Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 06/01/2016 e ripreso su www.GpNewsUsa2016.eu
Non è mai giusto che una bimba di due anni muoia. Ma
l’uccisione di Calvinyanna Sanders, avvenuta ieri a La Grange, nei pressi di
Atlanta, in Georgia, mentre il presidente Obama s’apprestava a dare un giro di
vite ai controlli sulle vendite di armi, suona come monito a chi s’oppone al
provvedimento: Calvinyanna è stata colpita al petto in modo letale da un altro
piccolo di tre anni, che aveva trovato una pistola lasciata – pare -
incustodita. Nella casa, c’erano pure due donne adulte e altri due bambini, di
10 e un anno.
Utilizzando lo strumento degli ‘executive orders’, l’equivalente
americano dei nostri decreti legge, Obama smette di fare a braccio di ferro con
un Congresso a maggioranza repubblicana e "ostaggio delle lobby delle
armi" – parole sue - e passa all'azione: lo fa asciugandosi una lacrima in diretta tv, pensando ai bimbi della scuola elementare di Newtown, Connecticut.
Aleatorio sostenere che stragi come quella di San
Bernardino o incidenti come quello di La Grange sarebbero stati evitati, se i
provvedimenti ora adottati fossero già stati in vigore. E difficile pure
prevederne l’efficacia, perché l’esercito, anzi il reggimento, anzi il
battaglioncino di 430 funzionari in più – 230 per l’Fbi e 200 per l’Atf,
l’agenzia che si occupa di alcol, tabacco e armi da fuoco - addetti ai
controlli su chi acquista armi appaiono misura sostanzialmente modesta. Ma è
comunque qualcosa: meglio di niente, il 50% in più degli esaminatori di cui
l’Fbi oggi dispone.
Con un tweet, il presidente dice: "Dobbiamo fare
qualcosa per sventare l’impatto del fallimento del Congresso ed evitare ciò che
accade ora, che 30.000 americani muoiono ogni anno in incidenti con armi da
fuoco", dieci volte di più delle vittime degli attacchi terroristici
dell’11 Settembre 2001. Ma il tema non fa l’unanimità ed è già divenuto
argomento di campagna elettorale: Hillary Clinton, quasi certamente la candidata
democratica alla Casa Bianca, molto impegnata sul fronte anti-armi, è “orgogliosa”
delle misure di Obama; Donald Trump, il battistrada repubblicano, promette,
invece, di abrogarle, se sarà mai eletto.
Intanto, l’attesa degli ‘executive orders’ ha fatto
impennare le vendite di armi negli Usa a dicembre: quello dopo la strage di San
Bernardino, il 30 novembre, è stato il mese record da vent’anni in qua, stando
a dati federali citati dal New York Times. E con le vendite vanno su i titoli
dei produttori: Smith & Wesson più 12,03%. Sturm Ruger più 7,49%, perché ci
si attende una corsa agli acquisti, prima che le nuove norme divengano
operative.
L’Amministrazione assicura che i provvedimenti sono
prerogativa del presidente e "sono in linea con il secondo emendamento
della Costituzione”, che risale al 1791 e su cui poggia il diritto degli americani
ad avere un’arma. Le nuove misure prevedono un ampliamento della lista delle
persone cui è vietato acquistare armi – ci saranno i pregiudicati per delitti
contro la persona – e introducono l’obbligo per i venditori di armi a
registrarsi ottenendo licenze federali e a contribuire ai controlli segnalando
i clienti sospetti. Saranno obbligatorie verifiche preliminari prima di
consentire l’acquisto di armi, anche su internet; ci saranno più controlli
sulle cessioni di armi tra familiari.
Il presidente chiede al Congresso di finanziare
ricerche per affrontare il problema anche dal punto di vista della salute
mentale e vuole stimolare tecnologie per la sicurezza delle armi.
All'inizio dell’ultimo anno del suo mandato, Obama passa
all’azione sul tema che gli ha causato, per sua ammissione, le maggiori
frustrazioni. Ma dovrà ancora fare i conti con il Congresso dove Paul Ryan,
speaker della Camera, lo accusa di volere limitare il diritto "fondamentale"
a possedere armi. Critici come Trump quasi
tutti i candidati alla nomination repubblicana. E la National Rifle Association,
la lobby dei produttori, che finanzia indifferentemente repubblicani o
democratici, purché pro armi, è già sul piede di guerra: “Il presidente –
sostiene – vuole anteporre la sua volontà a quella del popolo”.
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