Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 30/01/2016
Donald Trump non ha di certo il rovello che assillava
un adolescenziale Nanni Morettti, “Mi si nota di più se ci vado’, o se non ci
vado?”. Lui, che ci sia o non ci sia, è comunque il più notato: anche perché
chi c’è fa di tutto per farne sentire la mancanza, o facendogli il verso o
annoiando. Facciamo un esempio: giovedì sera, a Des Moines, nell’ultimo
dibattito in diretta televisiva fra gli aspiranti alla nomination repubblicana
prima dell’inizio delle primarie con le assemblee nello Iowa lunedì 1°
febbraio, Trump, uno che le spara grosse, non c’era. Eppure, le balle non sono
mancate e l’Ap fa puntuale le pulci alle inesattezze che i rivali dello showman
hanno sfoderato, apparendo a loro agio solo quando parlavano – male - di lui,
dell’assente.
Se è vero, come dice Ben Carson, guru dell’ovvio, che
non occorre essere politici per dire la verità, non è altrettanto vero che
basta esserlo per dirla. Orfani dello showman, i suoi rivali hanno perso
l’occasione di mostrare di brillare di luce propria invece che di luce
riflessa. Niente Magnifici Sette: su quel palco, c’erano Sette Nani. Resta da
vedere se Megyn Kelly, moderatrice del dibattito, era Biancaneve o la Regina
cattiva. Anche se bisogna ammettere che era difficile ignorare "l'elefante
che non è nella stanza", come ha detto la stessa Kelly, la ‘colpevole’
della decisione del magnate dell’immobiliare di boicottare l’evento (la
giornalista della Fox News è rea di avergli posto domande scomode nel primo
dibattito l’agosto scorso).
Niente Trump, dunque, ma tante frottole lo stesso: il
senatore del Texas Ted Cruz ha ‘dato i numeri’ sull’assistenza sanitaria; lo
stesso Cruz e il senatore della Florida Marco Rubio hanno accusato il
presidente Obama di avere ridotto l’apparato militare degli Stati Uniti e di
non armare i curdi in Siria –affermazioni entrambe false-; Cruz ha evocato “bombardamenti
a tappeto” contro il sedicente Stato islamico, confondendo gli strumenti della
Seconda Guerra Mondiale con quelli moderni; Rubio e Cruz hanno confuso le carte
sull’immigrazione irregolare; e il governatore del New Jersey Chris Christie ha
detto che la paga degli edili è diminuita negli ultimi otto anni, mentre è
aumentata d’almeno il 15%.
Poco male. A parte l’Ap, se ne sono accorti in pochi,
perché gli spettatori non sono stati numerosi. E i media seguivano Trump che
arringava i reduci adunati sotto il suo podio, non lontano dal luogo del dibattito. (gp)
Leader
evangelico appoggia Trump, ‘dà buca’ a Cruz - Trump ha
incassato l’endorsement d’uno dei più seguiti leader evangelici americani,
Jerry Falwell. E' uno smacco per il senatore del Texas Ted Cruz, che contende a
Trump la fetta dell’elettorato religioso conservatore (significativa anche
nello Iowa). "E' un imprenditore di successo, un padre meraviglioso e un
uomo che può guidare il nostro Paese verso una nuova grandezza", ha detto Falwell,
citato dallo staff di Trump. (Ansa)
Anti-abortisti
contro Trump, “Non votatelo” - "Votate chiunque,
tranne Donald Trump": così, gli anti-abortisti scendono in campo contro il
magnate dell’immobiliare che in passato s’era detto ‘Pro choice’, cioè a favore del diritto di
scelta della donna, prima di trasferirsi nel 2011 nel campo ‘pro life’, cioè a
favore del diritto alla vita. In una lettera agli elettori dell'Iowa, gli
anti-abortisti invitano a non votare Trump perché "non ci si può' fidare
di lui", riferisce Politico. (Politico)
Trump,
“Io come Reagan, con l’età più conservatore” - Replicando alle
critiche che gli arrivano dallo stesso partito repubblicano, soprattutto da chi
non lo considera un "conservatore coerente" e l’accusa di avere
cambiato idea su molte questioni, Trump, in un’intervista alla Cbs, s’è
paragonato a Ronald Reagan: "Lui era un liberal, non un conservatore. Poi
le sue posizioni si sono evolute e sono divenute sempre più conservatrici. E fu
un grande presidente … Allo stesso modo, alcune mie posizioni si sono evolute
nel tempo". (Cbs)
Cnn
fa inchiesta, 'Perché voto Trump' – Il ‘popolo di Trump’ sono
uomini e donne, in gran parte bianchi, che hanno paura: frustrati dall'operato
del primo presidente nero Usa, sentono il loro posto minacciato da immigrati e
minoranze, hanno nostalgia di un’America che non ritengono appartenga al passato.
E Donald lo showman risponde alle loro ansie. La Cnn ha intervistato 150 persone
in 31 città in tutta l’Unione, sondando un fenomeno senza precedenti nella
politica moderna americana: studenti, pensionati o veterani; sono lavoratori
dipendenti o gestiscono piccole imprese; in passato, hanno votato per Mitt
Romney o per Barack Obama, ma hanno pure partecipato al Tea Party. Piace, di Trump,
l’essere 'senza peli sulla lingua', verso la politica e l’establishment del
partito: quello stile dà la certezza che immigrati illegali, politici corrotti,
criminali e terroristi non la faranno franca; mentre i successi come
imprenditore sono una garanzia per l'economia dell’Unione. (Ansa)
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