Scritto per Metro del 13/01/2016
Turchia, terrorismo, turismo: sono le tre T di una
giornata di orrore e di sangue a Istanbul, una delle città più ricche di storia
e di fascino al Mondo, una decina di vittime, tutti stranieri –pare-, nove i
tedeschi.
T come Turchia, terra di confine nella lotta contro
l’integralismo, non solo perché due milioni di siriani circa, in fuga dalla
guerra, hanno varcato la lunga frontiera e si sono accampati in territorio
turco, creandovi problemi di accoglienza, gestione, sicurezza – l’attentatore
kamikaze sarebbe stato un siriano di 28 anni -, per i quali l’Unione europea ha
appena concesso ad Ankara tre miliardi di euro e la ripresa dei negoziati d’adesione.
La Turchia è terra di confine anche per le sue ambiguità nell'impegno contro il
terrorismo: dall'estate scorsa, partecipa alla coalizione contro il sedicente
Stato islamico, ma non ha mai smesso di fare affari con il Califfo e le sue
masnade, comprandone e raffinandone il petrolio; e dalla sua frontiera, in
senso inverso ai rifugiati, passano i ‘foreign fighters’ che vanno a rinforzare
le milizie jihadiste e i rifornimenti. Ankara, inoltre, ha nemici in comune con
il Califfo: i curdi, che ne sono i principali antagonisti sul terreno, e i
russi in quanto protettori del presidente siriano al-Assad, inviso ai turchi.
Così, lo sguardo turco contro le milizie jihadiste è quanto meno strabico.
T come terrorismo, che quando colpisce in Turchia, non
ha quasi mai una matrice chiara e univoca. L’attacco di ieri a Istanbul pare attribuibile
all'autoproclamato Califfato, ma, negli ultimi mesi, ci sono stati attentati
dei curdi del Pkk contro obiettivi turchi e altri contro i curdi –non solo del
Pkk- con le stimmate, a noi ben note, del terrorismo di Stato, oltre che azioni
riconducibili agli jihadisti e da essi rivendicate. Il fatto è che, ricevuta la
patente di alleata contro il terrorismo, Ankara s’è praticamente sentita
investita del diritto di combattere anche quello che lei considera il
terrorismo domestico, cioè l’opposizione curda. Il tutto appesantito dal carattere
islamista, repressivo, illiberale del regime turco, che limita fortemente, fra
l’altro, la libertà di stampa.
T come turismo, infine, che, dalla Tunisia all'Egitto
alla Turchia, è un obiettivo del terrorismo integralista, per fare facili
vittime; creare allarme ovunque, non solo sul luogo degli attacchi; e
danneggiare le economie di Paesi nemici o ostili. In questo caso, poi, il fatto
che le vittime sono tedesche suggerisce un collegamento con i fatti di Colonia
e le polemiche anti-rifugiati, ma è difficile dire se l’attacco fosse mirato
sui tedeschi o, più genericamente, su visitatori stranieri.
Nessun commento:
Posta un commento