Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 08/01/2016
La parola d’ordine è “risposta forte”:
l’espressione corre sul filo delle telefono, nella chiamate che Barak Obama
scambia con i leader di Giappone e Corea del Sud. E c’è sintonia in Europa e
persino a Mosca e a Pechino. Dopo la condanna del Consiglio di Sicurezza dell’Onu,
il Palazzo di Vetro elabora nuove sanzioni contro il regime nord-coreano, mentre
sulla base di Okinawa vanno e vengono gli aerei spia Usa, che tengono sotto
controllo quanto avviene nella penisola coreana oltre il 45° parallelo, la linea
di demarcazione fra due Paesi che, 52 anni dopo la fine della loro guerra, non
sono ancora in pace.
L’esplosione, avvenuta all’alba di
mercoledì, di un ordigno nucleare – Pyongyang sostiene fosse una bomba
all’idrogeno – non resta senza conseguenze. Seul decide di colpire i vicini del
Nord negli affari: come spesso succede quando si alza la tensione, la Corea del
Sud annuncia che limiterà l'accesso dei suoi concittadini al poligono
industriale inter-coreano di Kaesong. Inoltre, Seul riprenderà a diffondere
messaggi di propaganda a pieno volume diretti ai cittadini nord-coreani.
Quanto a Kaesong, il ministero
dell'Unificazione ha spiegato che "per il momento" permetterà
l’ingresso solo agli imprenditori sud-coreani coinvolti nel funzionamento delle
fabbriche insediate nel complesso industriale, senza chiarire quanto a lungo la
misura resterà in vigore. Un portavoce del poligono, citato dall'agenzia
Yonhap, ha precisato che saranno solo un centinaio i sudcoreani che potranno
entrare giornalmente o pernottare a Kaesong, meno del 10% del numero consueto, perché
normalmente sono circa 1.200 quelli che ogni giorno accedono alle installazioni.
Ora, nessuno può sostenere che un Paese di
25 milioni di abitanti, grande come un terzo dell’Italia e con un Pil che è un
140° del Pil italiano, senza preziose materie prime, abbia un peso rilevante nell’economia
internazionale e influenzarla. Ma c’è lo stesso chi fa affari con i
nord-coreani, anche perché il regime talora s’imbarca in progetti megalomani,
che, per essere portati avanti, richiedono investimenti e tecnologie straniere:
è il caso dell’Hotel Ryugyng, nel cuore della capitale, 105 piani, 330 metri d’altezza,
un cono che ricorda edifici di Chicago o di San Francisco, iniziato nel 1987,
quando al potere era da poco salito il nonno di Kim III e tuttora non inaugurato.
In un Paese dove manca tutto, si fa affari
con le telecomunicazioni, ma pure con gli estintori. Orascom, un gruppo
egiziano, fornisce da anni servizi di telefonia mobile, i cui utenti sono quasi
esclusivamente la classe dirigente e la comunità straniera. Ma Pyongyang cerca
pure investimenti per una produzione monopolistica di estintori – quelli che
esistono sono tutti importati dalla Cina -.
Traffici non certo sostenuti dall’export,
che si limita ai tessili e a prodotti della pesca. Anche se Francoforte, una
decina di anni or sono, andò a scovare laggiù artigiani capaci di ricostruirle
le sculture in bronzo della ‘Fontana delle Fiabe’, fuse durante la Seconda
Guerra Mondiale e mai più ricostruite: lo studio Mansudae di Pyongyang, una
delle maggiori ‘fabbriche d’arte’ al Mondo, 4.000 dipendenti tutti ovviamente
pubblici, fornì mano d’opera e know-how.
Nessuno capisce il perché delle
provocazioni della Corea del Nord. Ma la percezione nord-coreana, almeno quella
trasmessa dalle autorità alla popolazione, è esattamente l’opposto: la bomba,
atomica o H che sia, è la corazza che protegge il Paese dall’aggressione degli
Stati Uniti e dei loro sgherri. E’ quanto sostiene anche all’estero la
propaganda nord-coreana: l’agenzia di Stato Kcna è attiva nel contattare
giornalisti e distribuire loro le opere dei Kim.
In un delizioso libretto, ‘La saga dei tre
Kim’, Domenico Vecchioni, acuto diplomatico italiano, racconta, con l’aiuto
della scrittrice e giornalista francese Ursula Gauthier, la realtà di uno Stato
dove i negozi – tutti pubblici - sono forniti di prodotti d’ogni tipo, tutti
provenienti dalla Cina, ma dove pochissimi hanno la possibilità di acquistarli.
Una nascente economia sotterranea, quelle
dei ‘mercati cavallette’, allestiti di soppiatto o sfruttando l’interessata
compiacenza di poliziotti corrotti, avrebbe generato una classe di nuovi
ricchi, che riuscirebbe a fare entrare nel Paese i dvd di film e programmi tv
sudcoreani, formalmente vietati.
Ma Kim III ha recentemente dato un giro di vite alle aperture: nella ‘Repubblica eremita’, non vi devono essere intrusioni e infiltrazioni. Nel Pantheon dell’ultima dittatura comunista a 360 gradi, “c’è posto solo per gli dei indigeni, i tre Kim: anche i ritratti di Marx e di Lenin sono scomparsi”.
Ma Kim III ha recentemente dato un giro di vite alle aperture: nella ‘Repubblica eremita’, non vi devono essere intrusioni e infiltrazioni. Nel Pantheon dell’ultima dittatura comunista a 360 gradi, “c’è posto solo per gli dei indigeni, i tre Kim: anche i ritratti di Marx e di Lenin sono scomparsi”.
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