Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 22/01/2016
Meglio Trump di Cruz, anche se né l’uno né l’altro
sono granché: la pensa così l’eroe di guerra Bob Dole, ex senatore e,
soprattutto, candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 1996, sconfitto da
Bill Clinton. Ai media Usa, Dole, che ha dato il proprio appoggio a Jeb Bush,
ha detto che Ted Cruz, senatore del Texas, favorito dei Tea Party, condurrebbe
i repubblicani a una clamorosa sconfitta e che solo Donald Trump, oggi, può
batterlo. Quindi, dovendo scegliere fra uno dei due, meglio il magnate dell’immobiliare:
"Penso che sarebbe in grado di lavorare con il Congresso, perché ha la
giusta personalità e sa fare affari".
Secondo Dole, Trump avrebbe anche possibilità di
successo contro la (probabile) candidata democratica Hillary Clinton, mentre l'ex
first lady non faticherebbe a battere Cruz: "Vincerebbe in un giro di
valzer".
Se non ha il voto di Dole, Trump non ha neppure quello
dei grandi manager e degli uomini d’affari di tutto il Mondo, che, riuniti in
questi giorni al Forum di Davos, si sarebbero mostrati preoccupati, in un
incontro a porte chiuse organizzato dal Wall Street Journal, dall’ondata di
populismo che attraversa l’Ue e gli Usa: temono Trump e temono pure il suo opposto
Bernie Sanders, il senatore del Vermont che si definisce ‘socialista’, ma tirano
un sospiro di sollievo pensando che sarà Hillary il prossimo presidente.
La
stampa passa al setaccio la famiglia di Cruz - Sul conto di
Cruz, dopo l’infelice vignetta del Washington Post sulle sue figlie di 4 e 7
anni, raffigurate come scimmiette, il New York Times tira fuori la storia di
una depressione della moglie Heidi, che, nel 2005, avrebbe forse tentato il
suicidio. La fonte è un rapporto di polizia del Texas del 2005, poco dopo il
trasloco della coppia ad Austin, capitale del Texas, dove Ted era procuratore
generale (Heidi lasciò un posto alla Casa Bianca). Proprio Cruz scrive nel suo
libro ‘A Time for Truth’ che il trasferimento in Texas condusse Heidi “a un
periodo di depressione”. Ora, la moglie del senatore lavora per Goldman Sachs,
ma s’è messa in aspettativa per stare più vicina al marito in campagna.
Uno
spot della figlia Ivanka per papà Donald – La campagna di Donald
Trump diffonde in Iowa e New Hampshire un nuovo spot radiofonico di cui è
protagonista la figlia Ivanka, che parla dell’influenza che il padre ha avuto
su di lei. Solo nello Iowa, i candidati avrebbero già speso 6,5 milioni di
dollari in annunci televisivi e radiofonici, secondo uno studio del Guardian, secondo
i cui calcoli le quattro stazioni commerciali di Des Moines hanno già mandato
in onda oltre 10 mila spot.
Una gaffe di Jeb (non la peggiore) – Jeb Bush sbaglia il nome della figlia del presidente Obama – la chiama Malala, come il Nobel per la Pace, invece di Malia - e l’anno di un Vertice con la Cina – dice 2009, è il 2013 -. Errori tutto sommato veniali, ma che non sfuggono ai media Usa. Bush parlava al Council on Foreign Relations di New York e stigmatizzava il fatto che la fist lady Michelle non accompagnò Barack a un incontro a Palm Spring con il leader cinese Xi Jinping accompagnato dalla moglie Peng Liyuan perché “preoccupata per il compito di scienze della figlia”. (fonti vv - gp)
Una gaffe di Jeb (non la peggiore) – Jeb Bush sbaglia il nome della figlia del presidente Obama – la chiama Malala, come il Nobel per la Pace, invece di Malia - e l’anno di un Vertice con la Cina – dice 2009, è il 2013 -. Errori tutto sommato veniali, ma che non sfuggono ai media Usa. Bush parlava al Council on Foreign Relations di New York e stigmatizzava il fatto che la fist lady Michelle non accompagnò Barack a un incontro a Palm Spring con il leader cinese Xi Jinping accompagnato dalla moglie Peng Liyuan perché “preoccupata per il compito di scienze della figlia”. (fonti vv - gp)
Nessun commento:
Posta un commento