich lievitano un po’, ma non fanno balzi.
Dopo il volto nel New Hampshire, pare chiaro, anche
dal comportamento dei donatori del partito, che resta da capire chi, tra Rubio,
Bush e Kasich, emergerà come l’ ‘anti-Trump’ dei moderati: secondo Politico, molti
finanziatori tengono i cordoni della borsa stretti proprio in attesa di vedere
emergere un ‘campione’ credibile in prospettiva elettorale.
Ovviamente, Kasich, che nel New Hampshire è andato
bene, si propone: "La gente riconosce che sono capace di unire. I lavoratori
democratici voteranno per me", dice, sostenendo che il partito democratico
li ha allontanati da sé "con tutto ‘sto parlare di socialismo" – una stoccata
a Sanders, che si presenta come ‘socialista’ -.
Diversi leader della comunità afro-americana in South Carolina
appoggiano Kasich e invitano a votarlo, anche se gran parte della comunità
afroamericana è incline a votare democratico.
Il dibattito offre tutta una serie di schemaglie a due
a due: Trump e Cruz si contendono il primato del più conservatore (così come,
fra i democratici, Hillary e Bernie si contendono la qualifica di
progressista); Kasich strizza l’occhio ai ‘latinos’ e avverte i rivali che le
loro posizioni sull’immigrazione sono foriere di sconfitta all’Election Day l’8
novembre; Rubio e Cruz, entrambi di origini cubane, fanno a chi parla meglio lo
spagnolo –e il senatore del Texas risponde in spagnolo a quello della Florida,
che lo accusa di non capire la lingua -.
Ovviamente, non mancano i soliti battibecchi tra Trump
e Bush, questa volta sulla politica estera, sul ruolo della Russia in Siria e
sugli errori di George W. Bush, il fratello di Jeb ex presidente, nell’invadere
l’Iraq mentendo agli americani sul perché di quella decisione.
Rubio, dopo il passo falso nel dibattito in New
Hampshire, fra le cause del suo modesto risultato là, è smanioso di rifarsi: critica
Bill Clinton per non avere eliminato Osama Bin Laden negli Anni 90, ma implicitamente
elogia Obama per averlo fatto.
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